Puglia. Lo schiaffo dei medici a Emiliano: “Sul riordino degli ospedali non siamo spettatori. Ci convochi ufficialmente. Non ci basta un invito a un convegno”
I sindacati medici pugliesi hanno deciso di non partecipare all'incontro, convocato per domani, dove il presidente della Regione illustrerà il Piano di riordino ospedaliero. Per i sindacati in quel piano ci sono “solo tagli”. La decisione di non partecipare al confronto in contestazione con “il metodo” scelto da Emiliano di “operare unicamente nel chiuso delle stanze dell’Assessorato e della Regione Puglia”.
26 FEB - “Aspettiamo ancora, forse inutilmente fiduciosi, di essere ufficialmente convocati per discutere seriamente nel merito le varie e numerose problematiche, o quantomeno che si avverta l’obbligo di convocare su tali importanti argomenti il tavolo regionale delle OO.SS. della Dirigenza Medica e Veterinaria e della Medicina Convenzionata. Per logica conseguenza a quanto sino ad ora espresso, le sottoscritte OO.SS. della Dirigenza Medica e Veterinaria e della Medicina Convenzionata, non riuscendo proprio a considerarsi soltanto dei semplici ‘spettatori’ dei processi che si ritiene di dover avviare in Sanità, declinano con un ‘
No, grazie’ l’invito a partecipare all’evento previsto per il 27 febbraio, non avendo d’altra parte sicuramente modo in tale occasione di poter compiutamente esprimere le varie e serie motivazioni alla base della nostra non condivisione e riassumibili, in definitiva, in una assenza di puntuale valutazione e ponderazione delle reali esigenze degli Utenti e degli Operatori Sanitari”.
È quanto scrivono i sindacati medici ospedalieri, convenzionati e veterinari della Puglia (Anaao Assomed, Cimo, Fimmg, Aaroi Emac, Fp Cgil Medici, Fvm, Fassid, Cisl Medici, Fesmed, Uil Fpl Medici, Anpo-Ascoti-Fials Medici e Ussmo) in una nota congiunta in merito all’incontro convocato per domani dal presidente della Regione,
Michele Emiliano, per illustrare il piano di riordino ospedaliero a Sindaci, Consiglieri Regionali, Sindacati Confederali, Sindacati del Comparto Sanitario, OO.SS. Mediche, Collegi degli Infermieri, Presidenti OMCeO.
La decisione dei sindacati è, dunque, in contestazione con “il metodo che si è scelto di adottare per approntare le modifiche del sistema che saranno esposte il 27 febbraio, e cioè operare unicamente nel chiuso delle stanze dell’Assessorato e della Regione Puglia, non solo non è esempio di democrazia partecipata, ma dimostra una pericolosa, soprattutto per chi la pratica, autoreferenzialità”.
“Qualche giorno fa – spiegano i sindacati nella nota - era stato evidenziato da alcuni Organi di stampa che il Presidente della Regione Puglia volesse un serio confronto con le Organizzazioni Sindacali, in particolare quelle rappresentative della Dirigenza medica e veterinaria e della Medicina convenzionata, per recepire eventuali proposte di modifica, anche se la discrezionalità della politica poteva evidentemente portare o meno al loro successivo accoglimento. L’occasione era importante in quanto sentire il parere e le proposte dei rappresentanti degli Operatori Sanitari tutti su un argomento così complesso avrebbe rappresentato un gesto di considerazione e di confronto verso coloro che tutti i giorni e tutte le notti sono in prima linea sul fronte della Sanità e costituiscono la vera interfaccia con gli Utenti. In pratica un simile comportamento della parte istituzionale avrebbe semplicemente rappresentato un esempio di democrazia partecipata che, ormai da molto tempo, risulta pochissimo praticata in Italia, giustificandone in genere la mancata adozione con l’incompatibilità di fondo che, temporalmente, le sue procedure presentano nei confronti di un presunto necessario e costantemente urgente ‘interventismo’”. Ma di fatto, spiegano i sindacati medici, “appuriamo di essere stati convocati per assistere alla pura elencazione di norme che conosciamo, a menadito, già da tempo. Infatti sia il DM 70, del giugno 2015, così come la legge di stabilità sono stati ampiamente da noi valutati nei minimi particolari, forse prima ancora di altri”.
