Torino. Citta della Salute: Adriano Chiò sul Lancet Neurology tra migliori ricercatori mondiali nel campo della Sla
È la seconda volta in assoluto che the Lancet Neurology dedica un articolo ad un ricercatore italiano. La rivista riserva questo raro e prestigioso riconoscimento ai migliori ricercatori internazionali che hanno pubblicato lavori scientifici di rilievo nel campo della neurologia
10 DIC - “Adriano Chiò: collezionista indomito” è il titolo dell’
articolo appena uscito sull’autorevole rivista
the Lancet Neurology, dedicato al neurologo torinese
Adriano Chiò. Il Professor Chiò ha dedicato la sua carriera alla ricerca sulla sclerosi laterale amiotrofica (SLA), contribuendo ad aumentare le conoscenze scientifiche per la comprensione della malattia. Chiò è ricercatore dell’Università di Torino e responsabile del Centro Regionale Esperto per la sclerosi laterale amiotrofica (SLA) presso l'ospedale Molinette della Città della Salute di Torino.
La pubblicazione del profilo del Professore rappresenta un prestigioso riconoscimento: la rivista riserva questo ritratto ai migliori ricercatori internazionali che hanno pubblicato lavori scientifici di rilievo nel campo della neurologia.
The Lancet Neurology in precedenza aveva dedicato il ritratto in prima pagina soltanto ad un altro ricercatore italiano, il Professor
Renzo Guerrini dell’Università di Firenze.
Tra i principali risultati raggiunti da Adriano Chiò, c’è la scoperta che il rischio di sviluppare la SLA risulta aumentato nei calciatori professionisti. Essendo stato coinvolto nella conduzione di un’indagine scientifica sull’uso illecito di farmaci tra i calciatori italiani, infatti, il Professore ha avuto accesso a tutti i documenti dei giocatori professionisti del nostro paese nel periodo compreso tra il 1970 e il 2001: a partire da questo vasto studio epidemiologico, Chiò ha rilevato un aumento pari a sei volte del rischio di SLA all’interno di questa categoria professionale, un dato confermato anche nell’ambito di una ricerca americana. Le motivazioni di questo aumento non sono ancora note. “Abbiamo formulato numerose ipotesi e abbiamo fiducia del fatto che ne scopriremo le cause”, ha affermato il neurologo, “che ancora non ci sono note – forse si tratta di qualcosa che ha a che fare con il maggior numero di traumi?”
Nel 2011, inoltre, in uno studio epidemiologico, il neurologo ha mostrato come i pazienti affetti da SLA presentino caratteristiche cliniche e prognostiche distintive e facilmente distinguibili, in base all’età e al sesso, come si legge nel testo su
the Lancet Neurology.
Sulla base di questi risultati, il Professor Chiò ha posto le basi per una collaborazione internazionale con gli US National Institutes of Health: uno studio scientifico che, sempre nel 2011, ha portato alla scoperta della
mutazione genetica C9orf72, identificata nel 6-10% dei pazienti con la sclerosi laterale amiotrofica: una mutazione che è presente anche in un particolare tipo di malattia neurogenerativa, nel 10-15% dei pazienti con demenza frontotemporale. “Si tratta di un ponte tra le due malattie”, ha commentato il neurologo, che ha contribuito alla scoperta.
L’amore di Adriano Chiò per il suo lavoro si esprime nel costante interesse verso la scienza, un punto fermo nella vita dell’esperto fin dagli anni della scuola, e nell’attenzione verso ogni singolo paziente e la sua malattia. “Ognuno di loro insegna qualcosa di diverso”, ha spiegato il Professore, “riguardo alla sua malattia ma anche riguardo alle caratteristiche della sua personalità”.
Una fervente passione ricordata, nell’articolo sul
Lancet Neurology, anche da
Roberto Mutani, Professore Emerito di Neurologia presso l’Università di Torino, che ha seguito Adriano Chiò durante gli studi in medicina: “fin da subito mi sono reso conto che Adriano è interessato alle persone in maniera del tutto sincera”, ha affermato Mutani. "Anche se è stato ed è il più brillante allievo e collega che abbia mai avuto nella mia vita, la sua totale assenza di vanità non mette mai a disagio le persone. È sempre un grande piacere per tutti condividere con lui discussioni sulla scienza e oltre”.
Insomma, una “mente vulcanica e brillante e una non comune passione per il lavoro”, sottolinea, sempre nell'articolo sul
Lancet Neurology,
Gabriele Mora, Direttore della SLA Clinic presso la Fondazione Salvatore Maugeri a Milano e collaboratore per molti anni di Adriano Chiò, “e un carattere aperto che gli ha permesso di conquistare la fiducia di molti clinici e ricercatori italiani”.
Viola Rita
* Dara Mohammadi, Adriano Chiò: the constant collector, The Lancet Neurology, Volume 13, Issue 12, Page 1172, December 2014, doi:10.1016/S1474-4422(14)70274-1
10 dicembre 2014
© Riproduzione riservata
Altri articoli in QS Piemonte