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Dibattito sul futuro dell’infermieristica  

di Pierpaolo Volpe

25 LUG - Gentile Direttore,
è in atto in questi giorni un forte dibattito sul futuro della Professione infermieristica in considerazione dell’imminente introduzione di una nuova figura chiamata “assistente infermiere”. Contemporaneamente al percorso di introduzione di questa nuova figura, è in fase di modifica anche il percorso universitario della laurea magistrale con introduzione di quelle ad indirizzo clinico, ovvero in Scienze infermieristiche in cure primarie e infermieristica di famiglia e comunità, in Scienze infermieristiche in cure neonatali e pediatriche e in Scienze infermieristiche in cure intensive ed emergenza.

Secondo una analisi della Corte dei conti, in Italia mancano circa 65.000 infermieri mentre nei prossimi dieci anni usciranno circa 140.000 professionisti che comparandoli al numero di laureati annuali e alla scarsa attrattività della Professione, determinerà una vera e propria emergenza infermieri in Italia.

Il nostro è il Paese Ocse con il minor numero di infermieri in assoluto: sono 6,4 ogni mille abitanti contro una media europea di 9,5. E siamo in fondo anche alle classifiche delle nazioni sviluppate su un piano industriale anche per i laureati in infermieristica: solo 17 ogni centomila abitanti quando la media è di 48, il triplo rispetto al nostro Paese.

Secondo gli ultimi dati pubblicati dal Prof. Mastrillo, la Professione infermieristica mantiene un tasso di occupazione elevato con il 77,7%, posizionandosi al 6° posto tra le 22 professioni sanitarie.

A rendere poco attrattiva la Professione infermieristica, contribuisce la retribuzione e la scarsa, quasi nulla possibilità di carriera, soprattutto nel settore privato dove non vi è un sistema premiante e incentivante lo sviluppo delle competenze avanzate.

L’emergenza sanitaria da SARS-CoV-2 ha fatto emergere un fenomeno che ad un certo punto sembrava inarrestabile, quella della fuga degli infermieri dalle strutture private verso il settore pubblico, ma soprattutto dalle RSA. Da questo fenomeno è rinata la necessità di rivedere l’attuale modello organizzativo e individuare una figura di supporto che acquisisca la titolarità di alcune attività che oggi sono solo residuali nel profilo professionale dell’infermiere. All’infermiere, quale gestore dei “processi”, va riassegnata la giusta collocazione del sistema salute valorizzando le competenze avanzate ed elevandolo verso uno task shifting anche grazie all’introduzione di nuove competenze cliniche.

Il dibattito di questi giorni sull’introduzione dell’Assistente infermiere è abbastanza accesso, per questo la Comunità professionale deve convergere verso una posizione unica, non ideologica, ma che tenga conto dei veri interessi di salute del cittadino, ma anche della Professione, che con un cambiamento radicale e un nuovo “look” potrebbe tornare ad essere attrattiva e decisiva nel miglioramento del sistema salute.

Certamente la condizione attuale va modificata ed un cambiamento deve esserci.

La mortificazione vissuta dai colleghi infermieri nei vari reparti, molto spesso relegati a meri esecutori di atti materiali imbrigliati in un modello organizzativo per compiti (sistema tayloristico in disuso da anni), fa perdere di vista la vera funzione che il profilo professionale ci consegna: quello di gestore dei processi.

Dott. Pierpaolo Volpe
Presidente OPI Taranto

25 luglio 2024
© Riproduzione riservata

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