Emilia Romagna. Regione punta sugli ospedali per intensità di cura
Le proposte della Regione illustrate nel convegno su ‘modelli di assistenza ospedaliera per intensità di cura’ prevedono un ospedale organizzato in aree, chiamate “piattaforme logistiche di ricovero che aggregano i pazienti in base alla maggiore o minore gravità del caso e al conseguente minore o maggiore livello di complessità assistenziale.
02 APR - Si è concluso lo scorso 30 marzo il convegno su ‘Modelli di assistenza ospedaliera per intensità di cura’, dove sono intervenuti anche il ministro della salute Renato Balduzzi e il presidente della Regione Vasco Errani, in cui la Regione ha illustrato la sua proposta che prevede la centralità del paziente come elemento guida.
Il presidente Errani ha affrontato il tema del cambiamento che richiede un'assistenza ospedaliera per intensità di cura, sottolineando come questo cambiamento sia prima di tutto "una scelta culturale", impegnativa perché "vuol dire mettere in discussione poteri, funzioni, ruoli" per la costruzione di progetti che saranno condivisi se gli operatori saranno convinti "di garantire un servizio migliore" di quello che si offre con gli ospedali suddivisi per reparti e per disciplina.
"Ci apriamo al confronto con le migliori esperienze, abbiamo la responsabilità di essere elemento propulsivo per il Paese e vogliamo vedere quali elementi di innovazione dobbiamo introdurre, dove dobbiamo cambiare, senza atteggiamenti difensivi", ha detto l'assessore alle politiche per la salute della Regione Emilia-Romagna aprendo i lavori della seconda giornata che si è conclusa nel pomeriggio con una tavola rotonda a cui hanno partecipano, oltre a Lusenti, gli assessori della Lombardia Luciano Bresciani, del Veneto Luca Coletto, della Liguria Claudio Montaldo.
Il convegno ha registrato una ampia partecipazione: oltre 900 le persone iscritte e la sala Europa è stata costantemente gremita.
Ma Errani ha parlato anche del Patto per la Salute. “Le Regioni vogliono interpretare il confronto in corso in queste settimane sul Patto per la Salute lavorando sui temi della qualità e dell’innovazione - ha detto il presidente della Regione Emilia-Romagna e della Conferenza delle Regioni Vasco Errani nel dialogo che si è svolto con il ministro della salute Renato Balduzzi, a conclusione del convegno - . “Le Regioni lavoreranno per una sostenibilità anche sul versante finanziario del Patto, ma non ci può essere solo un punto di vista ragionieristico – ha aggiunto Errani - Occorre contestualmente lavorare insieme per rafforzare la qualità di un Servizio sanitario nazionale che ha e deve continuare ad avere al centro la persona, l’appropriatezza e la continuità delle cure e che deve mantenere le sue caratteristiche di sistema universalistico. Al centro del lavoro di amministratori, professionisti e operatori devono esserci questi valori fondanti del Servizio sanitario nazionale”.
Scheda: La proposta presentata al convegno dall'Emilia-Romagna
Assistenza ospedaliera per intensità di cura: la centralità del paziente è l’elemento guida
Un ospedale non più strutturato come da tradizione in Reparti o Unità operative in base alla patologia e alla disciplina medica per la sua cura, ma organizzato in aree, chiamate “piattaforme logistiche di ricovero”, che aggregano i pazienti in base alla maggiore o minore gravità del caso e al conseguente minore o maggiore livello di complessità assistenziale.
E’ questo il “nuovo” ospedale che si sperimenta anche in Emilia-Romagna per coniugare meglio sicurezza, efficienza, efficacia ed economicità dell’assistenza mettendo ancora di più al centro il paziente e il livello del suo bisogno di assistenza.
L’ospedale “per intensità di cura” supera il concetto di Reparto o di Unità operativa per garantire la più completa integrazione delle diverse competenze professionali necessarie per trattare le diverse patologie di pazienti riuniti in una piattaforma logistica di ricovero e dunque con uguale livello di bisogno assistenziale. Al medico maggiormente correlato alla patologia chiave del paziente resta in capo la responsabilità di tutto il percorso diagnostico e terapeutico (ad esempio cardiologo per il cardiopatico); all’infermiere è affidata la gestione assistenziale per tutto il tempo del ricovero.
