Rischio Long Covid nei bambini. Pediatri e altri specialisti convengono su opportunità di programmare sempre una visita medica dopo 4 settimane dall’infezione
L'indicazione in un documento di consenso in via di pubblicazione redatto dalla Società italiana di pediatria su proposta su proposta del suo Tavolo Tecnico Malattie Infettive e Vaccinazioni e della Società Italiana di Malattie Respiratorie Infantili, in collaborazione con la Società Italiana di Malattie Infettive Pediatriche, la Società Italiana di Allergologia e Immunologia Pediatrica, la Società Italiana di Emergenza e Urgenza Pediatrica e la Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale. Affaticamento e sintomi neuropsichiatrici persistenti sono alcuni dei disturbi più comuni del long covid.
07 FEB - Visitare tutti i bambini e gli adolescenti con una diagnosi sospetta o provata di Covid dopo 4 settimane dalla fase acuta dell’infezione per verificare la presenza di possibili sintomi di long Covid. E programmare, in ogni caso, anche in assenza di questi sintomi, un ulteriore controllo dopo 3 mesi dalla diagnosi di infezione da Sars-CoV-2 per confermare che sia tutto normale o per affrontare i problemi emergenti, attraverso una valutazione approfondita degli stessi.
Sono queste le principali raccomandazioni della
Società Italiana di Pediatria (Sip) rivolte ai pediatri di famiglia e ai genitori per monitorare e gestire i possibili casi di Covid a lungo termine tra i bambini e gli adolescenti.
Le raccomandazioni sono contenute in un
Documento di Consenso in corso di pubblicazione, redatto dalla Sip, su proposta del suo Tavolo Tecnico Malattie Infettive e Vaccinazioni e della Società Italiana di Malattie Respiratorie Infantili (
Simri), in collaborazione con la Società Italiana di Malattie Infettive Pediatriche (
Sitip), la Società Italiana di Allergologia e Immunologia Pediatrica (
Siaip), la Società Italiana di Emergenza e Urgenza Pediatrica (
Simeup) e la Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (
Sipps).
“La reale diffusione del long Covid tra bambini e adolescenti non è determinata, varia dal 4 al 60% a seconda degli studi, peraltro molto eterogenei – afferma la Presidente Sip,
Annamaria Staiano – negli Stati Uniti sono stati diagnosticati oltre 6 milioni di casi di long Covid in bambini e adolescenti (al 10 ottobre 2021) pari al 16% di tutti i casi di long Covid segnalati nell’intera popolazione. Sono necessari ulteriori studi non solo per definire la reale prevalenza del long Covid nei bambini, ma anche per comprendere meglio questa malattia e migliorare il trattamento. Al momento non esistono cure standardizzate; dopo gli accertamenti di routine si praticano le terapie sulla base del sintomo prevalente. Nel frattempo – aggiunge la presidente Sip – la vaccinazione appare fondamentale per proteggere bambini e adolescenti dalle possibili conseguenze a lungo termine del Covid-19”.
Ma cosa si intende esattamente per long Covid? Sebbene non esista una definizione completamente condivisa da tutte le autorità sanitarie, si può parlare di long Covid dopo tre mesi dalla diagnosi di infezione da Sars-CoV-2 in presenza di sintomi che perdurano da almeno 2 mesi e non possono essere spiegati da un’altra diagnosi. È importante valutare la possibile presenza di sintomi al termine della fase acuta tra la quarta e la dodicesima settimana.
“Come per gli adulti, anche per i bambini uno dei sintomi più comuni riscontrato nei lavori scientifici è l’affaticamento persistente che riportano fino all’87% dei pazienti con long Covid – spiega
Susanna Esposito Responsabile del Tavolo Tecnico Malattie infettive e Vaccinazioni della Sip – altri sintomi ai quali prestare attenzione sono: cefalea, disturbi del sonno, difficoltà di concentrazione, dolore addominale, mialgia o artralgia, dolore toracico persistente, mal di stomaco, diarrea, palpitazioni cardiache e lesioni cutanee. I sintomi neuropsichiatrici persistenti sembrano essere i disturbi più comuni nei bambini e negli adolescenti che hanno avuto il Covid-19”.
Questi sintomi possono manifestarsi sia da soli che in combinazione, possono essere transitori o intermittenti, cambiare nel tempo o rimanere costanti. Sebbene queste manifestazioni siano più frequenti in coloro che hanno avuto un’infezione acuta sintomatica o grave, sono state descritte anche in pazienti asintomatici o pauci-sintomatici. “Queste manifestazioni sono solo in parte legate al danno tessutale dovuto alla presenza del virus. In massima parte sono la conseguenza dello stress causato dalla pandemia, indipendentemente dall’azione patogena del virus”, aggiunge Esposito.
Non sembrano invece esserci nei bambini conseguenze importanti a lungo termine sull’apparato respiratorio associate al Covid. “Abbiamo realizzato un follow up - spiega
Fabio Midulla, Presidente della Società Italiana di Malattie Respiratorie Infantili - che da febbraio 2021 a oggi ha coinvolto circa mille bambini seguiti da vari centri pneumologici di tutta Italia con lo scopo di monitorare gli effetti dell’infezione a lungo termine. Abbiamo riscontrato che questi sono stati soprattutto di tipo psicologico (quali ansia e depressione sino ad arrivare all’autolesionismo) in linea con quanto emerge da altri studi. Non a caso il documento di Consenso raccomanda che i bambini con evidenti sintomi di stress mentale abbiano un supporto psicologico personalizzato”.
Il documento di Consenso sarà ulteriormente discusso tra specialisti ospedalieri e territoriali in modo da condividere le definizioni cliniche e l’approccio diagnostico-terapeutico.
07 febbraio 2022
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