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E alla fine il chirurgo chiede scusa: “Mi sono fidato di notizie evidentemente non vere”


03 GEN - Riceviamo dalla Azienda Ospedaliera universitaria di Pisa le due lettere che la Direzione aziendale, nella persona del DG Dott. Caro Rinaldo Tomassini, ha ricevuto oggi dal professor Paolo de Simone e dal dottor Daniele Pezzati, rispettivamente Direttore dell’Unità operativa di Chirurgia epatica e del trapianto di fegato e dirigente medico in servizio nella stessa struttura.
 
Egregio Dott. Tomassini,
desidero portare alla sua attenzione la lettera del Dottor Daniele Pezzati con la quale il mio collaboratore esprime alcuni chiarimenti e considerazioni circa i recenti eventi mediatici.
 
Le assicuro che il Dottor Pezzati è un collaboratore dotato di grandi qualità umane e professionali e che, per il tramite del suo post, intendeva far esaltare lo spirito di sacrificio di tutti i colleghi della nostra Unità operativa e di quelle che collaborano quotidianamente con noi.
 
Il Dottore ha, tuttavia, utilizzato lo stesso strumento mediatico per veicolare sentimenti di insoddisfazione, dando purtroppo credito più a notizie infondate che alle comunicazioni ufficiali dell’Assessorato ricevute nel corso degli ultimi mesi. Di tale mancanza il Dottore rivolge a Lei e alla Regione Toscana le sue scuse. Ugualmente Pezzati si scusa del tono con cui si rivolge alla politica regionale, dimenticando che l’istituzione del programma di trapianto di fegato a Pisa e la sua espansione sono state fortemente volute e sempre sostenute dalla Regione stessa.
 
Rivolgo a Lei le mie scuse per le incomprensioni che si sono generate involontariamente.
 
Colgo l’occasione per condividere con Lei il risultato recentemente raggiunto dalla nostra Unità operativa e la costante crescita della nostra attività.
 
Tali traguardi sono stati resi possibili dal sostegno che l’Aoup e la Regione ci hanno sempre garantito. La mia personale richiesta è che possa continuare la sinergia con la Direzione aziendale e le istituzioni regionali. Intendo inoltre rassicurarla del fatto che la polemica politica non appartiene a me, all’Unità operativa da me diretta, ad alcuno dei miei collaboratori né all’Ateneo pisano di cui mi onoro di far parte.
 
L’occasione mi è gradita per porgerle i miei più cordiali saluti.
 
Prof. Paolo de Simone
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Gentilissimo Dottor Tomassini,
le scrivo chiedendoLe cortesemente di diffondere quanto segue se lo riterrà opportuno.
Desidero esprimere alcuni pensieri a seguito di quanto avvenuto negli ultimi giorni e che mi ha visto al centro di una tempesta mediatica.
Non sono un fan dei social network che utilizzo solamente per comunicare con una ristretta cerchia di amici lontani.
 
Il giorno 31 Dicembre ho scritto, dopo essere tornato da un faticoso turno di lavoro, un  post esprimendo alcuni sentimenti che desideravo condividere con i miei amici più cari.
Ho purtroppo sottovalutato, anzi, non ho neppure pensato che così tante persone fossero interessate a ciò che avevo scritto.
La posso definire forse una ingenuità di un uomo che nella vita non si è mai curato di far sapere al mondo cosa facesse.
 
Sono un chirurgo e lo dico con estremo orgoglio. Faccio i trapianti che, per me, è il lavoro più bello del mondo perché è un modo di tramutare la morte di qualcuno nella vita di un altro.
Non ho mai lavorato per vivere ma piuttosto vivo per il mio lavoro che mi ha sempre dato la possibilità di aiutare chi ne ha bisogno. Personalmente odio definirlo un lavoro ma piuttosto (ironicamente) un'insana passione.
 
Sono un fiorentino ma figlio adottivo orgoglioso di Pisa, fiero dipendente di un'Azienda e membro di una Equipe che non ha eguali per competenze ed attaccamento al lavoro.
Sono anche un fiero Toscano e, come tale, attaccato alle sue radici che mi hanno richiamato dagli Stati Uniti per servire una Regione con una storia senza eguali.
 
Sono anche un uomo e come tale talvolta leggo giornali ed ascolto la TV. La notizia più volte riportata sui giornali di un possibile nuovo centro trapianti di fegato a Firenze ed un depotenziamento di quello di Pisa mi ha colpito e ferito.
E' così che ci si sente quando cercano di levarti  ciò per cui vivi ed hai speso la tua vita.
Vero è che, come ho appreso, la notizia è stata più volte smentita dalla Regione Toscana anche se continuava ad aleggiare e rimbalzare quotidianamente tra le mura degli ospedali.
 
Ho massimo rispetto per tutti coloro che lavorano a prescindere dal loro mestiere e non era mio intendimento passare come un angelo come molti mi hanno definito.
Non era neppure mio intendimento passare come un martire perché ho scelto di fare quello che faccio senza costrizioni.
 
Mi dispiace che la Regione, alla quale va riconosciuto il merito di aver contribuito alla creazione del nostro Centro, si sia sentita chiamata in causa dalle mie dichiarazioni e per questo mi scuso.
Con ciò che ho scritto volevo piuttosto dare risalto al fatto che troppo spesso la gente comune come me sente una distanza incolmabile con la classe dirigente; forse una maggiore vicinanza permetterebbe benefici ed eviterebbe molte incomprensioni.
 
Mi farebbe piacere che qualcuno un giorno venisse con noi in una sala operatoria a vedere cosa facciamo, a capire le nostre debolezze, forze ed esigenze.
Vorrei che il supporto fosse un po' oltre una dichiarazione su un giornale perché, per me, una stretta di mano di persona vale più di cento articoli.
 
Mi scuso di aver utilizzato una forma di comunicazione come i social che, anche se predominante, espone a pericoli di strumentalizzazione.
Chiedo a tutti i politici e non di non utilizzare le mie parole per contraddittori pubblici che nelle ultime ore hanno esposto me e la mia famiglia ad una pressione insostenibile.
 
Ringrazio la mia famiglia e tutte le persone con le quali lavoro.
 
Cordialmente

Dott. Daniele Pezzati
 

03 gennaio 2019
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