Gentile direttore,
è stata data ieri da Qs una anticipazione dei dati provvisori del Ministero della Salute sulla cosiddetta “fornitura delle cure essenziali”, ovvero dei dati del sistema di monitoraggio dei LEA in base agli indicatori del cosiddetto Nuovo Sistema di Garanzia (NSG) in vigore dal 2020. Ogni volta che questi dati ministeriali escono non resisto alla tentazione di criticarli qui su Qs, come ho fatto ad esempio nell’aprile 2021 e come feci nella mia prima lettera a Qs del gennaio 2019 (allora il mio bersaglio fu il “vecchio” sistema di indicatori della Griglia LEA).
Non entro oggi nel merito dei singoli indicatori (per la cui critica rimando appunto alla mia nota di due anni fa), quanto alla inaccuratezza evidente della valutazione che emerge dai dati pubblicati ieri. I dati del monitoraggio dei LEA vengono, se favorevoli, utilizzati immediatamente dalla politica per autopromuoversi, come testimoniato dagli immediati interventi riportati qui su QS di Luca Zaia per il Veneto e Giovanni Toti per la Liguria. Questo è quello che rischia di avvenire anche per le Marche, che strappano la sufficienza per la prevenzione (62,71%) e prendono “votoni” per la assistenza distrettuale (90,71%) e quella ospedaliera (91,26%).
Questi voti per le Marche sono quantomeno strani e quindi posso immaginare che lo siano anche per altre Regioni. Con il bel risultato di legittimare scelte di politica sanitaria sbagliate quando non illegittime. Prendiamo l’assistenza distrettuale. Nelle Marche notoriamente (il che vuol dire in base a dati ufficiali di organismi centrali) questo macrolivello assistenziale è in grave sofferenza come dimostra la crisi dei Dipartimenti di Salute Mentale influenzata dal poco personale e dallo scarso finanziamento (Rapporto Salute Mentale , anno 2022), la assoluta carenza dei servizi consultoriali (Indagine nazionale ISS 2018-2019 e indagine della Agenzia Regionale Sanitaria delle Marche) e le altrettanto gravi carenze dei servizi per le demenze (Indagine dell’Osservatorio Demenze ISS 2021-2023). Nonostante questo e tanti altri dati che chi sta sul campo conosce (ritardi nelle Case della salute, stentato avvio della figura degli infermieri di famiglia e di comunità, enormi difficoltà di servizi fondamentali come i servizi di neuropsichiatria infantile UMEE comprese) l’assistenza distrettuale nelle Marche risulta pienamente promossa.
Passando alla assistenza ospedaliera, le Marche, prendendo come esempio l’area oncologica, in base ai dati del Portale Statistico dell’Agenas hanno problemi gravi di tempestività per gli interventi di classe A di area e problemi rilevanti di mobilità passiva, in base al PNE hanno problemi gravi nei treemap di moltissimi ospedali per quanto riguarda l’area della chirurgia oncologica e problemi di funzionamento della rete in base alla indagine Agenas sulle reti oncologiche regionali. Chi sta sul campo sa che nelle Marche la programmazione ospedaliera è del tutto disallineata alle indicazioni del DM 70 ed è la base di un Piano di edilizia ospedaliera che ingesserà in una posizione viziata la sanità marchigiana per decenni. Ma nella pagella ministeriale nella assistenza ospedaliera la Regione Marche è tra le più brave della classe.
Senza tanti giri di parole così com’è il monitoraggio ministeriale dei LEA è fatto male e viene usato da politici peggio. E questo non perché mi dispiace “da oppositore” il bel voto alla mia Regione (magari fosse così brava), ma perché nasconde i problemi di una sanità nazionale persino più in crisi di quanto il titolo di ieri qui su Qs suggeriva: “Più della metà delle Regioni non garantisce le cure essenziali.” E perché legittima politiche regionali sbagliate che chi controlla al centro dovrebbe conoscere e correggere.
Non voglio pensar male sui bei voti dati alla mia Regione considerata un modello dalla destra al governo, ma un po’ mi viene spontaneo. Per inciso gli indicatori del monitoraggio ministeriale dei LEA sono da tanti anni nelle Marche negli obiettivi dei Direttori Generali e questo basta ad andare ben al di là della sufficienza (prevenzione a parte).
Claudio Maria Maffei