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Brandi (F.I.R.M.O.): "La vitamina D, direttore d'orchestra del nostro sistema scheletrico"


18 OTT - Intervento di Maria Luisa Brandi, presidente della Fondazione F.I.R.M.O.
Professore Ordinario di Endocrinologia e Malattie del Metabolismo Università di Firenze


Per preservare la massa ossea durante l’arco della nostra vita abbiamo tre armi su cui contare: il calcio, le proteine – veri e propri mattoni per ossa e muscoli – e la vitamina D, ormone che sintetizziamo ogni giorno, attraverso la pelle, grazie all’esposizione alla luce solare.
La vitamina D è una sorta di “direttore d’orchestra”, che consente l’ottimizzazione della disponibilità di calcio e la stimolazione diretta del tessuto muscolare indispensabile per prevenire il rischio di cadute e fratture.
Però, mentre il nostro fabbisogno di calcio può essere coperto da una dieta equilibrata, questo non è possibile per la vitamina D, sia perché è presente solo in pochi alimenti specifici, sia perché non è facile per la maggior parte degli adulti e degli anziani soddisfare il fabbisogno quotidiano di esposizione alla luce solare. Diventa quindi raccomandabile una sua integrazione, in particolare, nei soggetti ultrasessantenni.
Ma c’è vitamina D e vitamina D. Attraverso la pelle sintetizziamo quella cosiddetta “nativa” ma in questa fase la vitamina D non è ancora un ormone attivo, capace di preservare l’individuo dalla fragilità scheletrica. Affinché questo avvenga occorrono due ulteriori e fondamentali passaggi, uno a livello epatico e l’altro a livello renale. Si tratta di due momenti essenziali: il primo fa sì che la vitamina D evolva in “calcifediolo”, metabolita della vitamina D attiva che controlla l’assorbimento di calcio svolgendo un effetto positivo sui processi di mineralizzazione ossea. Il secondo, a livello renale, la trasforma in “calcitriolo”.
Questa trasformazione della vitamina D nel prezioso ormone diventa tuttavia particolarmente difficile con l’avanzare dell’età: da un lato le modificazioni della nostra cute rendono più complessa la produzione della vitamina D; dall’altro molti pazienti soffrono di problemi di attivazione dell’ormone a livello epatico e renale.
La funzione a livello epatico si riduce infatti negli anni ma può venire inibita dall’uso di alcuni farmaci, quali ad esempio gli antipiretici o anti convulsivanti, utilizzati purtroppo anche dai bambini. Mentre per quanto riguarda l’attivazione renale dell’ormone questa tende a ridursi nei pazienti con insufficienza renale cronica, inclusi ovviamente i pazienti dializzati. Esiste inoltre una condizione, l’ipoparatiroidismo, caratterizzata dall’assenza del paratormone, l’ormone che regola il metabolismo renale della vitamina D e senza il quale il Calcitriolo non si forma. È perciò essenziale trattare i pazienti con rilevanti deficit epatici o con patologie multifunzionali, con la giusta vitamina D per ottenere un’azione più rapida e potente dei suoi effetti.
 

18 ottobre 2011
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