Le farmacie un luogo “sicuro” dove trovare le informazioni utili per affrontare l’emergenza sanitaria. Durante la pandemia, anche tra le diverse difficoltà, gran parte dei cittadini ha infatti percepito la farmacia come un punto di riferimento. Più di un cittadino su quattro si è rivolto al proprio farmacista di fiducia per avere indicazioni su come comportarsi in caso di sospetto Covid-19; un cittadino su dieci è caduto nella trappola delle fake news e ha ricevuto informazioni utili dal proprio farmacista di fiducia per “smascherarle”.
Le farmacie, inoltre, hanno potenziato il servizio di consegna a domicilio e di prenotazione di farmaci e presidi sanitari, attivandosi, pur tra mille difficoltà, per garantire la disponibilità di tutti i prodotti necessari alla popolazione.
Sono questi alcuni dei dati che emergono dal
III Rapporto annuale sulla farmacia, dal titolo “Il ruolo delle farmacie e la loro relazione con i cittadini nell’emergenza Covid-19”, presentato oggi da
Cittadinanzattiva in collaborazione con
Federfarma e con il contributo incondizionato di Teva.
Un Rapporto che indica con chiarezza qual è stato il ruolo centrale delle farmacie anche se sono mancate le criticità: alcune farmacie (il 10,4% del campione), spesso quelle più piccole, situate nelle aree in cui si sono registrate maggiori disagi per l’elevato numero di contagi, hanno dovuto lavorare a “battenti chiusi” per garantire la sicurezza degli utenti, dispensando comunque farmaci e prodotti sanitari attraverso uno sportello. Alcune hanno dovuto tagliare servizi a causa dell’emergenza: il 15,6% delle farmacie ha sospeso gli screening, l’8,8% i test/esami diagnostici di base, il 7,9% le prestazioni fornite in farmacia da altri professionisti sanitari.
Durante la fase 1 dell’emergenza, inoltre, il 90% delle farmacie ha avuto difficoltà nell’approvvigionarsi delle mascherine, l’86% di termometri, saturimetri e alcool, il 73% ha registrato carenze di gel disinfettante e il 66% di guanti. Il 44,4% dei cittadini, nella prima fase, ha avuto difficoltà a reperire in farmacia le mascherine a prezzo calmierato.
Ma vediamo in sintesi cosa è emerso dalla terza edizione del Rapporto dedicato alle farmacie.
Il Rapporto nasce da un’indagine rivolta alle farmacie e una survey rivolta ai cittadini, realizzate fra luglio e ottobre 2020. Hanno risposto 633 farmacie e 664 cittadini.
Orari di apertura e servizi
Durante la fase 1 dell’emergenza la stragrande maggioranza delle farmacie (l’86,3%) non ha modificato i propri orari di apertura, mentre solo il 10,4% ha fornito il servizio a “battenti chiusi”. La rimodulazione dell’attività delle farmacie nel 63% dei casi non è stata percepita dai cittadini come una ulteriore difficoltà nel contesto che stavano vivendo, mentre per la restante parte di chi ha risposto alla survey ciò ha avuto ripercussioni, specie per quanto riguarda i servizi offerti in farmacia (24,5%).
Durante le fasi 1 e 2 dell’emergenza sono stati ad esempio sospesi - soprattutto per motivazioni legate alla necessità di ridurre le situazioni di possibile contagio - gli screening (dato riportato dal 15,6% delle farmacie), il monitoraggio di alcuni parametri di salute (9,6%), test/esami diagnostici di base (8,8%) nonché le prestazioni fornite da altre figure professionali solitamente presenti in farmacia (7,9%). In positivo, preparazione galenica e consegna di farmaci a domicilio non sono mai stati sospesi rispettivamente nel 74,9% e 63,5% dei casi.
Si è assistito parallelamente anche a un potenziamento delle prestazioni erogate: più della metà delle farmacie (63%) ha fornito nuovi servizi, principalmente consegna a domicilio, assistenza telefonica/consulenza, possibilità di ordinare/prenotare farmaci e altri prodotti da ritirare in farmacia.
