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Diabete. Una sana alimentazione non basta, se a tavola ci sono anche cibi ultra-processati 

Una ricerca dell’Irccs Neuromed, condotta nell’ambito del Progetto Epidemiologico Moli-sani, su 1.066 persone con diabete di tipo 2, mostra che il consumo di alimenti sottoposti a intensa lavorazione, spesso industriale, aumenta il rischio di morte per persone con diabete di tipo 2, indipendentemente dalla qualità nutrizionale della dieta. Lo studio pubblicato sull’American Journal of Clinical Nutrition

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La primissima regola, per le persone a cui viene diagnosticato un diabete di tipo 2, riguarda il cibo. L’attenzione verso le calorie ingerite, oltre a quella per i nutrienti contenuti nei vari alimenti, diventa parte integrante della vita di un diabetico. Ma potrebbe non bastare: un ruolo importante nel determinare lo stato di salute delle persone con questa patologia potrebbe infatti essere giocato anche dal grado di lavorazione degli alimenti che finiscono nel piatto. Questi prodotti vengono descritti come “ultra-processati” e sono stati associati a un impatto negativo sulla salute nella popolazione generale, come documentato in numerosi studi di popolazione.

Una ricerca condotta dal Dipartimento di Epidemiologia e Prevenzione dell’Irccs Neuromed di Pozzilli (IS), pubblicata sulla rivista scientifica American Journal of Clinical Nutrition, si è quindi occupata di capire se il consumo di alimenti ultra-processati potesse rappresentare un fattore di rischio anche per persone particolarmente vulnerabili come quelle affette da diabete di tipo 2. I risultati della ricerca indicano che un elevato consumo di cibi ultra-processati è associato a un aumento sostanziale del rischio di mortalità, sia per malattie cardiovascolari che per tutte le altre cause. E questo indipendentemente dalla qualità nutrizionale della dieta, misurata in questo caso come aderenza alla Dieta Mediterranea.

Gli alimenti ultra-processati, spiega una nota, sono prodotti che hanno subito processi di trasformazione spesso intensi, realizzati, in parte o interamente, con sostanze che non vengono utilizzate abitualmente in cucina (es. proteine idrolizzate, maltodestrine, grassi idrogenati) e che contengono generalmente diversi additivi, come coloranti, conservanti, antiossidanti, anti-agglomeranti, esaltatori di sapidità ed edulcoranti, il cui fine principale non è migliorare le proprietà nutrizionali degli alimenti ma piuttosto quello di esaltarne il sapore, l'aspetto e prolungarne la durata. Vengono in mente gli snack confezionati, le bevande gassate e zuccherate, i pasti pronti per il consumo e i cibi fast-food. Ma questo scenario non rappresenta tutta la realtà: il livello di lavorazione di un alimento è una caratteristica che si può riscontrare anche in cibi che “insospettabili”, come ad esempio yogurt alla frutta, cereali per la colazione, cracker e buona parte dei sostituti vegetali della carne.

La ricerca italiana, condotta nell’ambito del Progetto Epidemiologico Moli-sani, ha preso in esame 1.066 partecipanti che al momento dell’ingresso nello studio erano affetti da diabete di tipo 2.

“Esaminando l’evoluzione della loro salute nel corso di 12 anni – dice Marialaura Bonaccio, epidemiologa del Dipartimento di Epidemiologia e Prevenzione dell’Irccs Neuromed di Pozzilli e primo autore dello studio – è stato possibile evidenziare che una alimentazione ricca di alimenti ultra-processati esponeva le persone con diabete ad una ridotta sopravvivenza. Quelle che riportavano un consumo più elevato di cibi ultra-processati mostravano un rischio di mortalità per ogni causa del 60% più alto, rispetto ai pazienti che consumavano questi prodotti in quantità minore. Il rischio di mortalità per malattie cardiovascolari, che sono già frequenti nella popolazione con diabete, aumentava più del doppio”.

“Uno dei risultati più interessanti di questo studio – dice Licia Iacoviello, Direttore del Dipartimento e professore ordinario di Igiene all’Università dell’Insubria di Varese e Como – è che l’aumento di rischio legato ai cibi ultra-processati si osserva anche se si è scrupolosamente attenti a ciò che si mangia. Ad esempio, una persona con diabete sceglie generalmente cibi salutari tipici della Dieta mediterranea. Ma se nella sua alimentazione sono presenti anche molti cibi sottoposti a lavorazione, i vantaggi si annullano, con un evidente aumento di rischio per la salute”.

“Questi risultati – commenta Giovanni de Gaetano, Presidente dell’Irccs Neuromed di Pozzilli - potranno avere importanti implicazioni per future linee guida finalizzate alla gestione del diabete di tipo 2. Oltre alla tradizionale adozione di una alimentazione basata sui ben noti requisiti nutrizionali, le raccomandazioni alimentari dovranno anche suggerire di limitare quanto più possibile il consumo di alimenti ultra-processati. In questa prospettiva, e non solo per le persone con diabete, riteniamo che le etichette e le indicazioni sui cibi che acquistiamo dovrebbero contenere anche informazioni sul grado di lavorazione al quale sono stati sottoposti”.



26 luglio 2023
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