L’assistenza per intensità di cura prevede tre livelli: un livello di intensità alta che comprende le degenze intensive e sub-intensive (ad esemio rianimazione, unità di terapia intensiva cardiologica (UTIC), Stroke unit per ictus...);
un livello di intensità media che comprende le degenze suddivisi per aree funzionali (Area medica, chirurgica, materno-infantile ...); un livello di intensità bassa dedicato ai pazienti post-acuti.
La centralità del paziente è dunque l’elemento guida: attorno a lui ruota l'ospedale, si muovono i professionisti invertendo la logica tradizionale per cui era il paziente che veniva allocato secondo un'appartenenza disciplinare.
Le opportunità offerte
Questa nuova organizzazione consente al medico di concentrarsi sulle proprie competenze distintive e di esercitarle nelle diverse piattaforme logistiche di ricovero, ovunque siano i pazienti di cui ha la responsabilità clinica o alla cui cura concorre; al tempo stesso consente all’infermiere di valorizzare appieno le proprie competenze professionali e il proprio ruolo.
Un altro aspetto di grande rilevanza è l’ottimizzazione dell’utilizzo delle risorse tecnologiche e strutturali (gli ambienti di degenza, le sale operatorie, gli ambulatori, i servizi di diagnosi, in una parola tutte le strutture assistenziali sono utilizzabili da più professionisti, senza divisioni e senza dispersioni) e delle risorse umane (i diversi professionisti sono chiamati a un confronto quotidiano e questo rende più difficile l’affermarsi di stili di lavoro particolaristici).
Permette inoltre di diminuire i posti letto non utilizzati (superando il non pieno utilizzo dei posti letto dei diversi Reparti) e di impiegare meglio le risorse infermieristiche (da mettere a disposizione non più in base al numero di posti letto di un reparto, ma in base alla intensità dei bisogni assistenziali dei pazienti di quella piattaforma logistica di ricovero).
Coinvolge tutto l’ospedale e non solo le degenze: ad esempio, il medico che opera nel Pronto soccorso non indirizza più il paziente al reparto più idoneo a trattare la patologia riscontrata, ma ne valuta la necessità di cure e lo avvia alla sezione dell’ospedale più idonea ad affrontare quel livello d’intensità assistenziale.
La nuova assistenza ospedaliera per intensità di cura deve poi, necessariamente, essere modellata secondo la specificità dell’ospedale in cui si sperimenta, e quindi del contesto in cui lo stesso ospedale si trova, dei servizi di cui dispone. E’ un “modello” flessibile che, per funzionare bene, deve in ogni caso avere una gestione molto forte, capace di organizzare procedure e processi e di continuare a garantire continuità delle cure e dunque integrazione con il territorio, a partire dai medici di famiglia e dalle strutture di riabilitazione.
La sperimentazione: : i progetti in Emilia-Romagna
La sperimentazione è avviata e riguarda 8 Aziende sanitarie che hanno risposto a un bando del Fondo per la modernizzazione (uno dei quattro programmi di ricerca e innovazione del Servizio sanitario regionale), promosso dall’Agenzia sanitaria e sociale regionale. Si tratta di: Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma, Azienda Usl di Bologna, Azienda Ospedaliero-Universitaria di Bologna, Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena, Azienda Usl di Imola, Azienda Usl di Forlì, Azienda Ospedaliera di Reggio Emilia e Azienda Usl di Piacenza.
Assistenza ospedaliera per intensità di cura: i progetti in Emilia-Romagna
La sperimentazione è accompagnata da uno specifico supporto formativo garantito dalla Regione ai referenti di ogni Azienda sanitaria sede di sperimentazione.
Questa nuova modalità organizzativa, fortemente basata sul lavoro di gruppo, è stata sperimentata già da alcuni anni in Regioni come la Toscana, la Lombardia e anche la Liguria.
02 aprile 2012
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