Per i cittadini, la farmacia resta un luogo sicuro e dove avere le giuste informazioni
Il ventaglio di interventi messi in atto per prevenire la diffusione del contagio all’interno della farmacia è ampio e vede una diffusione intorno al 90% di misure quali: affissione dei cartelli, contingentamento degli accessi, barriere di plexiglass, sanificazione ambienti, erogatori di gel disinfettante.
Un adeguamento che ha fatto sì che il 94,3% dei cittadini percepisse di essere garantito dal punto di vista della “sicurezza” all’interno della loro farmacia: il 45,8% molto garantito, il 48,5% abbastanza.
Il 26,4% dei cittadini si è rivolto al proprio farmacista di fiducia per chiedere lumi su come comportarsi in caso di manifestazione di sintomatologia sospetta Covid-19. Quando ciò è avvenuto, l’attenzione e le risposte ricevute sono risultate buone/molto buone nel 97% dei casi. La proliferazione di fake news riguardanti possibili rimedi farmacologici (e non) contro il Covid-19 ha fatto sì che anche un 10,4% delle persone che hanno risposto alla survey è caduto in questa trappola: in queste circostanze, in un caso su due si sono rivolte al farmacista per avere chiarimenti ritenuti il più delle volte (85,3%) molto di aiuto.
Mascherine e dispositivi di sicurezza, le carenze della prima fase
Durante la fase 1, circa il 90% delle farmacie ha avuto difficoltà a reperire le mascherine e quasi tutte sono state costrette ad acquistare mascherine ed altri DPI a prezzi superiori rispetto al periodo precedente l’emergenza, ricorrendo a fornitori diversi da quelli abituali per far fronte alla crescente domanda dei cittadini.
L’approvvigionamento a prezzo calmierato è stata un’operazione complessa per il 28,7% delle farmacie, che rimanevano sprovviste per periodi di tempo anche lunghi nel 22,2% dei casi. Infatti anche il 44,4% dei cittadini dichiara di aver avuto difficoltà a reperire in farmacia le mascherine a prezzo calmierato.
Farmacie sotto l’occhio attento anche delle autorità: il 59,2% ha registrato una ispezione da parte della Guardia di Finanza, il 3,9% si è vista addirittura sequestrare i DPI che vendeva. I dispositivi di protezione individuale (DPI) scarseggiavano per la protezione degli stessi farmacisti: solo il 27% di essi dichiara di averne avuto una disponibilità immediata per sé e i propri collaboratori.
Nuovi servizi per guardare al futuro
Ricetta elettronica. Tra le novità principali introdotte dalla pandemia vi è quella della completa dematerializzazione della ricetta che, a detta del 66,5% dei farmacisti, ha portato prevalentemente vantaggi e quasi il 90% ritiene che dovrebbe diventare una prassi. Una prospettiva che trova d’accordo il 90% dei cittadini, anche perché ben il 77,3% di essi l’ha utilizzata evitando di stamparla, servendosene tramite posta elettronica (70,6%), sms (35,5%), FSE-Fascicolo Sanitario Elettronico (17,5%). Sono molte - ben il 63,1% - le farmacie che hanno aumentato la consegna a domicilio dei farmaci durante la pandemia, un servizio gestito nella maggior parte dei casi direttamente da loro (67,1%), oppure da Protezione civile e Croce rossa (35% ciascuno). In un ulteriore 15% dei casi è stato affidato alla cittadinanza attiva (associazioni di pazienti, comitati spontanei, organizzazioni del terzo settore).
