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Smi: “Nostra professione non può essere ridotta ad esecuzione di procedure dettate da esigenze amministrative. Attendiamo i rilievi del Garante”


19 GEN - “Attendiamo i rilievi  che il Garante nazionale  per la protezione dei dati personali ha mosso nei confronti della Regione Veneto a riguardo dell’utilizzo dei Raggruppamenti di Attesa Omogenei (un algoritmo) che costituiscono griglie di scelta preordinate per le tempistiche dello svolgimento delle indagini diagnostiche prescritte dai medici”. Ad intervenire sulla decisione del Garante di aprire una istruttoria sulla delibera veneta è Liliana Lora, segretario regionale Veneto e vice segretario nazionale del Sindacato Medici Italiani (Smi).

“Entro 20 giorni - prosegue Lora - la Regione Veneto dovrà comunicare al Garante i chiarimenti in merito  all’attribuzione della classe di priorità delle prestazioni sanitarie (urgente, breve, differita, programmata) sia realmente effettuata in forma automatizzata, attraverso algoritmi. Ci chiediamo, a questo punto, se la Regione conosce che la priorità espressa sulle richieste di indagini cliniche è  parte dell'atto medico in sé,  e non può essere guidata e compressa in un algoritmo, perché esprime la valutazione del professionista, basata su criteri clinici, sulla necessità della tempistica di esecuzione di quella precisa indagine per quel paziente specifico?”.
   
“La nostra - sottolinea la sindacalista dello Smi - è una professione e non può essere ridotta ad esecuzione di procedure dettate da esigenze amministrative. La salute non è un bene cedibile. È ormai evidenza incontrovertibile che le liste d'attesa obbligano parte dei cittadini ad eseguire accertamenti in via privata, data la mancanza di rispetto delle priorità chieste dal medico”.

“ Se i RAO risultassero essere quelle modalità con cui la Regione Veneto obbligasse effettivamente le Aziende Sanitarie a rispettare le classi di priorità delle indagini diagnostiche prescritte dai medici saremo anche d’accordo. Ma, purtroppo, già oggi con le attuali regole,  ai pazienti vengono rimandate, molte volte, le loro richieste di esami clinici”, osserva la sindacalista.

“I medici - ribadisce Lora - non hanno bisogno di aiuto per decidere quando si debba espletare un'indagine per un determinato paziente, lo sanno, perché sono professionisti; hanno la necessità, invece, di avere la certezza che quel cittadino-paziente possa ricevere l'indagine di cui necessita in tempi necessari”.

19 gennaio 2023
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