Sindacati alla Asl Città di Torino: “Stop a provvedimenti contro collega che ha denunciato disservizi PS”
Un medico dell’Ospedale Maria Vittoria di Torino ha segnalato, nel corso di una trasmissione Rai, le difficoltà in cui è costretto ad operare ogni giorno. Per questo, scrive l'Intersindacale in una nota, l’ASL Città di Torino ha minacciato di rispondere alle accuse con provvedimenti disciplinari. Chiesto un passo indietro alla Asl e appello alla Regione Piemonte affinché metta a punto un piano d’azione per risolevere i problemi di Dea e Pronto Soccorso.
06 MAR - Sono solidali con quel collega minacciato di provvedimenti disciplinari solo per aver descritto le condizioni del proprio lavoro. E, soprattutto, chiedono la sospensione di qualunque di questi provvedimenti: l’ASL Città di Torino deve fare un passo indietro. L'Intersindacale della dirigenza Medica, Veterinaria e Sanitaria piemontese interviene sul caso del medico operante presso il DEA del l’Ospedale Maria Vittoria di Torino che aveva segnalato, nel corso di una trasmissione televisiva della Rai, le difficoltà in cui si trova a lavorare.
Gli stessi rappresentanti di categoria, attraverso un documento inviato all’Assessorato alla Sanità della Regione Piemonte, il 20 febbraio di quest’anno, avevano già denunciato “l’estrema criticità in cui versano DEA e Pronti Soccorsi piemontesi”, chiedendo “di poter concordare un preciso piano d’azione per risolvere il problema”.
L’intersindacale, in una nota congiunta, coglie l’occasione pure per esprime il proprio appoggio “a tutti gli operatori medici, e non solo, che agiscono quotidianamente nell’ambito dell’emergenza-urgenza in situazioni di estremo disagio e di insicurezza loro e dell’utenza. Contemporaneamente – hanno aggiunto - chiediamo con forza alla ASL Città di Torino di recedere da ogni ipotesi di provvedimento disciplinare nei confronti del medico interessato, preannunciando, in caso contrario, la messa in atto di ogni azione sindacale e legale volta a contrastare un tale provvedimento che si configurerebbe - hanno concluso - come una profonda ingiustizia nei confronti di chi non ha avuto altra colpa se non di descrivere la drammaticità di una situazione le cui responsabilità vanno sicuramente ricercate altrove”.
06 marzo 2017
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