09 NOV - Il 13° Forum Risk Management in Sanità si terrà a Firenze, Fortezza da Basso, dal 27 al 30 novembre 2018. Quest’anno, a 40 anni dall’Istituzione del Servizio Sanitario Nazionale, il Forum sarà sede e occasione per un confronto sulle cose da fare per innovare e riformare il sistema sanitario e renderlo più efficiente e capace di rispondere ai bisogni di salute dei cittadini.
“Le reti Parkinson regionali e i PDTA aziendali” è il titolo di una tavola rotonda che si svolgerà al Forum Risk il 29 novembre. Ne Abbiamo parlato con il Paolo Zolo, membro del comitato scientifico del Forum.
Professore, quali risultati verranno presentati?
Con l'organismo scientifico dell'Accademia Limpe-Dismov, presieduto dal Prof Leonardo Lopiano, abbiamo elaborato una indagine conoscitiva sulla Rete Parkinson nazionale. L'indagine duplice che ha coinvolto sia le direzioni sanitarie delle aziende sanitarie italiane che i tecnici e i professionisti che gestiscono i servizi per la malattia di Parkinson. L'obiettivo era giungere ad un confronto tra i due momenti: quello amministrativo e quello tecnico-professionale. Obiettivo ulteriore sarà l'analisi dei punti di forza e delle criticità della rete Parkinson.
Che metodo avete utilizzato?
Abbiamo preparato dei questionari e li abbiamo trasmessi attraverso una database che interessa 70 centri italiani (Centri parkinson, strutture complesse, Centri di ricerca e di eccellenza). Hanno risposto 38 strutture tra cui tutte le più importanti.
Che risultati avete ottenuto?
Siamo in grado di definire un profilo organizzativo, capirne i limiti e le criticità e soprattutto ci siamo resi conto dell'esigenza che ha l'organizzazione sanitaria di acquisire e valorizzare la maturità assunta dalle professionalità che operano nelle strutture sanitarie.
Il Forum sarà quindi una opportunità di condivisione?
Avremo l'occasione di aprire un dibattito in cui si confronteranno gli specialisti del settore, ma anche i rappresentanti dell'organizzazione sanitaria. Soggetti che possono realizzare un miglioramento del contesto organizzativo dei servizi. Abbiamo invitato a questo proposito rappresentanti delle direzioni sanitarie (Anmdo Card), tra gli altri interlocutori ci saranno inoltre le associazioni di volontariato, l'Istituto Superiore di Sanità, esperti del settore economico sanitario con particolare riferimento alle problematiche della ricerca farmacologica e dei nuovi farmaci.
Che obiettivo ha la sessione?
Dovrebbe concludersi con un modello di PDTA che superi gli attuali limiti dell'esistente. Parlo di percorsi spesso troppo distanti dalla realtà sanitaria, realizzati in termini troppo accademici e di difficile applicazione nei contesti delle aziende sanitarie. Il modello a cui vorremo fare riferimento dovrebbe invece cogliere un profilo indispensabile a una buona risposta diagnostica terapeutica, ma soprattutto a un collegamento con i problemi dell'assistenza territoriale e dei bisogni assistenziali degli utenti della rete.
Quali sono i risultati più significativi che emergono dalla vostra indagine?
Emerge un'estrema qualità dell'eccellenza, ma anche un gap significativo tra questa eccellenza e l'organizzazione dei servizi per il Parkinson diffusi nelle aziende sanitarie. Abbiamo nel nostro paese dei punti di riferimento che offrono un livello di gestione dei casi più complessi, con il coinvolgimento di aree neurochirurgiche, con terapie avanzate. Esistono però, purtroppo, squilibri regionali evidenti. I limiti consistono nella difficoltà ad estendere l'accesso a queste prestazioni a tutta la popolazione. E' un problema di equità assistenziale. L'organizzazione che vorremmo proporre ha come obiettivo un accesso qualificato e selezionato a vari livelli della rete Parkinson, dai più vicini a quelli più complessi.
Diego D'Ippolito
09 novembre 2018
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