Sardegna. Prima seduta per la nuova Consulta Diabete. Arru: “Recuperare il tempo perduto”
La Consulta non si riuniva dal 2009. Si dovrà occupare di analizzare le necessità di tipo clinico, organizzativo e sociale, e fornire pareri sui programmi d’intervento per la prevenzione e la cura del diabete. Per l'assessore “è importantissimo puntare a una gestione integrata, al chronic care model”.
17 LUG - Sono partiti mercoledì i lavori della nuova Consulta regionale della Sardegna sulla diabetologia e le malattie metaboliche correlate. Durante la riunione sono stati istituiti gli organismi di partecipazione che si occuperanno degli interventi di prevenzione, diagnosi e cura di questo tipo di patologie. “La Consulta non si riunisce dal 2009 – ha detto l’
assessore della Sanità, Luigi Arru – Ora dobbiamo recuperare il tempo perso e scommettere su un cambio di visione, passo e mentalità per rendere la vita più semplice al cittadino-paziente”.
La Consulta resterà in carica tre anni, è presieduta dal titolare della Sanità e composta da medici, rappresentanti di associazioni dei pazienti diabetici, di società scientifiche e dei servizi di diabetologia delle Asl, e ancora da figure professionali coinvolte nei processi di prevenzione e cura della patologia come dietologi, infermieri e farmacisti. “È importantissimo puntare a una gestione integrata, al chronic care model, che serve a favorire il miglioramento delle condizioni dei malati cronici. I componenti della Consulta – ha proseguito l’esponente dell’Esecutivo – funzioneranno da sensori delle problematiche e suggeriranno quali possano essere le politiche necessarie sul territorio. Queste verranno poi vagliate e valutate dall’Assessorato e tradotte in programmi d’intervento”.
La Consulta si dovrà occupare di analizzare ed esprimere le necessità di tipo clinico, organizzativo e sociale, fornire pareri sui programmi d’intervento per la prevenzione e la cura del diabete, e dovrà promuovere l’attivazione di iniziative di approfondimento e diffusione delle informazioni sulla malattia, che servano a migliorare la comprensione sociale del fenomeno. “Il confronto, il lavoro di squadra e la circolazione delle notizie e delle informazioni – ha concluso l’assessore Arru – sono fondamentali nella gestione corretta del processo. Dobbiamo uscire dal mondo esclusivamente sanitario e diffondere nella popolazione un modello e uno stile di vita corretto, partendo dalle scuole, dai luoghi di lavoro e le organizzazioni sportive”.
17 luglio 2015
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