Infanticidio. Il Comune di Torino ricorda: “Assistenza e anonimato garantito alle donne che non vogliono riconoscere il neonato”
A pochi giorni dalla tragedia di Settimo Torinese, il Comune dirama un comunicato per ricordare alle donne incinte che non vogliono riconoscere il bambino, che possono partorire in ospedale in tutta sicurezza, per sé e il neonato, ma anche in totale anonimato. Quindi di lasciare il bambino, a cui verrà trovata una famiglia adottiva. Nel corso del 2017, spiega il comunicato, sono stati 5 i parti in forma anonima e i bambini non riconosciuti, lo scorso anno erano stati 12.
02 GIU - “Già da alcuni anni e come previsto dalla legge, a Torino e in Piemonte, le donne in stato in gravidanza e in dubbio sul riconoscimento del proprio nascituro, possono rivolgersi e chiedere aiuto a ospedali, servizi sociali e consultori, che operano in piena e continua collaborazione per assicurare loro, tutelandone l’anonimato, assistenza, cure mediche, sostegno psicologico nel periodo della gravidanza e il parto in anonimato in ospedale, anche con inserimento in apposite strutture socio-assistenziale per donne a cura del Servizio Minori della Direzione Servizi Sociali della Città . Dopo il parto, per il quale come detto è garantita la piena segretezza, la madre del bambino può chiedere di non riconoscerlo e, a quel punto, è il Comune a diventarne tutore e a segnalarlo all’Autorità Giudiziaria che provvede, generalmente entro venti giorni circa, a individuare per il piccolo una famiglia adottiva”.
A ricordare questa possibilità, per le donne che non vogliono riconoscere il figlio, è il Comune di Torino a pochi giorni dalla tragedia di Settimo Torinese, dove una donna, da quanto sarebbe emerso, ha partorito il proprio figlio in casa gettandolo poi dal balcone.
“Nel periodo che intercorre tra la dimissione del neonato dall’ospedale e l’accoglienza nella casa dei genitori adottivi - spiega ancora il comunicato - il piccolo, attraverso il servizio del Comune di Torino chiamato “Progetto Cicogna”, è affidato temporaneamente alle cure di una famiglia che ha il compito di favorire l’incontro di conoscenza tra il bambino e la famiglia adottiva e, nel contempo, fare svolgere una sorta di brevissimo tirocinio ai nuovi genitori. Quest’anno sono stati cinque i parti in forma anonima e i bambini non riconosciuti, lo scorso anno erano stati 12, 4 nel 2015 e 8 nel 2014”.
“Ogni attività è svolta in piena collaborazione tra i servizi sociali della Città di Torino, le strutture sanitarie della Città della Salute e della Regione Piemonte”, sottolinea nella nota l'assessore al Welfare,
Sonia Schellino.
02 giugno 2017
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