Puglia. Dopo 24 anni ancora in stallo la vicenda di due gemelli nati disabili. Tribunale condanna la Asl a pagare 4,5 milioni ma i genitori ricevono solo 900mila euro e scatta il pignoramento contro la Regione
La sentenza del Tribunale di Bari (risarcimento sanzionato di 2,6 milioni arrivato a 4,5 con gli interessi), spiega la Gazzetta del Mezzogiorno, “risale al maggio 2015”, ma la storia sarebbe emersa solo negli ultimi giorni, dopo che i genitori hanno effettuato un pignoramento da 6,8 milioni nei confronti della Regione (la famiglia avrebbe già ottenuto 900mila euro).
08 NOV - Il Tribunale civile di Bari ha riconosciuto ai genitori di due gemelli nati nel 1992 con gravi disabilità un risarcimento di 2,6 milioni di euro (pari a 4,5 milioni con gli interessi e la rivalutazione) che dovrà essere pagato dalla Regione Puglia, dall’ex Usl Bari 8 e, in minima parte, dall’assicurazione. A riferirlo è la
Gazzetta del Mezzogiorno, spiegando che la famiglia ha già ottenuto 900mila euro e la Regione ha impugnato la sentenza in appello.
La sentenza, spiega la
Gazzetta del Mezzogiorno, “risale al maggio 2015”, ma la storia sarebbe emersa solo negli ultimi giorni, dopo che i genitori hanno effettuato un pignoramento da 6,8 milioni nei confronti della Regione (la famiglia avrebbe già ottenuto 900mila euro).
La vicenda comincia 24 anni fa “con il ricovero della donna nell'ospedale di Gravina in Puglia per un parto prematuro alla 32esima settimana. La donna, dopo due giorni, viene trasferita in ostetricia a Bitonto dove nascono i bimbi: uno affetto da tetraparesi spastica, l'altro con displasia ectodermica con ritardo psicomotorio. Il giudice – riferisce la testata - non ha individuato responsabilità mediche, ma ha rilevato ‘grossolane omissioni’ dei medici di Bitonto”.
“La tesi del consulente – spiega la
Gazzetta del Mezzogiorno - , fatta propria dal tribunale, è che i medici non si siano accorti di una ‘probabile’ e ‘preesistente’ asfissia intrapartum a causa di proprie ‘gravi e rilevanti omissioni strumentali e cliniche’”. Anche se, riferisce ancora la testata, “la consulenza tecnica disposta dal giudice Laura Fazio della sezione distaccata di Altamura del Tribunale di Bari è estremamente cauta: non è semplice ricostruire l’accaduto a distanza di due decenni, riportando l’operato dei medici alle linee guida dell’epoca”.
Tuttavia, anche se il medico legale non ha potuto stabilire “se e in che misura” il comportamento dei medici di Bitonto possano aver contribuito ad aggravare le patologie neurologiche in atto sui feti, “il giudice ha applicato il principio di vicinanza della prova”. L’ospedale, insomma, “agevolmente avrebbe potuto sconfessare le circostanze dell’inadempimento, provando di aver eseguito gli esami strumentali indicati”. Ma non lo avrebbe fatto.
08 novembre 2016
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