Bartolazzi (Sott. Salute): “Necessario riorganizzare le strutture del territorio”
di Elisabetta Caredda
Così il sottosegretario in visita lo scorso sabato nell’isola per un confronto con otto dei sindaci dei comuni con i piccoli ospedali che per il DM 70 sarebbero stati a rischio di chiusura, in un vertice promosso dalla deputata pentastellata Mara Lapia della commissione Affari Sociali della Camera. Bartolazzi si è detto disponibile ad impegnarsi in un interfaccia con la Regione per dare un contributo all'organizzazione di una rete ospedaliera il più razionale possibile.
29 LUG - “Vedo critica in Sardegna la necessità di riorganizzare bene le strutture del territorio evitando doppioni, evitando praticamente duplicazioni inutili di servizi”. Lo ha dichiarato al
TG Videolina il sottosegretario al ministero per la salute,
Armando Bartolazzi, che sabato 27 luglio 2019 era in visita nell’isola per un confronto con otto dei sindaci dei comuni con i piccoli ospedali che per il DM 70 sarebbero stati a rischio di chiusura, in un vertice promosso dalla deputata
Mara Lapia della commissione Affari Sociali della Camera, insieme alla consigliera
Carla Cuccu, segretaria della commissione sanità in Consiglio regionale.
Si tratta degli ospedali di Lanusei, Ghilarza, Bosa, Muravera, Sorgono, Tempio, La Maddalena, Isili, dove, oltre alla necessità di interventi sull’edilizia delle strutture o sull’acquisto di nuovi o più macchinari, per mancanza di personale e di specialisti molti dei reparti sopravvivono in continua emergenza. Ad esempio, dal 5 al 25 agosto l’unità operativa di Medicina del Delogu di Ghilarza sarà costretta a chiudere per ferie proprio per carenza di medici specialisti, che non è semplice recuperare nemmeno attraverso la collaborazione con altri ospedali.
Il concorso nazionale per le scuole di specializzazione che porta nell’isola medici laureati di altre regioni pronti a ripartire una volta conclusa la specialistica, i significativi importi dei contratti di formazione (non soggetti a Irpef e Irap) che pesano maggiormente nelle casse dello Stato e delle Regioni rispetto alle borse di studio di un tempo, e limitano quindi per una questione anche finanziaria il numero programmato di posti alla formazione specialistica, la fuga dei “cervelli” e di eccellenti giovani medici specialisti che non trovano nell’isola riscontro in proposte di lavoro appetibili, i numerosissimi pensionamenti con quota 100, sono tra le più importanti cause della carenza di specialisti in Sardegna. Un problema comunque sia esteso anche in altre regioni italiane, proprio per una oggettiva importante carenza di alcune figure indispensabili negli ospedali come chirurghi, anestesisti, nefrologi, ortopedici, ed altre ancora.
“E’ stata una chiacchierata interessante e anche profonda perché noi abbiamo espresso tutto il nostro dispiacere e tutta la nostra preoccupazione per il nostro territorio – commenta
Alessandro Defrassu, sindaco di Ghilarza, al TG Videolina -, in quanto le notizie di questi giorni confermano ancora una volta quello che è un problema secondo il mio punto di vista, ossia organizzativo”.
“Un ospedale non si chiude, ma bisogna entrare nell'ottica che non può fare tutto”, puntualizza Bartolazzi, come riporta l’Unione Sarda. Pare accenni al meccanismo di riconversione delle strutture con raccomandazione allo spirito organizzativo e di competenza e ai sindaci sottolinea: “Bisogna garantire i servizi ambulatoriali, la medicina territoriale e lo screening per abbattere le liste d'attesa, fare prevenzione e decongestionare il pronto soccorso degli ospedali”.
Sui finanziamenti fermi a Roma e destinati a finanziare possibili progetti della Sardegna, la deputata Lapia, che ha presentato in proposito una interrogazione alla quale il sottosegretario ha
risposto, al TG Videolina ribadisce che: “E’ un fatto gravissimo. 250 milioni di euro fermi per una regione con degli ospedali che oggi hanno delle carenze strutturali gravissime, mancano i macchinari, abbiamo delle lunghe liste d’attese, spendiamo questi soldi affinché i nostri ospedali possano lavorare e andare avanti nel modo migliore”.
Va però detto che lo stesso Bartolazzi nella risposta all’interrogazione evidenzi come “Il programma di investimento per l’utilizzo delle risorse di cui all’articolo 20 della legge n. 67 del 1988 viene presentato dalle regioni in coerenza con la programmazione sanitaria, con i soli limiti degli standard stabiliti a livello normativo”. Ciò significa che la spendibilità delle risorse è pur sempre vincolata all’attuazione degli standard di qualità ed efficienza previsti dal noto DM 70.
Tantè che il sottosegretario, si apprende, si dica disponibile ad impegnarsi in un interfaccia con la Regione per dare un contributo all'organizzazione di una rete ospedaliera il più razionale possibile. Ma non pienamente favorevole ad una possibile riorganizzazione della rete che segua il DM 70 si dimostra però l’assessore regionale per la sanità,
Mario Nieddu, che mette in guardia gli amministratori locali sul fatto che seguire il DM 70 vorrebbe dire chiudere presidi e cancellare servizi, e scarica la mancata utilizzazione delle risorse di edilizia sanitaria alle mancanze del
precedente Governo regionale.
A tal proposito si accenna come nella passata legislatura la Giunta regionale, pur avendo un’idea di rete ospedaliera sperimentale, su cui avrebbe apportato eventuali interventi di miglioramento in base ai riscontri che si sarebbero rilevati con l’attuazione della stessa, si sia trovata invece a dover far i conti e battagliare proprio con le prerogative ministeriali del su citato DM 70. Il ministero le aveva infatti contestato l’articolazione delle reti tempo-dipendenti come quella traumatologica, e l’eccessiva frammentarietà nell'ambito delle reti di specialità. Il ministero contestava, inoltre, l'articolazione della rete per la neonatologia e i punti nascita, anche per la presenza di punti nascita programmati in presidi non previsti dal DM 70 ( Sardegna. Il ministero boccia la nuova rete ospedaliera: troppi piccoli ospedali. Ma la Regione
promette battaglia.
Attualmente si rileva che l’Azienda per la tutela della salute (ATS) in Sardegna si trova da un mese senza un direttore generale, e già da qualche settimana non ha nemmeno più i direttori amministrativo e sanitario. “Effettivamente continua a mancare un’idea di sanità – conclude la consigliera Carla Cuccu intervistata a Videolina-, quindi una progettazione regionale per capire effettivamente qual’è l’idea del presidente Solinas della sanità che vuole dare a tutti i sardi. C’è dunque una situazione emergenziale a cui bisogna dare delle risposte concrete nell’immediatezza”.
Elisabetta Caredda
29 luglio 2019
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