Calabria: ferita infetta dopo cesareo, Orlando chiede relazione
Il presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sugli errori in campo sanitario, Leoluca Orlando, ha scritto al presidente della Regione Calabria, Giuseppe Scopelliti, per chiedere una relazione in merito a quanto denunciato da una donna, restata tre settimane in ospedale a causa di un’infezione seguita ad un parto cesareo.
04 NOV - Il 27 settembre scorso la donna, ricoverata nell’azienda sanitaria “Pugliese-Ciaccio” di Catanzaro, ha dato alla luce il suo secondo figlio ma una settimana più tardi, dopo numerose richieste di accertamenti dovute ai forti dolori avvertiti, le visite specialistiche hanno accertato la presenza di un’infezione della ferita e del peritoneo, dovuta, sembra, ad una mancata copertura antibiotica prima dell’operazione.
Questa la testimonianza della donna raccolta dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sugli errori in campo sanitario, che sulla vicenda ha chiesto al presidente della Regione Calabria, Giuseppe Scopelliti, per chiedere una relazione in merito. “Sul caso – spiega una nota della commissione presieduta da Leoluca Orlando - l’azienda ospedaliera ha avviato le procedure preliminari per la costituzione di un’apposita commissione al fine di esaminare il percorso clinico della paziente, dal ricovero alle dimissioni”. “Attendiamo di conoscere ogni elemento utile per accertare l'esistenza di responsabilità personali e/o l'esistenza di anomalie funzionali e organizzative, nonché eventuali provvedimenti cautelari adottati”, ha affermato il presidente Orlando ricordando che la commissione d'inchiesta ha già avviato in campo nazionale uno specifico filone d'indagine sui punti nascita, coordinato dall'on. Benedetto Fucci e
con il coinvolgimento e la collaborazione degli assessori regionali alla sanità e della magistratura ordinaria.
“La ricerca, in corso d’opera – ha spiegato Orlando - è focalizzata su alcune caratteristiche che rischiano di rendere rischioso l'evento nascita: punti nascita con numeri di parti nettamente al disotto del livello di guardia indicato dall' OMS, un eccessivo ricorso al cesareo e l'esistenza di unità di terapia intensiva neonatale assolutamente inadeguata a far fronte alle emergenze”.
04 novembre 2010
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