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Certificati medici sportivi. Venturi: “Rivedere norme. Troppi obblighi scoraggiano chi vuole fare sport”


“Rivedere la legge sui certificati obbligatori per l’attività sportiva non agonistica”. La querelle che a colpi di leggi, emendamenti, circolari e linee guida va avanti dal 2012 vive una nuova puntata. La proposta è dell’assessore alla Sanità dell’Emilia Romagna. Inviato messaggio a Lorenzin: “Occorre revisione norme”.

28 MAR - "Rivedere la legge nazionale sulle certificazioni obbligatorie per chi svolge attività sportive non agonistiche". È la proposta che l’assessore alle Politiche per la salute della Regione Emilia-Romagna, Sergio Venturi, ha presentato in Commissione nazionale salute delle Regioni. Su questo argomento, che Venturi aveva chiesto di porre all’ordine del giorno, le Regioni e le Province Autonome hanno "condiviso la necessità di scrivere al ministro una lettera per sollecitare un ripensamento della normativa".
 
La legge stabilisce l’obbligatorietà della certificazione per l’attività sportiva non agonistica in modo estensivo (la durata è annuale) e introduce l’obbligo di svolgere vari accertamenti sanitari, incluso l’elettrocardiogramma almeno una volta nella vita.

“La previsione di tali accertamenti - spiega l’assessore - che vengono richiesti in modo indiscriminato per tutte le persone in buona salute, senza alcuna valutazione delle caratteristiche di intensità e durata dello sforzo previsto, è una misura impegnativa e onerosa, di scarsa efficacia preventiva e che limita la libertà individuale. Anzi, può determinare un ulteriore abbandono della pratica di attività motoria così importante per garantire la salute delle persone e in particolare dei bambini”.

In particolare, l’obbligo di eseguire una volta nella vita l’elettrocardiogramma “è un intervento di assai scarsa efficacia preventiva - aggiunge Venturi - se rivolto a tutte le persone in buona salute. Dovrebbe invece essere riservato al completamento di approfondimenti diagnostici per patologie croniche conclamate e che comportano un aumentato rischio cardiovascolare”.

Nella richiesta al ministro si sottolinea che "i nuovi obblighi introdotti peseranno economicamente sulle famiglie e sul sistema sanitario e potranno indurre nei genitori la convinzione che muoversi e svolgere attività fisica sia potenzialmente pericoloso. Con il rischio che l’allontanamento dall’attività motoria implementi la già significativa epidemia di obesità che coinvolge i nostri ragazzi”.
 
Uno degli obiettivi che lo Stato e le Regioni si sono dati con il nuovo Piano della Prevenzione è la promozione dell’attività motoria e sportiva come leva fondamentale per contrastare le malattie croniche: “Questa normativa - conclude la missiva che sarà inviata al ministro - contrasta nettamente con tale finalità. É quindi necessario giungere a una profonda revisione dei suoi contenuti”.

28 marzo 2015
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