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Prescrizioni mediche specialistiche. Doria a Quotidiano Sanità: “Sono pertinenza del medico che lo ha visitato”

di Elisabetta Caredda

L‘assessore riferisce al nostro giornale di avere già inviato una nota ai direttori generali sulla questione: “Se un paziente è stato visitato in una struttura pubblica da uno specialista - è la posizione di Doria -, è pertinenza e compito dello specialista della struttura pubblica compilare le impegnative sugli accertamenti consigliati al proprio paziente. Ciò in maniera che il paziente, uscito da un ambulatorio specialistico pubblico, abbia pronte tutte le impegnative su terapie, esami e approfondimenti diagnostici che deve fare. Fanno eccezione per norma gli specialisti in intramoenia“.

19 GEN - In seguito alle segnalazioni da parte di pazienti della Sardegna in merito alle difficoltà ad ottenere le prescrizioni delle ricette mediche dagli specialisti, Quotidiano Sanità approfondisce direttamente con l’assessore regionale alla Sanità, Carlo Doria, che ritornando sul discorso della medicina territoriale affrontato anche con i medici di medicina generale, spiega: “Oggi più di prima dobbiamo assolutamente andare incontro alla semplificazione nella vita dei medici tutti. Dei medici di medicina generale quindi e di tutta la categoria sanitaria, affidando in particolare agli uffici amministrativi quel carico burocratico che è una parte importante, ma che occupa parte altresì del tempo assistenziale che è ‘prezioso’ alla categoria medica per dedicarsi al paziente”.

“Per venire incontro alle richieste dei medici di famiglia - prosegue l’esponente di Giunta - abbiamo discusso, e si sta continuando a discutere, di una riorganizzazione di una sanità territoriale che ha necessità di adeguarsi ai tempi di oggi, che sono tempi difficili dove contiamo molti meno ‘soldati’ rispetto a quelli che potevamo avere vent’anni fa. Oggi dobbiamo ripensare a una sanità territoriale con l’obiettivo di renderla più efficiente grazie anche all’utilizzo delle tecnologie più all’avanguardia che vanno dal teleconsulto alla telemedicina e teleassistenza (che 20-30 anni fà non esistevano). Ciò, per cercare di avvicinare lo specialista sui territori attraverso anche la telemedicina ed evitare il riversarsi di pazienti meno gravi (codici bianchi e verdi) nei pronto soccorso che sono da riservare ai codici giallo e rosso”.

“Ma il problema di fondo – evidenzia l’assessore - è inoltre quello di lasciare ‘libere le mani’ ai medici per poter fare sanità e alleviare un po' quella parte del tempo che devono occupare con la burocrazia, che loro stessi mi hanno detto occupa il 30-40% della loro attività. Burocrazia che comprende la compilazione di decine di moduli per l’inserimento dei pazienti in vari percorsi assistenziali come l’ADI, l’UVT ed altri. Queste procedure burocratiche è giusto che vengano fatti da degli amministrativi e non da dei medici il cui compito deve essere quello essenzialmente di sentire i disturbi del paziente, fare una diagnosi e dare una cura. Quindi tornare a quella che era la medicina vera, che è quella di farsi carico del problema del paziente, prendersi cura e risolverglielo”.

“In quest’ottica di ragionamento – continua Doria - ho disposto che venga attivato in tutti i distretti un ufficio di semplificazione delle pratiche amministrative dove il primo step, ad esempio per introdurre un paziente nel percorso dell’ADI, verrà chiesto al suo medico curante che riporterà le generalità del paziente, la diagnosi, la tipologia di prestazioni che necessita, ma poi tutto il resto della presa in carico, dell’organizzazione dei tempi e della modalità, devono spettare a degli uffici organizzativi e amministrativi che devono avere il controllo delle procedure burocratiche”.

“Sempre sull’argomento – sottolinea l’esponente di Giunta - ho ricevuto alcune note da parte di colleghi della medicina del territorio che si ritrovano talvolta un carico eccessivo di prescrizioni di ricette che arrivano su indicazione di colleghi specialisti nei cui doveri c’è inoltre, una volta visitato il paziente, la prescrizione su ricettario del SSN che non sono di pertinenza del medico di famiglia. È buona norma poi, che per ragioni di informazioni, il paziente debba condividere queste prestazioni col suo medico curante di medicina generale che potrà avere il compito, eventualmente, di aggiornare il fascicolo sanitario elettronico del paziente”.

“Ho voluto con un documento indirizzato ai direttori generali delle aziende sanitarie locali e aziende ospedaliere ricordare questo – puntualizza l’assessore -, in maniera tale che dividendoci ciascuno il proprio compito, non si abbia il sovraccarico di attività di burocrazia ad esempio sui medici di famiglia, che già si devono far carico in questo momento di altre difficoltà come di un numero più importante di assistiti. Quindi oltre a cercare di semplificare il più possibile e di ridurre la burocrazia dandola agli uffici amministrativi, quello che è di pertinenza di ciascuno, è bene che ciascuno lo faccia”.

“Nell’ambito della prescrizione degli esami o delle cure – spiega ancora Doria -, una eccezione la fanno i medici del SSN che lavorano in regime di intramoenia. Perchè la normativa nazionale vieta l’utilizzo del ricettario al di fuori della struttura pubblica, per cui un medico che svolge l’attività specialistica in regime di intramoenia non lo può usare. Allora quest’ultimo può scrivere solo sulla carta intestata, ed essendo una prescrizione fatta in regime di intramoenia, spetta a quel punto replicarla al collega di medicina generale perché il medico in intramoenia non lo può fare per norma di legge. Questa è l’unica eccezione”.

“Infine – conclude l’assessore -, perchè il paziente possa avvantaggiarsi di una ‘continuità di cura’ sarebbe consigliabile, se il paziente ha trovato soddisfazione della prima visita eseguita da uno specialista presso una data struttura, che le visite successive fossero altresì eseguite nello stesso centro anche se non dallo stesso specialista che potrebbe non trovare. Nelle strutture pubbliche infatti è ovvio che gli specialisti possano ruotare nei turni, ma rimane la cartella ambulatoriale del paziente che da modo al medico che effettua la visita di controllo in turno, anche se può non essere lo stesso della prima visita, di visualizzare la storia clinica pregressa del paziente medesimo, che consente dunque la continuità di cura”.

Elisabetta Caredda

19 gennaio 2023
© Riproduzione riservata

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