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Tumore della cervice. Rischio di complicanze in gravidanza si è ridotto grazie ai progressi delle terapie


Uno studio basato su cinque registri nazionali svedesi ha osservato che, in 46 anni, è diminuito il rischio di complicanze legate alla gravidanza dopo un tumore intraepiteliale cervicale di grado 3 ed è praticamente scomparso il rischio di morte infantile, grazie all’uso di trattamenti sempre meno invasivi.

08 FEB - (Reuters Health) – Il rischio di complicanze legate alla gravidanza dopo un tumore intraepiteliale cervicale di grado 3 (CIN 3) è diminuito nel tempo, grazie ai progressi nel trattamento. A evidenziarlo è uno studio condotto Wei He e colleghi del Karolinska Institutet di Stoccolma e pubblicato da Annals of Internal Medicine, secondo il quale, però, le donne trattate per CIN 3 dovrebbero comunque essere gestite come ‘ad alto rischio’, per ridurre il rischio di parto pretermine, sepsi infantile e altri problemi.

Il trattamento del CIN 3 rimuove o distrugge parte della cervice e potrebbe influenzare gli esiti della gravidanza. Tuttavia, nel corso degli anni il trattamento è migliorato e oggi si usano metodi più conservativi. Per lo studio, il team ha analizzato i dati di cinque registri nazionali svedesi per valutare gli esiti della gravidanza in donne con diagnosi di CIN3 tra il 1973 e il 2018. In particolare, sono state identificate 78.450 nascite dopo la diagnosi di CIN 3 nella madre, messe a confronto con 784.500 parti da donne senza diagnosi della forma tumorale.

Anche dopo aver preso in considerazione i fattori familiari, il trattamento per CIN 3 era significativamente associato a complicanze in gravidanze, inclusi parto pretermine, infezioni e sepsi infantile e morte neonatale precoce. Da notare, secondo i ricercatori, è che il rischio di tutte le complicanze della gravidanza nelle donne trattate per CIN 3 è diminuito, però, nel periodo di studio di 46 anni e il rischio di morte infantile è praticamente scomparso. Un aspetto che potrebbe essere riconducibile ai metodi di trattamento meno invasivi.

In un editoriale che ha accompagnato l’articolo, Rebecca Perkins, del Boston Medical Center e coautori hanno evidenziato che “attualmente mancano specifici interventi ostetrici o algoritmi di cura per ridurre il rischio di complicanze della gravidanza associate alla diagnosi di CIN3”. Secondo gli esperti, nei prossimi decenni “la vaccinazione contro il papillomavirus umano (HPV) porterà probabilmente a una sostanziale riduzione degli esiti avversi in gravidanza, come già osservato in Australia dove sono state osservate una riduzione del 3,2% in tutta la popolazione delle nascite pretermine e un calo del 9,8% delle nascite di bambini ‘piccoli per età gestazionale’ dopo la vaccinazione diffusa contro l’HPV”.

Fonte: Annals of Internal Medicine

Reuters Staff

(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)

08 febbraio 2022
© Riproduzione riservata

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