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E anche gli Opi toscani lanciano l’allarme: “Mancano i professionisti. Se non si interviene subito salta il sistema”


09 NOV - “Mancano i professionisti”. A lanciare l’allarme sono gli Ordini delle professioni infermieristiche della Toscana che, già da tempo, denunciano la carenza di personale. “Sono almeno dieci anni che le professioni infermieristiche subiscono continui tagli – ricorda il coordinamento gli Opi Toscana in una nota –. E le proposte da tutta Italia a cui assistiamo in questi giorni, per far fronte alla più grave emergenza sanitaria degli ultimi anni, ci spaventano: si stanno proponendo soluzioni impraticabili che determinerebbero, in alcuni casi, l’abuso di professione”.

A preoccupare l’Opi Toscana è la situazione attuale: “Le Rsa non trovano infermieri da impiegare nei servizi e in ospedale i rapporti tra personale e degenti sono al limite del sostenibile. Inoltre mancano le competenze per i reparti intensivi. Sul territorio si fatica a garantire nei tempi giusti il complesso percorso di tracciamento, tamponi e trattamento domiciliare. In Toscana ancora non siamo arrivati alle proposte di altre Regioni ma mettiamo subito le mani avanti con la nostra Regione", dichiarano gli Opi.

Gli Opi della Toscana definiscono le proposte degli ultimi giorni nelle varie regioni italiane "a dir poco fantasiose”: “Si parla di far esercitare infermieristica ai medici, di far eseguire tamponi agli operatori socio sanitari (Oss) ma con supervisione infermieristica, di far fare tamponi ai veterinari o ancora di far lavorare studenti non ancora laureati e persino di reclutare infermieri all’estero senza iscrizione all’albo professionale e in questo caso, oltre all’abuso di professione si determinerebbe anche una mancata tutela giuridica legale”.

E intanto, continuano gli infermieri, si rischia di far saltare il mondo delle professioni mentre salgono i “numeri” dei professionisti che hanno pagato per il loro lavoro: “In Italia sono 23mila operatori sanitari contagiati e 43 infermieri deceduti, mentre in Toscana sono stati contagiati 1200 infermieri: dati impressionanti che minano ancora di più la tenuta del sistema. In questa fase non bastano più straordinari e produttività aggiuntive: gli infermieri sono stanchi, stremati, arrabbiati. Non ce la facciamo più e non sappiamo quanto ancora possiamo reggere così. Da tempo – continuano gli OPI – denunciamo, anche con campagne apposite, la carenza di personale: come abbiamo fatto nel 2019, prima dello scoppio della pandemia, in cui avevamo evidenziato come in Toscana mancassero circa tremila infermieri. Non siamo stati ascoltati a sufficienza dalla politica, adesso non vorremmo che si imitassero le soluzioni sopra elencate”.

“Le proposte che garantiscano una minima dignità professionale, sono però davvero poche adesso”. Tra queste gli Opi toscani citano "l’anticipo delle sessioni delle classi di Laurea, il riconoscimento della professione extramoenia per tutte le professioni sanitarie in modo che chiunque possa lavorare su base volontaria e remunerata in ambiti privati, come le Rsa”. “Ma forse, più di tutto, serve demolire velocemente le attuali norme concorsuali e prevedere chiamate dirette come nel sistema anglosassone, con l’obiettivo anche di far rientrare i nostri infermieri che negli anni sono emigrati all'estero”.

Al momento, proseguono gli infermieri, “è già possibile assumere con contratti co.co.co. fino a 6 mesi personale in servizio. L'altra forma già prevista è richiamare il personale in pensione. Sono due strade a nostro avviso ormai superate ma comunque preferibili a qualsiasi svendita di competenza che si palesa all'orizzonte per non accettare l’abusivismo professionale e il collasso di tutte le competenze. Se serve un lockdown mirato o la sospensione di alcuni servizi che questo arrivi subito: l’alternativa non può essere dare servizi pessimi alle persone né proporre soluzioni capestro ai professionisti”.

“Ci auguriamo – concludono i Presidenti– che la politica ascolti le nostre richieste. E che quello che stiamo vivendo adesso serva da monito per il futuro: per non arrivare mai più impreparati nell’erogazione dei servizi e per progettare da subito un serio percorso a medio termine per formare professionisti sulla base del fabbisogno”.

09 novembre 2020
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