Sciopero intramoenia? Ci sta pensando l’Omceo di Lecce, per protesta contro la Pdl regionale e le parole del ministro Grillo
Le polemiche sull’Intramoenia sono tornate ai massimi livelli dopo le dichiarazioni del ministro Grillo, ma in Puglia se ne parla anche per la pdl del consigliere Amati. Il presidente Omceo Lecce replica: “L’Alpi vale solo il 5% dell’attività erogata” e criminalizzarla “vuol dire sottintendere che il comportamento dei medici si configura come illecito” o “riversare sui medici responsabilità della politica”. Per “evidenziare sul campo la correttezza delle nostre tesi”, l’Omceo valuta lo sciopero dell’intramoenia.
20 MAR - “Stiamo valutando la possibilità e l’opportunità di invitare tutti i nostri iscritti a sospendere temporaneamente e unilateralmente l’attività in Alpi. Potrebbe essere un modo per vedere se il re è davvero nudo!”. Ad annunciarlo è
Donato De Giorgi, presidente dell’Omceo di Lecce, che con una nota interviene sulle polemiche sull’Intramoenia sono tornate ai massimi livelli dopo le dichiarazioni del ministro della Salute
Giulia Grillo, ma in Puglia se ne parla anche per la pdl del consigliere
Fabiano Amati che revede la sospensione dell’attività libero professionale intramuraria in caso di disallineamento di più di 5 giorni tra i tempi di attesa della prestazione istituzionale rispetto a quella erogata in Alpi.
Di fronte a questa visione dell’Alpi come causa di inequità e liste d’attesa, De Giorgi evidenzia che “l’Alpi rappresenta solo il 5% dell’attività erogata, cioè una infima percentuale, fornisce un introito aziendale importante (una parte del quale rappresenta un fondo di accantonamento, che dovrebbe essere utilizzato proprio per l’abbattimento delle liste d’attesa, sebbene quasi mai utilizzato!), rappresenta insomma una opportunità di sostanziare un rapporto fiduciario e trasparente con il cittadino, che spesso ricerca una professionalità e per tale motivo a volte è spinto a rivolgersi fuori dal nostro territorio”.
Per De Giorgi, inoltre, “criminalizzare l’Alpi vuol dire quindi o sottintendere in maniera subdola, poco chiara e tutto sommato omertosa che il comportamento dei Medici si configura come illecito (se tali situazioni fossero dimostrate, siamo per primi disposti a sanzionare con la più grande severità), oppure far riversare sui Medici (immolati sull’altare del populismo) responsabilità che sono invece del decisore politico. La proposta di Amati va proprio nella direzione di criminalizzare l’attività intramoenia, ignorando le linee guida governative (che invece erano contenute nella proposta Pellegrino) e lo stesso suo titolo della proposta di legge, che si prefigge di “abbattere le liste d’attesa”, ma soprattutto – ponendo al centro degli interessi legislativi l’Alpi – si dimentica di chi deve essere veramente al centro e cioè il cittadino, al quale dare risposte concrete per abbattere le attese in sanità (la salute infatti non può attendere)”.
Al fine di “evidenziare sul campo la correttezza delle nostre tesi e rappresentare lo spirito di servizio che presuppone e descrive la nostra professione”, l’Omceo Lecce lancia, dunque, l’idea dello sciopero dell’intramoenia.
Nella sua analisi, il presidente Omceo Lecce osserva, quindi, come “’insopportabile attesa delle prestazioni sia legata a 3 motivi”. Ed elenca:
1- “una esasperata domanda (indagini inutili, non adeguate nei tempi o nelle indicazioni, scollegate dalle linee guida validate, indotte dalla medicina difensiva, ecc)”,
2- “una inadeguata organizzazione (differenza notevole tra i tempi indicati nelle prenotazioni e i tempi – decisamente più ridotti – dell’effettiva erogazione, carenza anche progettuale dei percorsi, soprattutto nella cronicità, prescrizione con prenotazione da parte dello specialista, a volte disattesa nelle modalità previste dalla normativa ed erroneamente demandata ad altre figure, per es MMG”,
3- “soprattutto una carenza dell’offerta, specialmente quando l’erogatore della prestazione, come spesso accade, è lo specialista ospedaliero , che deve farsi carico di numerose altre attività istituzionali (attività di elezione, assistenza a ricoverati, sale operatorie, consulenze, urgenze, emergenze, ambulatori divisionali per controlli, ecc.), organici assolutamente inadeguati (sistema spesso messo in ginocchio da una malattia o un assenza non programmabile), turni spesso asfissianti, straordinari, necessità obbligatoria di aggiornarsi, riposi compensativi o “biologici”, ecc.”
Quanto alla realtà pugliese, spiega De Giorgi, “bisogna anche dire esplicitamente che le attese insopportabilmente lunghe per diagnostiche legate a patologie oncologiche al di fuori dei percorsi e linee guida (per esempio screening mammografico) non sono riscontrabili nella nostra realtà e lo saranno sempre meno quando andrà a regime la rete oncologica pugliese, se non per le attività chirurgiche, (carenza di anestesisti e personale), che però non vengono mai svolte nella nostra ASL in libera professione”.
“In tutto questo – conclude il presidente Omceo Lecce - l’attività Libero Professionale Intramoenia ha veramente ben poco a che vedere. Questa infatti è rigidamente organizzata al di fuori dell’orario di lavoro (nel tempo cioè che il Medico sottrae alla sua famiglia, ai suoi amici, al suo tempo, a se stesso e non certo all’assistenza!), inoltre è precisamente normata in modo tale che questa deve corrispondere quantitativamente alle prestazioni erogate con impegnative su base individuale (e non collettivo!, secondo un evidente principio di diritto costituzionale)”.
20 marzo 2019
© Riproduzione riservata
Altri articoli in QS Puglia