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Cronaca di un flop annunciato: lo screening di massa delle Marche

01 FEB - Gentile Direttore,
in una precedente lettera avevo segnalato la scelta di diverse Regioni di replicare il programma di screening di massa che a novembre era stato realizzato in Provincia di Bolzano. Tra queste Regioni, oltre all’Abruzzo e la Sardegna, figurano anche le Marche in cui lo screening di massa sta per concludersi  consentendo di fare alcune riflessioni che potranno valere per le altre realtà che volessero replicare tale scelta. Diciamolo subito: in modo che non la prendano e rinuncino.
 
Partiamo da una rapida sintesi dei  risultati. Nelle Marche lo screening di massa iniziato lo scorso 18 dicembre dicembre è stato un clamoroso insuccesso dai costi elevati e con un impatto sulla curva epidemiologica opposto alle attese: in coincidenza con l’avvio del programma (curiosamente e infelicemente definito Operazione Marche Sicure)  c’è stata una impennata nella incidenza dei nuovi casi ed un contestuale peggioramento degli altri indici.
 
Dai dati ufficiali dei Report settimanali del Ministero/Istituto Superiore di sanità  risulta che prima dell’inizio dello screening di massa (che ha avuto avvio il 18 dicembre) ogni 2 settimane si verificavano nelle Marche 288 nuovi casi (Report 32 con i dati della settimana dal 14 al 20 dicembre). Che sono rapidamente saliti nelle successive settimane a 293 (Report 33), 352 (Report 34), 444 (Report 35) per poi scendere a 410 (Report 36) e 358 (Report 37) nelle settimane successive, ma senza tornare ancora al livello di prima dello screening. A solo titolo di esempio, nella Regione  Lazio che nel Report 32 aveva un tasso di incidenza bisettimanale simile a quello delle Marche (285) e non ha fatto lo screening di massa la curva è salita di meno ed è scesa prima tornando nell’ultima rilevazione sotto al livello di prima di Natale.
 
Del resto l’Operazione Marche Sicure è stata ancor prima un clamoroso insuccesso organizzativo visto che, dati di oggi 31 gennaio a pochi giorni dalla fine dell’Operazione, complessivamente hanno aderito 236.016 persone e sono stati individuati 1.220 soggetti positivi. La percentuale di positività è dello 0,5% mentre l'adesione sulla popolazione target è ad oggi pari al 19,7%. Per avere una idea delle attese della Regione era stato inizialmente previsto di interessare circa il 70% della popolazione (e quindi circa un milione e passa di persone) con il coinvolgimento di oltre mille addetti al giorno tra sanitari, addetti dei comuni e volontari di associazioni di soccorso e di Protezione civile. Le Marche si erano dotate di 2,2 milioni tamponi rapidi acquisiti da una ditta finlandese in una gara ad evidenza pubblica, con un costo previsto di circa 2,6 milioni di euro (2 milioni per i tamponi, 600mila euro per il personale).
 
Molti i fattori di insuccesso della operazione che vale la pena di ricordare a futura memoria:
 
1. non è stata fatta alcuna preliminare valutazione tecnica dell’Operazione (come ha fatto a suo tempo invece la Regione Piemonte) che è stata esclusivamente decisa sul piano della opportunità politica;
 
2. non è stata fatta alcuna valutazione sul campo della sensibilità e specificità del test  che è arrivato pochissimi giorni prima dell’avvio del  programma (non è noto nemmeno il dato sulla conferma o meno dei 1220 positivi)  e la bassissima percentuale di positivi (0,5%) fa pensare a possibili grossi problemi di sensibilità e quindi di numeri elevati di falsi negativi;
 
3. è stata fatta la scelta di un programma di screening di massa diluito nel tempo (altre 40 contro i tre della esperienza di Bolzano) illogico sul piano del semplice buon senso (il serbatoio degli asintomatici o lo svuoti tutto contemporaneamente o si riforma immediatamente);
 
4. per reggere l’Operazione si è sottratto personale alle altre attività a partire da quelle di contact tracing;
 
5. la forza della convinzione che se sei negativo “puoi essere tranquillo almeno per qualche giorno” non la si contrasta in una Operazione beffardamente denominata Marche Sicure.
 
Purtroppo (e credo inevitabilmente) la pur analoga efficiente iniziativa della provincia di Bolzano (due terzi della popolazione esaminata nel giorni di soli tre giorni)  non l’ha sottratta al destino di area di gran lunga a maggior incidenza d’Italia come evidenziato nell’ultimo Report di Monitoraggio.
 
A fronte di tanta evidenza circa l’insuccesso davvero clamoroso della Operazione Marche Sicure, si registra la autoreferenziale convinzione che si tratti di un grande successo dell’Assessore alla Sanità Filippo Saltamartini che ne loda persino l’efficienza (nel suo commento ufficiale ai primi 100 giorni della nuova Giunta delle Marche ha fatto riferimento “allo screening di massa con cui ci distinguiamo in Italia come prima regione nel tracciamento” ).
 
A questo punto sorge spontanea una domanda: ma è legittimo che una Regione promuova una iniziativa di questo tipo (screening di massa con test antigenici rapidi) quando la stessa era di fatto scoraggiata nel Documento di inizio novembre 2020del Ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità su “Test di laboratorio per SARS-CoV-2 e loro uso in sanità pubblica”?
 
Esempi di questo tipo impongono un ripensamento dei livelli di autonomia delle Regioni in contesti emergenziali quali quelli di una pandemia.
 
Claudio Maria Maffei
Coordinatore scientifico Chronic-on

01 febbraio 2021
© Riproduzione riservata

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