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Diabete. In Puglia medici di famiglia tra i protagonisti della gestione clinica, ma tutti chiedono più integrazione tra professionisti


Secondo l’indagine di Gfk Eurisko i pazienti pugliesi sono sufficientemente informati sulla malattia e abbastanza soddisfatti di medici, liste d’attesa e servizi. La Puglia si attesta tra le regioni sostanzialmente in linea nella capacità dei pazienti di saper e poter gestire efficacemente la propria malattia anche se qualche problema emerge in termini di organizzazione dei servizi e reti di collaborazione tra professionisti sul territorio.

15 DIC - La maggior parte delle persone con diabete di tipo 2 in trattamento insulinico in Puglia risulta consapevole, attiva e competente nella gestione della propria patologia per una misura percentuale sostanzialmente in linea al resto d’Italia. E il dato positivo si mantiene tale sia in termini di gradimento nei confronti di medici e servizi sia per la disponibilità e competenza dei medici curanti, anche se in una misura leggermente inferiore al resto d’Italia (69% contro il 75% della. Sebbene Il medico di riferimento sia nella maggior parte dei casi (72% contro l’83% della media nazionale) il diabetologo venga considerato come il medico di riferimento, ben il 56% dei pazienti pugliesi ha sottolineato l’importanza del proprio medico di famiglia (contro il 41% del dato italiano) anche se, sostanzialmente, quasi esclusivamente in termini di “presenza” nella vita quotidiana del malato visto che è più che altro considerato come un “trascrittore” delle ricette dello specialista.
 
Sono questi alcuni tra i dati più evidenti dell’indagine condotta su scala nazionale da Gfk Eurisko e che, estrapolati a livello regionale, inquadrano la Puglia tra le regioni sostanzialmente in linea nella capacità dei pazienti di saper e poter gestire efficacemente la propria malattia anche se qualche problema emerge in termini di organizzazione dei servizi e reti di collaborazione tra professionisti sul territorio.
 
La declinazione regionale della ricerca Gfk Eurisko è stata presentata nei giorni scorsi a Bari nel corso di un incontro tra esperti organizzato da Sics, Società italiana di comunicazione scientifica e sanitaria e realizzato con il sostegno non condizionante di Sanofi e promosso da Quotidiano Sanità nell’ambito del più vasto programma del progetto DIRE (Diabete, Informazione, Responsabilità, Educazione) che ha toccato dieci regioni italiane. DIRE è un percorso di approfondimento sulle realtà regionali di governance del diabete di cui di cui la Puglia è stata la decima ed ultima tappa.
 
All’incontro hanno partecipato Luigi Santoiemma, Farmacologo e medico di medicina generale; Pietro Montedoro, Diabetologo Specialista Ambulatoriale dell’Associazione dei Medici Diabetologi (AMD); Francesco Gentile, Responsabile del Dipartimento di Diabetologia della Asl di Taranto e Giuseppe Traversa, Coordinatore regionale FAND in rappresentanza delle associazioni dei pazienti diabetici.

Secondo l’indagine, il coinvolgimento attivo del paziente nella gestione della propria malattia ha effetti significativi sulla sua soddisfazione e sulla sua qualità di vita. Questo significa una migliore percezione dello stato di salute, un umore migliore, migliori relazioni sociali e familiari e migliori risultati in termini di buon controllo glicemico, minori ipoglicemie gravi, maggiore aderenza al trattamento e maggiore capacità di migliorare il proprio stile di vita.
I risultati dello studio condotto da GfK Eurisko su un campione nazionale di 500 pazienti con diabete di tipo 2 in trattamento con insulina confermano – anche a livello della Regione Puglia – l’importanza di una buona relazione tra medico e paziente nel favorire il coinvolgimento attivo della persona con diabete e nel migliorare i risultati della cura. Paziente che, in Puglia, si caratterizza per una condizione fisica sostanzialmente allineata con il resto d’Italia in termini di sovrappeso e obesità e, in tema di complicanze legate al diabete, registra un dato molto positivo per quanto riguarda le retinopatie che registrano un 9% contro il 20% del dato nazionale.
 
“Il medico - ha dichiarato Isabella Cecchini, Direttrice del Dipartimento di Ricerche sulla Salute di GfK Eurisko - ha un ruolo fondamentale nell’educare il paziente e renderlo consapevole dell’importanza della cura e di un corretto stile di vita. Tale consapevolezza migliora la soddisfazione del paziente attraverso un migliore controllo della malattia”.
 
