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Sardegna. Il Consiglio di Stato obbliga la Regione a ripronunciarsi sull’introduzione dei percorsi riabilitativi

di Elisabetta Caredda

Svolta sul contenzioso che ha portato 18 centri privati accreditati di fisiokinesiterapia ad appellarsi al Consiglio di Stato. Lo Studio Legale Porcu & Barberio: “Nella motivazione della sentenza è ampiamente riportato quanto deciso dalla Stato/Regioni del 2011 con il Piano di indirizzo per la riabilitazione, cosicché, a nostro avviso, è opportuno (se non necessario) che la Regione Sardegna riconvochi la Commissione tecnica a suo tempo istituita e proceda con la individuazione dei percorsi riabilitativi e delle relative tariffe”. LA SENTENZA

17 APR - Sono stati anni di battaglia quelli dei diciotto centri privati convenzionati di fisiokinesiterapia della Sardegna, che per chiedere l’approvazione e l’introduzione dei percorsi riabilitativi previsti dall'accordo siglato il 10 febbraio 2011 in sede di conferenza Stato/Regioni, sono dovuti ricorrere in appello ai giudici del Consiglio di Stato. Questi hanno bacchettato la Regione ed ordinato di ripronunciarsi sull’istanza presentata dagli stessi Centri.

“Il contenzioso proposto dalle strutture private accreditate eroganti prestazioni di FKT – spiegano a Quotidiano Sanità gli avvocati di diritto sanitario Stefano Porcu e Mauro Barberio - ha inizio il 15.11.2018 quando le suddette strutture hanno inoltrato una istanza all’Assessorato dell’Igiene e Sanità e dell’Assistenza Sociale della Regione Sardegna per chiedere l’approvazione e l’introduzione dei percorsi riabilitativi. Questi consistono nell’erogazione di una serie di prestazioni coordinate (ed erogate da una pluralità di figure professionali) per il recupero fisico – funzionale del paziente affetto da patologie invalidanti, così come previsto dall’Accordo siglato nel lontano 2011 dalla Conferenza Stato/Regioni”.

“Nello specifico – approfondiscono i legali - la Stato/Regioni aveva approvato il “Piano di indirizzo per la riabilitazione” incentrato su un “approccio globale della gestione dei servizi sanitari garantito dal governo clinico che fornisce indicazioni dei vari setting riabilitativi, e che consentano di stabilirne l’appropriatezza d’uso in base alla risorse a disposizione”. Ciò, con la finalità di “promuovere l’utilizzo di un percorso assistenziale integrato per le persone con disabilità e, nell’ambito di questo, la definizione di un Progetto riabilitativo individuale (PRI) che definisca la prognosi, le aspettative e le priorità del paziente e dei suoi familiari applicando i parametri di menomazione, di limitazione di attività e restrizione di partecipazione sociale elencati nella International Classification of Function (ICF)”, incentrato sulla “presa in carico del paziente e sulla individuazione e applicazione di una serie coordinata di setting in funzione delle varie fasi del processo morboso, delle condizioni cliniche della persona, delle situazioni familiari ed ambientali …”.

“Questo – proseguono gli avvocati -, affinché “venga data priorità alla presa in carico omnicomprensiva della persona con disabilità e non vengano erogate mere prestazioni di rieducazione funzionale d’organo monospecialistiche (criterio di “appropriatezza”)”.

“L’Assessorato regionale della Sanità però – continuano i legali - ha rigettato l’istanza il 23.01.2019, continuando a non introdurre i percorsi e confermando le prestazioni settoriali risalenti al lontano 1998. Il TAR Sardegna a sua volta, ha rigettato il ricorso presentato dalle strutture, mentre oggi il Consiglio di Stato, con la sentenza depositata il 4 aprile u.s., ha ritenuto che le motivazioni del rigetto dell’istanza non fossero conferenti con l’istanza stessa e, soprattutto, con quanto previsto in sede di Conferenza Stato/Regioni. Indi, ha ordinato alla Regione di ripronunciarsi sull’istanza”.

“Ovviamente – sottolineano gli avv. Porcu e Barberio - il Consiglio di Stato non ha imposto di introdurre i percorsi, in quanto il Giudice amministrativo non si può sostituire all’amministrazione attiva: tuttavia, nella motivazione della sentenza è ampiamente riportato quanto deciso dalla Stato/Regioni con il Piano di indirizzo per la riabilitazione, cosicché la Regione, a nostro avviso, dovrà opportunamente riconvocare la Commissione tecnica a suo tempo istituita e individuare i percorsi riabilitativi e le relative tariffe, non potendo confermare l’appropriatezza delle prestazioni settoriali oggi in vigore, rivelatesi inidonee al recupero completo e organico del paziente (sotto il profilo funzionale / sociale / familiare) e, per tali ragioni, da tempo superate dalla Stato / Regioni”.

“In proposito – concludono i legali -, le strutture ricorrenti garantiscono la più ampia e fattiva collaborazione. Qualora la Regione decidesse di non introdurre i percorsi, dovrà adeguatamente motivare sulle ragioni per cui continuerebbe a discostarsi dalle direttive nazionali già decise dalla Stato/Regioni”.

Elisabetta Caredda

17 aprile 2023
© Riproduzione riservata

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