Stagione influenzale 2015-2016. La più “blanda” degli ultimi anni e il virus B “primeggia”
La stagione si è conclusa, i dati del Rapporto InfluNet indicano un’incidenza di 1,82 casi ogni mille al termine del periodo pandemico. In totale, circa 4mln e 877mila ammalati da ottobre 2015 a oggi. Nelle Marche la stagione è stata particolarmente lieve. Basse le coperture vaccinali: si è vaccinato il 50% degli over65. Il commento di Fiacchini
20 MAG - Non passerà alla storia la stagione influenzale 2015-2016. Lontana dai clamori di quella precedente, caratterizzata da un’incidenza medio alta e dal flop delle vaccinazioni, complice anche il caso Fluad, verrà infatti ricordata per la sua bassa intensità.
Superato nel mese di febbraio il picco influenzale, con un’incidenza di 6,11 casi per mille assistiti (nel 2014-2015 i valori sono stati pari a 10,9) la stagione tra il 4 e il 10 aprile, nella sua fase conclusiva, ha consegnato valori pari a 1,82 casi per mille assistiti: in numeri, circa 110mila persone rimaste a letto con l’influenza. In totale nella stagione 2015-2016 sono stati 4milioni e 877mila i casi registrati.
A farla da padrone sono stati i virus di tipo B appartenenti al lineaggio Victoria e Yamagata. Virus che hanno come unico serbatoio l’uomo e che hanno mostrato una crescita rispetto a quelli del tipo A, nei sottotipi H1N1, H2N2 e H3N3, conosciuti ai più come febbre suina, influenza aviara e quella di Hong Kong. In particolare nella settimana dal 28 marzo al 3 aprile, il 64% dei virus circolanti in Italia apparteneva al tipo B e il restante 36% al tipo A.
A scattare la fotografia dell’andamento delle sindromi influenzali, settimana per settimana, e a delineare l’identikit dei virus dell’influenza è il Rapporto Epidemiologico InfluNet, elaborato dal Centro nazionale di epidemiologia, sorveglianza e promozione della salute dell’Istituto superiore di sanità in collaborazione con il Centro Interuniversitario per la Ricerca sull’Influenza (Ciri) di Genova e il contributo dei medici di medicina generale e pediatri di libera scelta, dei referenti presso le Asl e le Regioni.
Le rilevazioni di InfluNet.Le rilevazioni riferite alla settimana del 4-10 aprile fotografano il fine corsa del periodo epidemico, con la curva delle sindromi influenzali ormai in discesa. Nella fascia di età 0-4 anni l’incidenza è stata pari a 4,21 casi per mille assistiti, nella fascia 5-14 anni a 3,27, in quella 15-64 anni a 1,77 e tra gli individui di età pari o superiore a 65 anni a 0,64 casi per mille assistiti.
L’avanzata dei ceppi virali di tipo B.Sul fronte virologico? Come emerge dagli ultimi dati di sorveglianza virologica di InfluNet (relativi alla settimana dal 28 marzo 3 aprile) sono stati 252 i campioni clinici raccolti dai diversi laboratori afferenti alla rete InfluNet, di cui 80 (32%) sono risultati positivi al virus influenzale. Di questi 29 erano di tipo A e 51 di tipo B. Nell’ambito del tipo A, 14 virus sono risultati di sottotipo H3N2, e 11 di sottotipo H1N1pdm09, i restanti non sono stati sottotipizzati. Tra i ceppi B, 14 appartenevano al lineaggio B/Victoria e 2 al B/Yamagata.
Ma l’aumento dei ceppi influenzali di tipo B è stata segnalato anche in Europa e in alcune regioni dell’Asia settentrionale e sud-orientale. Nel vecchio continente in particolare, secondo i dati contenuti nel Rapporto sulla sorveglianza virologica, 1.229 virus sono risultati appartenenti al tipo A (di questi 601 sono stati sottotipizzati come H1N1pdm09 e 85 come H3N2. Ulteriori 543 virus di tipo A non sono stati ancora caratterizzati), e 1.524 virus sono risultati appartenenti al tipo B (tra questi, 192 sono risultati appartenere al lineaggio B-Victoria, 19 al lineaggio B-Yamagata e 1.313 ceppi non sono stati ancora caratterizzati).
