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Molinette di Torino. Trapiantati gli organi di un donatore “a cuore fermo”

Il prelievo tradizionale avviene normalmente in stato di “morte cerebrale”, ma con il sistema cardiovascolare che continua a funzionare. In questo caso, dopo il decesso della paziente conseguente ad un arresto cardiaco, si è proceduto a riattivare la circolazione sanguigna della zona addominale. Così è stato possibile, grazie ad una perfusione ed ossigenazione in sede addominale degli organi fegato e reni, di "mantenerli in vita e farli funzionare.

02 NOV - Nei giorni scorsi sono stati trapiantati gli organi prelevati e rigenerati di un donatore “a cuore fermo”, presso l'ospedale Molinette della Città della Salute di Torino. L’ospedale Molinette, che da sempre rappresenta un’eccellenza nazionale ed internazionale nel campo dei trapianti, ha raccolto e reso possibile il desiderio di una cittadina e della sua famiglia di poter aiutare alcuni pazienti in lista d’attesa per trapianto. Per le Molinette si tratta del primo caso di donatore “a cuore fermo”. Il prelievo tradizionale avviene normalmente in stato di “morte cerebrale”, ma con il sistema cardiovascolare che continua a funzionare. In questo caso il decesso é stato dichiarato in seguito alla cessazione dell'attività cardiaca, che invece comporta un rischio di un rapido deperimento degli organi che così non possono più essere prelevati a scopo di trapianto.

In pratica, dopo il decesso della paziente conseguente ad un arresto cardiaco, si è proceduto a riattivare la circolazione sanguigna della zona addominale (che l’arresto della funzione cardiaca aveva interrotto) mediante circolazione extracorporea con apposite macchine (ECMO). Così è stato possibile, grazie ad una perfusione ed ossigenazione in sede addominale degli organi fegato e reni, di "mantenerli in vita e farli funzionare” nel corpo del soggetto deceduto, mantenendo la normale temperatura corporea e ritardando il danno da ischemia (mancata ossigenazione), che compromette la possibilità di utilizzare gli organi per il trapianto.

Nello stesso tempo, attraverso l’insufflazione di ossigeno nei polmoni, è stato possibile mantenere in funzione anche questi organi, almeno per il tempo necessario per consentire alle équipe coinvolte di prelevarli. Una volta prelevati, i polmoni - come gli altri organi - sono stati collegati ad apposite macchine che li hanno rigenerati e che hanno consentito di controllarne il buon funzionamento e valutarne l’idoneità per poterli trapiantare. Proprio il trapianto del polmone di questa donatrice rappresenta un altro traguardo raggiunto dall’ospedale Molinette che, per la prima volta, ha identificato, mantenuto e trapiantato un polmone nell’ambito di una donazione multiorgano da donatore “a cuore fermo non controllato” . Tutti gli organi prelevati sono poi stati immediatamente trapiantati presso l'ospedale Molinette di Torino.

Ogni giorno la Rete regionale di donazione e trapianto del Piemonte e della Valle d’Aosta (coordinata dal professor Antonio Amoroso) è impegnata nell’accogliere il dono di alcuni cittadini che muoiono e di trasformarlo, attraverso il trapianto, nella cura concreta per pazienti che sono in attesa di quel dono. Purtroppo la necessità di trapianto non è ancora colmata da un adeguato numero di organi disponibili.

Il pensiero di tutti va immediatamente alla donatrice ed alla sua disponibilità, alla sua famiglia che, in un momento di grande dolore, ha saputo mantenere fede al desiderio del proprio caro. Nondimeno un ringraziamento deve essere rivolto ai moltissimi professionisti sanitari: medici, infermieri, perfusionisti e tecnici, che hanno saputo raccogliere e trasformare il dono nella cura per i pazienti in attesa di trapianto. Grazie a questa donazione sono stati eseguiti un trapianto di fegato, due trapianti di rene ed il trapianto di polmone. Questo importante traguardo che la Direzione dell’ospedale ha fortemente voluto – assegnando il compito di realizzarlo alla dottoressa Marinella Zanierato, coordinatrice di questo progetto (Anestesia e Rianimazione diretta da Luca Brazzi) – apre concrete possibilità di poter rispondere in maniera più adeguata alle necessità di chi attende un trapianto.

Questa procedura permette in prospettiva di aumentare il numero delle donazioni ed abbassare così i tempi di attesa.

Su questo aspetto si sofferma anche il dottor Massimo Cardillo, Direttore del Centro Nazionale Trapianti, che nel suo intervento sottolinea come: “Il numero di potenziali donatori a cuore fermo è molto elevato, e se anche solo una quota di essi venisse segnalata negli ospedali, questo si tradurrebbe in un aumento consistente degli organi trapiantabili e di conseguenza in una riduzione delle liste d'attesa. Quanto realizzato dall'ospedale Molinette della Città della Salute di Torino - e sotto il coordinamento del Centro Regionale Trapianti piemontese - è frutto di un esemplare impegno organizzativo che dobbiamo estendere all'intera Rete trapiantologica nazionale. Già nel 2018 i trapianti da donatore a cuore fermo in Italia sono aumentati del 46,9% rispetto al 2017 passando da 32 a 47, l'obiettivo è continuare a crescere esponenzialmente”.
 

02 novembre 2019
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