I sindacati evidenziano come “le criticità, sempre maggiori, del SSR pugliese le abbiamo rappresentate più e più volte ai ben cinque Assessori che si sono variamente avvicendati alla guida della Sanità pugliese negli ultimi 10 anni”.
Ma il Piano di Emiliano per la sanità “non contiene importanti scelte strategiche e non evidenzia un vero indirizzo innovativo programmatico nel cruciale settore dell’assistenza sanitaria ma si limita unicamente, come ormai ripetitivamente e ossessivamente da troppo tempo, ad annunci di riduzione ulteriore di risorse in ogni settore sanitario e ad interventi di accorpamento e/o di chiusura nemmeno presi sulla scorta di precise e serie pregresse valutazioni, alfine del raggiungimento di una corretta allocazione delle risorse stesse (sempre più scarse e ormai ad un livello di incompatibilità rispetto agli obbiettivi che ci si prefigge), ma basati solo e soltanto sul principio economicistico del “risparmio” (tra l’altro presunto!)”. Tuttavia, secondo i sindacati, “per cercare di avviare a soluzioni degne di un Paese civile e democratico” è necessario “investire risorse controllandone sicuramente strettamente l’utilizzo, mentre non esiste alcuna seria soluzione possibile se la visione è solo e prettamente quella di continuare comunque a ‘fare cassa’ in Sanità”.
“Abbiamo già più volte ribadito – proseguono i sindacati nella nota - che la Sanità in questo Paese è, almeno sulla carta, garantita dal sistema di “Welfare” che è un sistema equo, solidale, universalistico di assistenza a tutti i Cittadini. Il Welfare, così come in tutti i Paesi che lo applicano, deve necessariamente avere dei costi a carico dello Stato e basterebbe raffrontare il livello raggiunto in Europa dal nostro SSN a confronto con quello degli altri Stati che adottano il Welfare per poi passare immediatamente a paragonare i dati di impegno economico in Sanità di questi altri Paesi rispetto ai nostri per avere l’esatta dimensione delle straordinarie e quasi miracolose performance garantite dai nostri Operatori Sanitari nonostante l’esiguità drammatica delle risorse, piuttosto che continuare pervicacemente e in maniera quasi perversa a rincorrere una valutazione basata sul solo parametro costi/ricavi”.
I sindacati ribadiscono di “non essere mai stati contrari per principio a chiusure e/o accorpamenti laddove si rendessero necessari sulla base di un dimostrato incongruente utilizzo di risorse e nella prospettiva, anch’essa certificata, di miglioramenti dell’offerta sanitaria complessiva, avendo addirittura da anni inutilmente richiesto l’avvio di un serio processo di razionalizzazione dell’offerta sanitaria ed è quindi evidente che le attuali decisioni di intervento in campo sanitario non potevano non essere “in primis” preventivamente e ufficialmente discusse e approfondite con gli attori stessi del sistema. Si pensi soltanto, ad esempio, sia al necessario e non più procrastinabile potenziamento della Medicina del Territorio per l’ennesima volta solo annunciato, sia alle Reti Cliniche previste nel DM 70, sia alla mai affrontata organizzazione integrata tra Ospedale e Territorio del fondamentale e vitale sistema dell’Emergenza-Urgenza di cui, invece, ancora una volta non c’è traccia”.
“Noi, in ogni caso – concludono i sindacati -, non smetteremo mai né ci stancheremo di continuare a svolgere la nostra istituzionale e statutaria funzione di difesa dei diritti degli Operatori Sanitari e degli Utenti, sempre ben consci dei doveri che direttamente ci derivano da tale compito e al cui rispetto abbiamo la presunzione di richiamare la coscienza di tutti”.
26 febbraio 2016
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