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Oristano. Smi: “Crisi della Guardia Medica, e dalle istituzioni soluzioni inadeguate” 


Con tre soli medici. impossibile coprire i turni di settembre. “La Asl cerca di imporsi con un ordine di servizio affinché i tre medici coprissero tutti i turni, ma dimenticando che i medici di Guardia Medica non sono dipendenti della Asl bensì in convenzione”, spiega lo Smi, che chiede “risposte concrete” ad Asl, Regione e Governo, convinto che “a questa crisi non si possa rispondere con atti autoritari e ordini di servizio impropri”.

04 SET - La Guardia Medica di Oristano è in crisi, e non è l’unico caso in Sardegna. A denunciarlo è lo Smi regionale, chiedendo soluzioni vere per risolvere le criticità. “Da tanti anni – spiega in una nota Luciano Congiu, vice segretario regionale Sardegna del Sindacato Medici Italiani (Smi) - nella Guardia Medica di Oristano lavoravano 12 medici, in tre per turno ogni quattro giorni per servire 40mila pazienti (e sarebbero dovuti essere di più, visto che negli Accordi Nazionali è previsto che vi sia in turno un Medico di Guardia ogni 5000-6500 abitanti). In più, oltre al progressivo invecchiamento della popolazione, rispetto al passato, vi sono anche i pazienti degli hospice e delle varie case di cura - che negli ultimi anni sono aumentate di numero e che non hanno un medico di turno per la notte. Senza contare la recente richiesta di occuparsi anche della popolazione del carcere e dei turisti, dato che quest'anno non è stata attivata la Guardia Medica Turistica dedicata e non c'è un numero sufficiente di colleghi che si occupano di medicina penitenziaria”.

Le criticità “si sono ulteriormente acuite a causa del crescente numero di persone senza medico di famiglia. Nel solo distretto di Oristano vi sono più di 5000 residenti i quali ormai sempre più spesso si rivolgono alle Guardie Mediche per richieste di prestazioni non previste dal loro contratto di lavoro, ovvero per ompiti tipici della Assistenza Primaria (come le prescrizioni di visite, esami, ricoveri programmati, ecc.) per le quali il Servizio di Continuità Assistenziale è inadatto e non attrezzato”.

Questo clima e queste condizioni, spiega lo Smi, hanno portato i medici della Guardia di Oristano a doversi sobbarcare di” un carico di lavoro eccessivo ed esorbitante rispetto al passato, a cui si sono aggiunti le suddette richieste improprie” che peraltro, “forse per via di informazioni sbagliate, e ad una mancata informazione adeguata da parte della ASL che ha portato a incomprensioni e disagi all'utenza”, ha portato “in più occasioni negli ultimi mesi” anche a “vere e proprie aggressioni verbali, che solo per un caso non sono sfociate in aggressioni fisiche”.

La situazione è però ulteriormente degenerata. Se fino al 31 Agosto 2023, riporta infatti lo Smi, nel punto di Guardia Medica lavoravano 12 medici (tre titolari a tempo indeterminato e 9 medici trimestrali a tempo determinato), il 28 agosto, “quando era prevista la convocazione presso gli uffici della ASL per prorogare il contratto dei suddetti trimestrali o per assumere dei nuovi Medici”, ci si è resi conto che “nessuno di questi, come era prevedibile dopo le suddette vicende, ha scelto di rinnovare l'incarico e nessun altro ha accettato di subentrare. A questo punto, i tre titolari di incarico a tempo indeterminato si sono ritrovati da soli e, di conseguenza, nelle condizioni di coprire solo un quarto dei giorni del mese, ovvero quelli in cui possono lavorare contemporaneamente tutti e tre. Si è così determinata una grave situazione di emergenza per l’assistenza, perché per gran parte del mese di settembre non c'è nessuno medico in turno per la Guardia Medica di Oristano”.

“Cercando di correre ai ripari – riferisce Congiu - la Asl di Oristano ha cercato di imporsi goffamente con un ordine di servizio (pretendendo che i tre titolari coprissero da soli i turni di tutto il mese di settembre, normalmente assicurati da non meno di 12 professionisti), senza tener conto del fatto che i medici di Guardia Medica non sono dipendenti della Asl, ma dei liberi professionisti che lavorano con un rapporto di convenzione. Vorremmo ricordare, infatti, che il medico convenzionato non è soggetto ad ordini di servizio, ma deve solamente ottemperare ai suoi obblighi contrattuali. L'azienda sanitaria di conseguenza ha solo un potere di controllo sulle mansioni svolte. Nel caso in cui la stessa volesse proporre dei compiti aggiuntivi rispetto al contratto, deve proporre un nuovo accordo aziendale”.

Questa la situazione attuale, ma quali soluzioni? Lo Smi Sardegna si dice “convinto” che a questa crisi del servizio di Continuità Assistenziale “non si possa rispondere con atti autoritari e ordini di servizio impropri. È urgente, invece, individuare politiche nazionali e regionali che diano risposte concrete alle istanze dei medici e dei bisogni di salute dei cittadini sardi; basta guardare alla situazione di Oristano, dove vi sono più di 5000 cittadini senza medico di famiglia, per rendersi conto delle dimensioni di questa catastrofe. Non servono medici gettonisti, che costano tantissimo alle finanze pubbliche alimentando una disaffezione verso il servizio pubblico, rispetto all’impiego di medici convenzionati per assicurare i servizi della Continuità Assistenziale, ma occorrono nuovi investimenti per la sanità e la medicina di prossimità e una seria programmazione in ambito regionale, che non si intravede. Siamo, per queste ragioni, al fianco dei medici di Oristano che si battono per tutelate il loro lavoro, la loro dignità e la loro professionalità che tutte insieme garantiscono l’assistenza e le cure adeguate alle necessità di tutti i cittadini, residenti e non”.

Quello che sta succedendo ad Oristano, sottolinea peraltro lo Smi, “riguarda tutta la Regione, e non solo. Perché ciò che sta succedendo può essere considerato come l'anteprima di quanto succederà nei prossimi mesi e anni nel resto della Sardegna e nel resto d' Italia”. Per questo, secondo Congiu, “le ASL, il Governo Regionale e Nazionale devono decidere se vogliono essere parte del problema, o parte della soluzione”.

04 settembre 2023
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