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Il dibattito. "Bisogna puntare su condivisione e integrazione"


25 MAR - “Le Case della Salute non potrebbero esistere senza il ruolo essenziale dei medici di medicina generale”. E’ l’affermazione secca ed eloquente con cui Vittorio Chinni, ex ds della Asl Roma D, ha aperto la tavola rotonda che ha chiuso il convegno. “Una volta assunto questo principio – ha aggiunto – è fondamentale costruire un’integrazione a tutti i livelli affinché le nuove strutture siano accompagnate da una rete diffusa, in modo veramente capillare, su tutto il territorio”. I medici di medicina generale si trovano in una fase estremamente impegnativa, “in quanto è in atto un processo di profondo cambiamento – ha osservato Patrizia Chierchini, ds della Asl di Viterbo – La trasformazione è prima di tutto culturale, con la necessità di costruire adeguati meccanismi di integrazione basati sull’allineamento tra le varie componenti del sistema”.

Le Case della Salute “rappresentano quindi un avamposto delle radicali trasformazioni in atto – ha sottolineato Narciso Mostarda, ds della Asl Roma H – Viene infatti introdotto un linguaggio del tutto nuovo e tutti i soggetti coinvolti devono impararlo pienamente. E per raggiungere questo obiettivo è ineludibile l’elaborazione di una formazione condivisa, incentrata su di un unico piano regionale”. Un nuovo approccio che “sia espressione del nuovo modo di fare salute in una logica di prevenzione – ha ragionato Rosario Mete, presidente di Card Lazio – Bisogna però che la Regione metta a disposizione le risorse necessarie, soprattutto per investire sulla formazione e per sbloccare il turn over. In caso contrario, si rischia un’implosione del sistema”.

Un intervento della Regione è stato chiesto a gran voce anche da Domenico Pellitta, segretario Sunas Lazio. “Le norme sin qui stabilite dalla Pisana vanno modificate e migliorate, poiché le case della Salute devono assolutamente prevedere gli adeguati servizi sociali, riconoscendo agli assistenti sociali funzioni e responsabilità. Allo stato attuale è stato invece stabilito che vengano coordinati dagli infermieri e questo è inaccettabile”. Pronta la risposta della Regione, con Gianni Vicario che sostiene come “non servano fondi aggiuntivi, dato che l’offerta è già sin troppo ricca. Il problema riguarda l’allocazione delle risorse e la rimozione delle sacche di inefficienza. Le risorse si possono liberare in modo intelligente, per esempio con un nuovo percorso per la gestione della patologia diabetica si risparmierebbe notevolmente”.

Ma non mancano i paradossi. “Nel Lazio c’è in discussione una legge sull’integrazione sociosanitaria che, però, non parla di Case della Salute – ha spiegato Giorgio Banchieri, coordinatore Siquas Lazio – Tutto ciò è totalmente privo di senso. Nel complesso serve un lavoro maggiore in termini di condivisione, coinvolgendo in maniera costruttiva tutti i soggetti. Manca, infatti, una visione regionale di welfare, che va riconvertito per creare le condizioni di sostenibilità. E, per farlo, l’univa via percorribile è costruire un meccanismo di governance solido e forte”.
 
Gennaro Barbieri
 


25 marzo 2014
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