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Il Sant’Anna di Torino apre le porte delle sale operatorie ai papà per i parti cesarei programmati

La decisione tiene considerazione del fatto che, nonostante l’impegno per contenere la percentuale di tagli cesarei, talvolta questo intervento chirurgico è necessario. L'impegno è quello di “preservare, oltre alla sicurezza delle cure di  mamma e neonato, anche l’esperienza di accoglienza attraverso buone pratiche assistenziali quali il taglio ritardato del cordone ombelicale, il contatto pelle a pelle e l’avvio precoce dell’allattamento al seno”.

05 FEB - L’ospedale Sant’Anna della Città della Salute di Torino aprirà per la prima volta le porte delle proprie sale operatorie per i parti cesarei. Così papà o la persona cara scelta dalla puerpera potrà assistere e stare vicino alla futura mamma ed al nascituro, non solo durante i parti naturali, ma anche in sala operatoria durante i parti cesarei per una migliore accoglienza ed umanizzazione del parto.

Il primo cesare con papà in sala è avvenuto alcuni giorni fa, con un papà di 33 anni e la puerpera di 31 anni, seguita dall’Ostetricia e Ginecologia 2 universitaria (diretta dal professor Alberto Revelli), che ha messo al mondo un maschietto di 2.870 grammi, grazie anche alla collaborazione degli anestesisti dell’équipe della dottoressa Mariella Maio ed ai neonatologi dell’équipe della professoressa Alessandra Coscia. E’ il loro primo figlio.

“Sebbene ogni sforzo informativo, clinico ed organizzativo venga effettuato per contenere, come indicato dalle buone pratiche cliniche – spiega la Città della Salute di Torino in una nota -, la percentuale di tagli cesarei, talvolta questo intervento chirurgico si rende necessario per il benessere della mamma e/o del neonato. Presso l’ospedale Sant’Anna (direttore sanitario dottor Umberto Fiandra) la percentuale di tagli cesarei primari è in linea con le indicazioni del Ministero della Salute e nei casi di fisiologia ostetrica si attesta al di sotto del 5% (saranno circa 500 i parti cesarei che ogni anno potranno essere eligibili per la presenza dei padri)”.

Quando il taglio cesareo si rende proprio necessario, “si cerca di preservare, oltre alla sicurezza delle cure di mamma e neonato, anche l’esperienza di accoglienza attraverso buone pratiche assistenziali quali il taglio ritardato del cordone ombelicale, il contatto pelle a pelle e l’avvio precoce dell’allattamento al seno nelle prime ore di vita”, spiega la nota.

Superata la fase di pandemia COVID l’obiettivo è quello di riportare il Sant’Anna alla fase pre-pandemia, “durante la quale era un ospedale aperto, dando il maggiore spazio possibile all’esperienza della madre, del neonato e dell’intera famiglia, coniugando i loro bisogni con la tutela della sicurezza delle cure”.

Con questo obiettivo si stanno avviando, tra le altre, due importanti azioni di miglioramento che prevedono un maggiore coinvolgimento della persona cara scelta dalla donna in sala tagli cesarei (gentle cesarean birth) e l’introduzione di procedure cliniche (protocollo ERAS) in grado di migliorare ulteriormente la ripresa della mamma dopo l’intervento.

La presenza del papà / persona cara in Sala Tagli Cesarei può avere numerose sfumature, che vanno dalla presenza in sala di preparazione per stare accanto alla mamma sino all’ultimo minuto prima dell’intervento alla fase post intervento in sala risveglio con mamma e neonato, sino alla presenza sulla scena del parto cesareo. “Quest’ultima opzione – fa notare la Città della Salute di Torino - , come ha giustamente detto un papà recentemente, può non essere per tutti. Richiede consapevolezza ed il rispetto delle regole necessarie in una sala operatoria per la tutela della salute della diade madre e neonato. Inoltre è una scelta che può essere effettuata solo nei casi di taglio cesareo programmato, ma non nelle situazioni di emergenza urgenza, durante le quali l’attenzione dei professionisti sanitari deve essere completamente dedicata a madre e feto / neonato/a”.

05 febbraio 2024
© Riproduzione riservata

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