Tumori del naso. In Italia 300 ogni anno. Si sviluppa la chirurgia mini invasiva
09 MAG - La chirurgia endoscopica rinosinusale, nata negli anni ‘70 per il trattamento della patologia flogistica nasosinusale, ha esteso la sua applicazione fino al trattamento delle lesioni neoplastiche benigne e maligne nasosinusali della base cranica
Arrivano dunque novità per i pazienti colpiti dai tumori naso-paranasali, che ogni anno sono circa 300. Tumori ‘rari’, dunque, meno dell’1% del totale e circa il 3% di quelli delle vie aerodigestive superiori, spesso diagnosticati in ritardo a causa della complessità della sede anatomica, e seri, per la facile compromissione di strutture limitrofe importanti, quali il cervello e o i grossi vasi del collo. Indiscusse le ripercussioni sulla prognosi, il più delle volte incerta, e sulla sopravvivenza, limitata al 52% a 5 anni dalla diagnosi, con una bassa qualità della vita spesso legata alle deformità facciali che ne conseguono. Ragioni che richiedono, indipendentemente dalla natura benigna o maligna, non solo cure dedicate, ma una chirurgia precisa e raffinata.
Delle nuove tecniche mininvasive e di robotica si parla nel corso del congresso mondiale Nose & Face 2012 in corso a Roma, che raccoglie oltre 700 specialisti da tutto il pianeta.
“Precisa, efficace, radicale, grazie all’ottimizzazione dell’immagine del campo chirurgico – spiega Paolo Castelnuovo, co-presidente del congresso e direttore della Clinica Otorinolaringoiatrica all’Università dell’Insubria-Varese – la chirurgia per via endonasale dà notevoli benefici nella riduzione delle complicanze e dei tempi di ospedalizzazione, nella rapidità di recupero post-operatorio e in risultati migliori a lungo termine”.
Da un’attenta analisi retrospettiva della letteratura scientifica dell’ultimo decennio, emerge come la tecnica di resezione endoscopica di tumori benigni e maligni del distretto sinonasale e del basicranio anteriore sia ormai da considerarsi come un’opzione chirurgica fattibile e sicura; sono attualmente in corso studi internazionali multicentrici per convalidare definitivamente questa nuova metodica chirurgica.
“L’introduzione delle tecniche di ricostruzione per via endonasale – continua Castelnuovo – ha consentito di poter asportare in maniera radicale selezionate neoplasie maligne nasosinusali con estensione intracranica e di ricostruire l’area di asportazione del basicranio per ripristinare la separazione fra gli spazi intracranici e gli spazi nasali, utilizzando tessuto prelevato dalla coscia del paziente stesso. Ad oggi nel nostro gruppo italiano (Clinica Otorinolaringoiatrica e Neurochirurgica delle Università di Brescia, Pavia e Varese) sono stati operati con questa metodica 320 pazienti affetti da tumori maligni nasosinusali, 950 tumori benigni nasosinusali e circa 600 lesioni sellari e parasellari, quali gli adenomi ipofisari. Nonostante l’approccio chirurgico endonasale possa ormai considerarsi come una valida opzione per il trattamento di selezionate neoformazioni benigne e maligne naso-sinusali e del basicranio, in molti casi si rende tuttavia ancora necessario il ricorso all’approccio chirurgico esterno cranio-facciale”.
Risulta quindi chiaro come per affrontare al meglio questa patologia sia necessario un esperto “team chirurgico”, che includa oltre alla figura dell’otorinolaringoiatra con ampio training nella rinologia endoscopica, anche quella del neurochirurgo dedicato alla patologia del basicranio e quella del chirurgo maxillo-facciale, per garantire sia l’adeguatezza terapeutica sia la gestione in sicurezza delle eventuali complicanze. Completano poi l’équipe dedicata al trattamento dei tumori del basicranio le figure dell’oncologo, del radioterapista e del neuroradiologo interventista, per la definizione della scelta terapeutica più adeguata fra chirurgia, radioterapia e chemioterapia.
“Dinanzi a noi – prosegue il chirurgo - si aprono nuovi scenari per il futuro come l’espansione progressiva delle indicazioni nel trattamento chirurgico delle patologie della fossa cranica media e posteriore per via transnasale, la gestione endoscopica di selezionate neoformazioni intraorbitarie, l’applicazione della chirurgia robotica e dell’endoscopia tridimensionale nella chirurgia del basicranio. La ricerca anatomica in laboratori dedicati dove poter sperimentare nuove tecnologie, la collegialità e multidisciplinarietà nelle decisioni terapeutiche rappresentano la via da seguire per un ulteriore sviluppo di questi approcci chirurgici mini-invasivi.”
09 maggio 2012
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