E-commerce. Le poche farmacie (8,4% sul totale di quelle coinvolte nell’indagine) che svolgono attività di e-commerce, hanno registrato un aumento sia delle vendite (37,7%) che di visitatori al canale on-line (47,2%). A fronte di un 30,9% che lo ritiene utile, il 25,5% rimane scettico e solo il 27,4% lo attiverebbe una volta superata l’emergenza. Un dato che trova riscontro nello scarso utilizzo di questo canale anche da parte dei cittadini intervistati che, nel periodo considerato, solo nel 27,3% dei casi ha effettuato acquisti on-line per farmaci/mascherine/DPI, etc. Non solo, tra gli utilizzatori dell’on-line, solo il 37% ha fatto ricorso a canali di e-commerce di farmacie autorizzati dal Ministero della Salute mentre una quota significativa, pari al 38,7% non ha consapevolezza di essersi giovato o meno di tali canali autorizzati dalle autorità competenti.
Nel dettaglio, i cittadini che hanno usato l’e-commerce ne hanno fatto ricorso in misura maggiore all’anno precedente (lo segnala il 52,2% degli attivi sul web), principalmente per l’acquisto di mascherine (64,2%), disinfettante (43,3%), vitamine/integratori (35,8%), guanti (32,8%).
Vaccinazioni e test sierologici
Sulla eventualità di introdurre anche in Italia, come già avviene in altri Paesi europei, la possibilità di effettuare in farmacia vaccinazioni e test sierologici, il 66,4% dei farmacisti sarebbe favorevole in particolare per la vaccinazione antinfluenzale (99%) e per la futura vaccinazione anti Covid-19 (77,4%). Il 66,2% delle farmacie si dichiara disponibile anche allo svolgimento di test sierologici per il Covid-19. Dal canto loro, i cittadini si mostrano favorevoli (nel 63% dei casi) alla possibilità di vaccinarsi in farmacia oltre che di svolgere test sierologici (opzione che raccoglie ben il 77,6% di pareri positivi).
I nuovi scenari volti al potenziamento dell’Assistenza territoriale
Distribuzione Per Conto. L’ampliamento della gamma dei medicinali dispensati dalle farmacie a seguito del trasferimento a questo canale distributivo di una quota dei medicinali normalmente erogati direttamente dalle strutture pubbliche nella prima fase dell’emergenza sanitaria è stato avviato solo a macchia di leopardo sul territorio. Sarebbe invece necessario premere l’acceleratore per agevolare i cittadini nell’accesso al farmaco, grazie alle caratteristiche di prossimità della farmacia, riducendo gli spostamenti e gli assembramenti nei presidi sanitari pubblici.
Contrasto alla diffusione del Covid-19
La possibilità di effettuare in farmacia o tramite la farmacia test sierologici e tamponi rapidi, anche alla luce di interessanti esperienze locali potrebbe essere estesa all’intero territorio nazionale, per alleggerire gli oneri organizzativi a carico delle strutture pubbliche, garantendo, ovviamente, i massimi livelli di sicurezza attraverso specifici protocolli.
Inoltre come avviene in altri Paesi, puntare sulla farmacia nelle campagne di vaccinazione, a partire ovviamente da quella antinfluenzale e anti-pneumococcica, contribuirebbe a massimizzare la copertura vaccinale nel Paese. La rete delle farmacie si rende disponibile, sottolinea il Rapporto, a dare il proprio contributo anche su questo terreno, con le dovute garanzie di sicurezza per tutti: “È auspicabile che le Istituzioni colgano questa disponibilità e sfruttino in modo adeguato le potenzialità della rete delle farmacie, creando una sinergia con gli altri operatori, nell’ottica della complementarietà dei ruoli, della collaborazione interprofessionale, della valorizzazione delle specificità e dei punti di forza di ciascuno. La convergenza su tali proposte contribuirebbe -attraverso il servizio offerto dalle farmacie su tutto il territorio nazionale, dalle zone maggiormente colpite dal virus fino alle Aree interne - ad attenuare le diseguaglianze che, in ambito sanitario, ancora caratterizzano il nostro Paese, e che rischiano di essere notevolmente amplificate a causa del contesto emergenziale che stiamo vivendo”.