Covid. Scuola, a Bolzano tamponi nasali obbligatori per frequentare in presenza. Genitori ricorrono, il Tar respinge richiesta sospensiva
Dopo avere avviato, ad inizio marzo, un progetto pilota di screening tramite tampone nasale, la Giunta Provinciale, con l’ordinanza 18 del 1 aprile, ha deciso di rendere lo screening obbligatorio per la frequenza della scuola in presenza. A chi si rifiuta, tocca la Dad. I genitori insorgono ma per il Tar “il pericolo di danno grave lamentato dai ricorrenti” è stato “declinato in modo sommario ed estremamente generico”, e dunque non c'è modo di “trarre conclusioni”. La Camera di Consiglio è fissata per il 27 aprile. IL DECRETO
09 APR - Polemiche in Alto Adige per l’ordinanza del presidente della Provincia,
Arno Kompatscher, che introduce l’obbligo di tamponi nasali per i bambini e i ragazzi che vogliono frequentare la scuola in presenza. L’obbligo è contenuto nell’ordinanza 18 firmata il 1° aprile da Kompatscher.
Dopo avere spiegato che “i servizi per la prima infanzia, le attività della scuola dell’infanzia, le attività scolastiche e didattiche della scuola primaria e secondaria di primo grado e delle scuole di musica si svolgono in presenza”, mentre “le attività scolastiche e didattiche nelle scuole secondarie di secondo grado e nelle scuole professionali si svolgono con un massimo del 75% degli studenti e studentesse in presenza”, l’ordinanza precisa infatti che “fino al termine del progetto sperimentale avviato dall’Azienda Sanitaria dell’Alto Adige per il monitoraggio della diffusione dell’infezione da SARS-CoV-2 nella popolazione scolastica altoatesina, si potranno avvalere della didattica in presenza esclusivamente gli alunni e le alunne che si sottoporranno allo screening, ferme restando le determinazioni dell’Azienda Sanitaria in esito ai test effettuati. Per gli alunni e le alunne che non parteciperanno al suddetto programma di monitoraggio e testing le attività didattiche e scolastiche proseguiranno in modalità di didattica digitale integrata”.
Un obbligo non gradito ai genitori di alcuni alunni che frequentano la scuola primaria e la scuola secondaria di primo e secondo grado in differenti comuni della Provincia, che hanno impugnato l’ordinanza ma incassato ieri il no del Tar alla richiesta di sospensiva.
La questione è che, secondo il presidente del Tar che ha emesso il decreto,
Michele Menestrina, in questa sede di delibazione sommaria non sono stati presentati elementi che permettere al giudice trarre conclusioni e dunque di, eventualmente, sospendere il provvedimento. “Il danno grave lamentato dai ricorrenti” è stato “declinato in modo sommario ed estremamente generico” dai genitori.
Ma Menestrina rimprovera alla Giunta provinciale di non avere in alcun modo chiarito “le ragioni che hanno determinato l'autorità provinciale a imporre l'effettuazione obbligatoria dello screening diagnostico al fine della partecipazione alle attività didattiche in presenza, né risultano indicati, se non in termini estremamente generici, i dati relativi all'andamento epidemiologico, in particolare in ambito scolastico, e non sono esplicitati i suoi effetti sul sistema sanitario locale”.
Dunque, “in assenza – e, men che meno, in sostituzione – di documenti scientifici in relazione agli effetti sugli studenti, nemmeno chiaramente e plausibilmente descritti dai ricorrenti”, al giudice non resta che “respingere l’istanza cautelare” e fissare la trattazione collegiale, che si svolgerà il 27 aprile.
09 aprile 2021
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