Piemonte. Diabete. Al via percorso prescrittivo con deroga terapeutica informatizzata
Il diabetologo può così stimare il periodo necessario, calcolare il fabbisogno ed emettere un piano terapeutico per la durata supposta. Con la visita di revisione conclusiva, di solito il paziente torna a una terapia non a rischio di ipoglicemie e dismette l’autocontrollo oppure può essere rivalutato il piano terapeutico.
05 FEB - Prima in Italia, il Piemonte è l’unica regione ad avere autorizzato un percorso prescrittivo strutturato che abbina sia l’educazione terapeutica, mirata al corretto impiego dei presidi appropriati, sia a migliorare la sostenibilità della spesa con indicazioni specifiche che rispondono al reale bisogno del paziente con diabete. “Si tratta di un’iniziativa che rende possibile da un lato una maggiore prescrizione di strisce, laddove necessario e, dall’altro la monitorizzazione, in tempo reale della prescrizione stessa – illustra
Carlo Bruno Giorda, responsabile del servizio di Diabetologia e malattie Metaboliche dell’Asl To5 di Chieri -. La novità di questo atto della Regione Piemonte sta nella deroga monitorata che utilizza un sistema di autorizzazione online che va incontro alle necessità del paziente diabetico e, nel contempo controlla la prescrizione”.
In sintesi queste sono le fasi della procedura. “Il diabetologo viene autorizzato alla prescrizione dei presidi, rilascia un piano terapeutico informatizzato nel quale vengono specificati tipo di presidio, modello e quantitativo mensile (fabbisogno) e la durata del piano stesso - prosegue Giorda -. Tale durata può essere limitata – soprattutto per pazienti di tipo 2 che possono avere bisogno temporaneo della terapia insulinica - oppure permanente, come nel caso del paziente di tipo 1, che necessita della terapia insulinica per tutta la vita e deve essere supportato da un autocontrollo costante”. Il diabetologo può stimare il periodo necessario, calcolare il fabbisogno ed emettere un piano terapeutico per la durata supposta. Con la visita di revisione conclusiva, di solito il paziente torna a una terapia non a rischio di ipoglicemie e dismette l’autocontrollo oppure può essere rivalutato il piano terapeutico.
“L’opera di educazione del paziente – conclude Giorda - , serva a far capire che i dati numerici si trasformano in informazioni utili se collegati ad azioni, terapia e stile di vita e, portando ad interpretare comportamenti quotidiani coerenti con gli obiettivi”.
05 febbraio 2015
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