Calabria. I fondi per pagare i fornitori ci sono ma non vengono usati. Assobiomedica: “Intervenga la Regione”
L’associazione dei produttori di dispositivi medici tuona contro i ritardi della Regione nei pagamenti dei fornitori sanitari, "soprattutto se è vero che le strutture sanitarie hanno a disposizione anticipazioni di liquidità”. I debiti della Calabria ammontano a 380 milioni di euro, i tempi superano in media l'anno.
07 MAG - “È assurdo che la Regione Calabria non consideri quello dei debiti verso i fornitori sanitari un problema da risolvere con urgenza. Soprattutto se, come si legge sulla stampa locale, le strutture sanitarie calabresi hanno a disposizione anticipazioni di liquidità che non utilizzano. Questo significa approfittare dell’attenzione che le imprese hanno nei confronti dei cittadini per evitare un’interruzione del pubblico servizio, quando sarebbero più che legittimati a sospendere le forniture”. Questo il commento di Assobiomedica, l’Associazione di Confindustria che rappresenta le imprese produttrici di dispositivi medici, alla notizia che ci sarebbero fondi a disposizione delle strutture sanitarie al momento inutilizzati per pagare i fornitori, come riportato ieri dal Quotidiano di Calabria.
“Le aziende di dispositivi medici – ha dichiarato
Stefano Rimondi, Presidente di Assobiomedica - si trovano in situazioni drammatiche e vantano un credito solo nei confronti della Regione Calabria che ammonta a 380 milioni di euro, ovvero il 10% dello scoperto nazionale. Inoltre, dai dati elaborati dal Centro Studi di Assobiomedica risulta che il problema dei pagamenti non riguarda solo l’Asp di Reggio Calabria – come riportato dalla stampa -, ma di tutte le Asp regionali e non solo. I giorni di ritardo dell’Asp reggina sono infatti passati dagli 893 di dicembre 2012 ai 905 di dicembre 2013, quelli dell’Asp di Catanzaro sono aumentati da 615 a 793, mentre quelli dell’Asp di Cosenza erano 1.022 nel 2012 e 1.1177 nel 2013. Senza considerare l’Azienda ospedaliera Mater Domini di Catanzaro che è la peggiore pagatrice d’Italia con 1.260 giorni di ritardo (dati dicembre 2013)”.
“Ci auguriamo – ha concluso Rimondi – che il decreto n.66/2014 risolva almeno il problema della certificazione dei debiti pregressi e avvii un processo di ricognizione dell’insoluto dato che, a quanto risulta ad Assobiomedica, alcune strutture sanitarie calabresi non sono nemmeno in grado di quantificare le fatture insolute”.
07 maggio 2014
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