L’Odissea dei disabili psichici
di Patrizio Indoni
08 OTT -
Gentile Direttore,
è un'Odissea che dura anni di fronte all'indifferenza delle Istituzioni: un disabile psichico che può lavorare, viene visto come un peso anziché come una risorsa lavorativa. Vivo in prima persona questo grave disagio e le discriminazioni subite dove le Istituzioni locali, in particolare la Regione Sardegna, e poi quelle nazionali, come per esempio i Ministeri, non hanno ancora attuato dei piani di inserimento lavorativo per queste categorie di disabili e continuano ad essere poche in Italia le risorse destinate alla salute mentale. E' una situazione molto grave.
La legge 68/99 non funziona per i disabili psichici, in particolare l’art. 9, comma 4, della citata legge recita che i disabili psichici vengono esclusi dalle selezioni nella pubblica amministrazione mentre invece vengono avviati su richiesta nominativa mediante le convenzioni di cui all’art.11.
Nei Paesi OCSE solo il 40% dei disabili ha un lavoro. Stigma sociale, diffidenza delle aziende e difficoltà nell’inserimento emarginano ulteriormente i più fragili: solo il 25% di chi soffre di una patologia psichica ha trovato un’occupazione. In Italia l’inserimento di chi soffre di handicap fisici o mentali è ancora più basso, 18 persone su 100 disabili.
Purtroppo i datori di lavoro sia pubblici che privati che hanno l’obbligo di assumere disabili secondo le quote previste dalla legge 68/99 scelgono raramente di assumere disabili psichici, nonostante i vantaggi fiscali e gli incentivi che le varie norme attuative della legge (compreso il Job Act) hanno previsto fino ad oggi. L’assunzione di disabili psichici dovrebbe avvenire per chiamata nominativa mediante le convenzioni di cui all’ art. 11.
Patrizio Indoni
Cagliari
08 ottobre 2019
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