Il mio “sì” granitico alla riforma delle Cure Primarie
02 APR -
Gentile Direttore,
ho letto del
granitico disaccordo espresso dal presidente dell’Enpam Oliveti su questo giornale verso le richieste, arrivate da più parti, di rivedere il ruolo del medico di medicina generale nell’ambito di un nuovo modello di cure primarie, in un contesto allargato di presa in carico dei bisogni di un territorio e di chi lo abita.
La premessa di Oliveti relativa al presunto affondamento dell’intero sistema pensionistico dei medici e degli odontoiatri lascia molto perplessi, in quanto sembra solo un pretesto per difendere l'Ente da Lei presieduto.
Quanto al secondo punto, quello in cui si elogia il rapporto di fiducia con il medico convenzionato definendolo di gran lunga migliore di quello che si potrebbe creare con professionisti subordinati anonimi, ritengo sia una banalizzazione di un problema molto più grande e la cui soluzione non passi dalla sola dicotomia convenzionato/dipendente ma meriti una riflessione più ampia, in cui si riesca a mettere da parte idee e pregiudizi di parte e si affronti una volta per tutte la questione.
Chi lavora come medico di famiglia in questo periodo, cercando di farlo con serietà e un po’ di competenza, tocca con mano la difficoltà di essere ai margini di un sistema che, più o meno consapevolmente e colpevolmente, non lo riconosce al suo interno, nonostante I tentativi di facciata dei vari decisori (dai Direttori Generali agli Assessori alla Sanità ai Ministri della Salute) di blandirci come indispensabili.
Sono d’accordo con Oliveti che la dipendenza non è l’unica soluzione ma vorremmo che non sia l’unico ostacolo ad una riforma urgente e a portata di mano: a questo proposito consiglio di leggere in modo approfondito la Legge di Riforma Sanitaria 833/78 e le decine di articoli su modelli di assistenza e cura nel territorio, alternativi a quelli attuali e che hanno nella reciprocità e scambio delle varie competenze (comprese quelle che arrivano dalla Comunità che abita Il territorio) il loro punto di forza.
Si tratta, in conclusione, di ribaltare il concetto stesso di sistema di cure, vederlo come un sistema complesso in cui esistono e insistono elementi di salute individuale e collettiva intrecciati ad elementi esistenziali e sociali; di questo sistema di cure, e non del singolo medico, il cittadino dovrebbe avere fiducia.
Isabella Masaneo
MMG Piemonte
02 aprile 2021
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