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Linfoma di Hodgkin. Asl TO 4 tra i protagonisti di un nuovo studio sugli approcci terapeutici

Lo studio, che ha coinvolto circa 20 strutture di Ematologia italiane, ha dimostrato per la prima volta, a livello mondiale, che se la PET è effettuata precocemente dopo solo due cicli di chemioterapia, è possibile individuare le persone a cattiva prognosi, meritevoli di un trattamento chemioterapico ad alte dosi con autotrapianto di midollo.

19 FEB - Pubblicato il 16 febbraio, sulla prestigiosa rivista scientifica internazionale Journal of Clinical Oncology, uno studio che apre la possibilità di nuovi approcci terapeutici alle persone affette da linfoma di Hodgkin in stadio avanzato. Si tratta di una patologia tumorale relativamente frequente nell’età adulta, che prende origine nel sistema linfatico (linfonodi e vasi linfatici), cioè nelle cellule e nei tessuti che hanno il compito di difendere l'organismo dagli agenti esterni e dalle malattie e di garantire una corretta circolazione dei fluidi nell'organismo.

Allo studio ha contribuito anche l’Asl TO4, oltre ad altre venti autorevoli strutture di Ematologia italiane; il dottor Roberto Freilone, Responsabile della struttura di Ematologia dell’Azienda, struttura che è tra i soci fondatori della Fondazione Italiana Linfomi (FIL), è uno degli autori dello studio.
Nella ricerca sono state coinvolte 519 persone affette da linfoma di Hodgkin in stadio avanzato e l’Ematologia dell’Asl TO4 ha avuto un ruolo particolarmente attivo arruolando nel protocollo di studio 14 utenti.

“Era già noto – spiega una nota della Asl - che in questa tipologia di linfomi l'utilizzo della metodologia radiologica della PET totale corporea (una particolare tecnologia che, tramite l'utilizzo di glucosio radiomarcato, fornisce un’immagine funzionale del tumore in analisi) era in grado di evidenziare la presenza di cellule tumorali residue dopo trattamento chemioterapico e che questa situazione era predittiva di non risposta al trattamento e gravata di elevata mortalità. Lo studio ha dimostrato per la prima volta, a livello mondiale, che, se la PET è effettuata precocemente dopo solo due cicli di chemioterapia, è possibile individuare le persone a cattiva prognosi, meritevoli di un trattamento chemioterapico ad alte dosi con autotrapianto di midollo. Lo studio ha anche dimostrato che questa terapia è in grado di guarire ben il 76% degli interessati, analogamente alle persone per cui la PET è negativa, cioè non evidenzia la presenza di cellule tumorali residue”.

La ricerca, dunque,  apre la possibilità di nuovi approcci terapeutici, che consentono di curare efficacemente e di guarire un’elevata percentuale di persone affette da linfoma di Hodgkin in stadio avanzato.

“Questo importante lavoro, portato all’attenzione della comunità scientifica internazionale, – commenta il Direttore Generale dell’Asl TO4, Lorenzo Ardissone – è la dimostrazione di come anche negli ospedali delle Aziende sanitarie locali si possa raggiungere un livello di qualità clinica tale, da rappresentare un punto di riferimento per la ricerca nazionale, come in questo caso”.

19 febbraio 2016
© Riproduzione riservata

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