Le raccomandazioni dell’Oms.Attualmente la vaccinazione è lo strumento più efficace di prevenzione primaria per le sindromi influenzali ed è effettuata, come raccomandato dall’Oms, attraverso l’impiego di vaccini trivalenti, a virus ucciso, contenenti gli antigeni di emoagglutinina relativi a due sottotipi A (H1N1 e H3N2) e a un solo virus B (l’inclusione del lineaggio Victoria o Yamagata è legata a previsioni che vengono fatte a febbraio di ogni anno, sulla base della distribuzione dei virus influenzali dell’anno precedente a quello di introduzione del vaccino).
Il ceppo B predominante in una stagione, secondo il fenomeno definito di mismatch, ovvero mancata corrispondenza tra ceppi vaccinali e virus circolante, potrebbe quindi non essere quello contenuto nel vaccino trivalente. Un fenomeno che ad esempio in Europa dal 2003 al 2012 si è verificato in più della metà delle stagioni. Ad oggi i dati italiani sul B-mismatch sono limitati a poche rilevazioni regionali. Ad esempio in Lombardia nel corso di dieci stagioni influenzali (dal 2004-2005 al 2013-2014), si è verificato B-mismatch totale in tre stagioni (2005-2006, 2006-2007 e 2009-2010) e B-mismatch parziale in una (2010-2011). Le raccomandazioni dell’Oms e delle altre autorità scientifiche, tra cui quelle europee, già nel 2012 hanno quindi espresso la necessità per la sanità pubblica di un vaccino quadrivalente al fine di superare la mancata di protezione verso i virus B non presenti nel vaccino, ma circolanti. Un vaccino quindi con l’inserimento di entrambi i lineages B.
Il quadro nelle Marche.Nella Regione la stagione è stata mite, il picco massimo è stato osservato tra la quarta e la dodicesima settimana di osservazione con un’incidenza inferiore a 12,78 e con una prevalente circolazione di virus di tipo B, tipizzato nel 65% dei campioni positivi per influenza,
“Quella appena trascorsa sarà ricordata nelle Marche come una delle più blande stagioni influenzali di sempre – ha spiegato
Daniel Fiacchini, Coordinatore Gruppo Tecnico Vaccini e Strategie di Vaccinazione Regione Marche e Dirigente Medico Sisps Fabriano Dipartimento di prevenzione Asur Marche AV2 – abbiamo registrato una incidenza di ILI (Influenza Like Illness) più bassa di quella degli scorsi anni, con una prevalente circolazione di virus di tipo B, tipizzato nel 65% dei campioni positivi per influenza, che è stato principalmente causa di infezioni pediatriche. A differenza della scorsa stagione, gravata da un eccesso nel numero dei casi gravi e complicati di influenza, quest’anno non sono stati registrati casi di influenza clinicamente rilevanti”.
Le coperture vaccinali, ha aggiunto Fiacchini “purtroppo, si sono rilevate ‘miti’, con dati di poco superiori a quelli registrati nella precedente stagione influenzale. Proprio questo è l’elemento che preoccupa particolarmente. Nelle Marche solo il 50% degli ultrasessantacinquenni ha deciso di vaccinarsi e siamo ben lontani dagli obiettivi nazionali di copertura (75% obiettivo minimo perseguibile; 95% obiettivo ottimale). Abbiamo dunque vaccini sicuri ed efficaci ma anche gli anziani, esattamente come fanno i genitori rispetto alla decisione di vaccinare i propri figli, esitano di fronte alla scelta di prevenire l’influenza attraverso il vaccino. Capire le motivazioni di questo fenomeno e prendere provvedimenti – ha aggiunto – è la sfida professionale per la prossima stagione antinfluenzale, magari cominciando dall’esempio: come ogni anno gli operatori sanitari rappresentano una delle categorie prioritarie meno rispondenti alla raccomandazione di vaccinarsi (nelle Marche si vaccina ogni anno tra il 5 e il 10% degli operatori sanitari), è ora che si verifichi un netto cambio di tendenza”.
20 maggio 2016
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