Come accennato l’indagine ha confermato come il diabetologo sia il medico di riferimento per il paziente (lo è per il 72% degli intervistati) ma il medico di medicina generale ha un ruolo più importante rispetto ad altre regioni. Viene infatti considerato tra i clinici di riferimento dal 56% dei pazienti intervistati contro il 41% della media nazionale. Leggermente più bassa rispetto al dato nazionale, 6% contro 8%, è inoltre la percentuale di pazienti che si rivolgono direttamente al privato.
 
Tutti i partecipanti al tavolo guardano però con estrema attenzione ai margini di miglioramento organizzativo che potrebbero conseguirsi in Puglia. Soprattutto in termini di rapporti tra medicina specialistica e medicina generale e del territorio.

Luigi Santoiemma, Farmacologo e medico di famiglia ha espresso soddisfazione nel “constatare come l’indagine abbia associato una gestione del paziente diabetico affidata in notevole misura al medico di medicina generale con degli esiti di consapevolezza della propria malattia elevati. Ci farebbe ancora più piacere” ha però sottolineato il clinico “se riuscissimo a portare avanti, sotto la guida istituzionale, insieme ai colleghi diabetologi ed endocrinologi, una strutturazione del percorso di presa in carico dei pazienti più definita. E cioè” ha spiegato Santoiemma ”mettere in condizione i pazienti diabetici con bisogni noti e puntuali, di entrare in un percorso codificato secondo cui, in tutte le strutture specialistiche regionali, si abbia la certezza di uniformità di prestazioni”.

Risulta del tutto evidente, ha quindi sottolineato Santoiemma “che l’assistenza in Puglia soffra di una certa connotazione a macchia di leopardo. Vi sono zone di eccellenza sia di carattere ospedaliero sia nel territorio e altre zone dove certi bisogni non trovano risposta. Non la trovano in termini organizzativi, qualitativi e, a volte, in termini temporali con il risultato di liste di attesa insostenibili”. Di qui l'aspirazione e l’appello alle istituzioni di condividere dei percorsi organizzativi comuni nell'area del diabete e delle cronicità in generale.
 
Un percorso organizzativo che, a giudizio di Pietro Montedoro, Diabetologo Specialista Ambulatoriale, ha un nome ben preciso: PDTA. È questo, a suo giudizio, “Lo strumento per controllare e mettere in pratica le regole che ci si dovrebbe dare. L’ideale sarebbe avere un PDTA a livello regionale (o addirittura nazionale) che, in base anche alle risorse di ciascun territorio, può avere qualche modifica”. In buona sostanza, ha esemplificato, “è un’ipotesi praticabile, per esempio, che con le stesse risorse invece di tenere in vita o realizzare 5 ambulatori in 5 comuni, si creasse un polo diabetologico con 5 diabetologi nella stessa sede insieme ad altri specialisti”.

A giudizio di Francesco Gentile, Responsabile della Diabetologia territoriale di Taranto “c'è ancora molta abitudine a lavorare da soli. In Puglia” ha rincarato “abbiamo una diabetologia, anche a livello distrettuale, molto capillare, ma oggi è fondamentale che questi colleghi possano riunirsi per condividere non solo i dati clinici ma anche le diverse esigenze assistenziali con endocrinologi, cardiologi, oculisti, etc. E tutti insieme poter avere un collegamento informatico con i medici di medicina generale e dunque con i pazienti stessi che possono davvero diventare veramente attori protagonisti della propria malattia”. In questa prospettiva, per esempio, un autocontrollo della glicemia, fatto da un anziano fragile o dal suo caregiver, potrebbe facilmente essere trasmesso agli specialisti, viaggiando sulle piattaforme informatiche che utilizziamo, affinché possa essere rapidamente contattato in caso di necessità.
 
Giuseppe Traversa, Coordinatore regionale FAND, ha quindi evidenziato alcune criticità ulteriori: “In primis l’attuazione, dopo averlo recepito, del Piano nazionale Diabete che in Puglia è sostanzialmente fermo. Esisteva inoltre” ha aggiunto “una commissione regionale sul Diabete ma sono ormai due anni che non si riunisce più. E non soltanto esistono difformità di assistenza a livello regionale ma anche all’interno di una stessa Asl: da chi riceve solo i sensori e non i trasmettitori ai ritardi nella consegna dei kit prescritti e certificati dalla stessa azienda sanitaria…
Al mondo istituzionale” ha quindi concluso Traversa “chiediamo da un lato di non fare gare di acquisto utilizzando come unico parametro il prezzo più basso mettendo così a rischio la qualità del dispositivo medico che il diabetico utilizza e dall’altro di coinvolgere maggiormente le associazioni dei pazienti per ascoltare e comprendere le vere esigenze di chi vive quotidianamente la malattia sulla propria pelle”. 

15 dicembre 2016
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