Gentile Direttore,
ancora una cronaca marchigiana, terra in cui quotidianamente la politica che governa la sanità offre importanti spunti di riflessione utili per capire sia cosa sta succedendo nel Servizio Sanitario Nazionale (SSN) che quali sono i fattori che ne stanno favorendo il declino. L’episodio da cui parto oggi è quello di una manifestazione che si è tenuta pochi giorni fa sotto gli uffici della Regione Marche ad Ancona.
La manifestazione era organizzata dalla Rappresentanza Sindacale Unitaria dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria delle Marche con sede ad Ancona per protestare contro le gravi carenze di personale legate alla mancata stabilizzazione di diverse centinaia di operatori a tempo determinato, vicenda di cui ho già parlato qui su Quotidiano Sanità visto che la Azienda era stata lo scorso novembre designata da Agenas come miglior ospedale pubblico d’Italia.
La notizia sta nel fatto che l’Assessore alla Salute della Giunta di centrodestra che governa dall’ottobre 2020, Filippo Saltamartini, si è fatto dare un megafono e ha arringato la folla, come riferito dai media locali, e fin qui siamo alle note di colore.
Dove invece lasciamo le note di colore per arrivare a considerazioni di merito sulla qualità della politica che governa le Marche è quando analizziamo le dichiarazioni dell’Assessore da cui stralcio questa che merita un commento a parte: “E’ legittimo che vi siano proteste o rivendicazioni però esorto i sindacati e i lavoratori alla coesione e all’unità, senza campanilismi per allontanare i conflitti”.
Il motivo per cui questa affermazione a me sembra gravissima risiede nel fatto che esattamente nel punto in cui Saltamartini al megafono reclamava alcuni giorni fa l’abbandono dei campanilismi si era svolta nel febbraio del 2020 tutt’altra scena, che era un inno al campanilismo come strumento di pressione politica.
Saltamartini, al tempo Sindaco di Cingoli, si faceva fotografare infatti con la fascia tricolore di Sindaco davanti alla Regione con sullo sfondo la neve che aveva fatto portare per rivendicare il mantenimento dell’Ospedale di Cingoli come ospedale di area disagiata. Anche qui abbiamo i media locali che documentano l’episodio.
Da notare come l’Ospedale di Cingoli non avesse i requisiti per ottenere quello status (dista infatti solo circa mezz’ora dall’Ospedale con DEA di I livello più vicino), che invece finalmente Saltamartini gli ha fatto ottenere con il nuovo Piano Socio Sanitario approvato dalla Giunta. Questo Piano, di cui pure ho già parlato qui su QS, è un altro inno al campanilismo elettorale e fa tranquillamente strame del DM 70 riaprendo piccoli ospedali e inventandosi tre ospedali di comunità con uno pseudo Pronto Soccorso con personale specializzato che afferisce al DEA di riferimento (almeno sono queste le intenzioni della Giunta).
Il significato generale di questa vicenda è molteplice, almeno dal mio punto di vista. Il primo punto riguarda la carenza di monitoraggio centrale da parte del Ministero e dei suoi organi sugli atti di politica sanitaria delle Regioni, carenza che è un grande punto di debolezza dell’impianto attuale del SSN.
Non voglio pensare infatti che questa carenza riguardi la sola Regione Marche per una sorta di complicità legata al fatto che è governata da una coalizione di centro destra a trazione Fratelli d’Italia.
Un secondo punto da sottolineare è che i cittadini sono attratti da questa politica fatta di promesse che non vengono mantenute e da responsabilità che vengono scaricate. La crescita culturale dei cittadini sui temi della salute ivi compresi quelli riguardanti le scelte di politica sanitaria potrebbe aiutare il loro coinvolgimento consapevole e critico sulla crisi del SSN. Bisognerebbe cominciare a lavorarci. Il terzo e ultimo punto riguarda la qualità e la competenza di chi fa politica sanitaria a così alti livelli come quelli dell’Assessorato alla Salute di una Regione di un milione e mezzo di abitanti. Anche su questo bisognerebbe riflettere e intervenire.
Claudio Maria Maffei