Quello che sta succedendo nella sanità delle Marche ha dello sconcertante. La Giunta di centrodestra insediatasi due anni e mezzo fa la sta letteralmente sfasciando. Qui su Qs si alternano quotidianamente segnali e proposte di intervento. La trasmissione Presa Diretta di Iacona di due giorni fa ha ancora messo ancora una volta l’accento sulla situazione drammatica delle Regioni del sud ed in particolare di Calabria e Basilicata. Ma la situazione di alcune Regioni che al monitoraggio dei LEA illustrato da Nino Cartabellotta sulla base delle elaborazioni del GIMBE sembrano uscire bene come le Marche sta rapidamente peggiorando anche a causa di un governo regionale irresponsabile.
Quella delle Marche è una situazione per certi versi esemplare visto che secondo lo stesso Presidente del Consiglio Meloni si tratterebbe di una Regione da prendere a modello visto che a guidarla è il centrodestra a trazione Fratelli d’Italia. Si tratta di una realtà esemplare anche per altri motivi: è una terra di mezzo sia geograficamente, che per dimensioni e performance della sua sanità. Una situazione di centro-classifica che usando una metafora calcistica con due partite vinte andrebbe nei playoff (nella zona alta della classifica) e con due perse nei playout (nella zona retrocessione). Le Marche le due partite le stanno perdendo e quel che è rilevante è che potevano benissimo non giocarle.
La prima partita è quella della “Grande Riforma” voluta dalla nuova Giunta con la soppressione dell’Azienda Sanitaria Unica Regionale e la sua trasformazione in 5 Aziende Territoriali, che a distanza di tre mesi dall’avvio hanno ancora un Commissario a dirigerle. La selezione dei candidati deve infatti ancora cominciare per problemi di nomina della Commissione che li deve valutare. Chiunque conosca cosa vuol dire “creare” 5 nuove Aziende Sanitarie che coprono tutto il territorio regionale sa che effetto di blocco abbia su tutto il sistema sanitario il lungo tempo di trasloco dalla vecchia alla nuova organizzazione, con una moltiplicazione dei costi e una paralisi dei processi non solo di governo, ma anche di semplice amministrazione quotidiana. Siamo in un situazione, per fare un esempio, in cui gli accordi regionali triennali con i privati scaduti nel 2021 non solo non sono stati rivisti e aggiornati, ma addirittura non si sa chi li farà (c’è l’idea folle di farli fare alle singole 5 Aziende Sanitarie Territoriali).
La seconda partita è quella del nuovo Piano Sociosanitario Regionale 2023 - 2025 annunciato da due anni e promesso entro l’estate, ma ancora circolano clandestinamente solo delle slide. Alla faccia della trasparenza e della partecipazione. Ma perchè fare un nuovo piano visto che la Regione e questa Giunta hanno già deciso con tutti atti deliberativi sia il Piano di Edilizia Sanitaria (che è anche un atto di programmazione ospedaliera del tutto disallineato al DM 70, come ho scritto talmente tante volte anche qui da risparmiarmi il link), che il Piano Regionale della Prevenzione, il recepimento del DM 77 e il Piano delle strutture previste dal PNRR? Perché farlo visto che la Regione non ha più nemmeno una Agenzia Regionale Sanitaria che lo possa istruire e visto che la sua discussione avverrebbe senza i nuovi Direttori delle nuove Aziende? Il tutto in una situazione di crisi della sanità regionale simile a quella di tutte le Regioni con liste di attesa infinite, ricorso dei cittadini a prestazioni a loro carico, fuga dei professionisti, crisi dei Pronto Soccorso e borse di studio perse nei settori di maggiore interesse.
La risposta è semplice e tragica: il nuovo Piano rischia di servire (almeno nelle intenzioni dichiarate in sede di programma elettorale e nelle bozze che circolano clandestinamente) a mantenere, potenziare e riaprire alcuni dei piccoli ospedali. E mentre Schillaci si dà da fare per ridurre le prestazioni a gettone le Marche si stanno di fatto preparando a moltiplicarle.
Ministro, io nelle Marche un salto ce lo farei e avvertirei anche il Presidente Meloni.
Claudio Maria Maffei