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QS Edizioni - sabato 17 agosto 2024

Intervista a Claudio Dario (Ao Padova): "Informazione nel Ssn ancora a macchia di leopardo"

22 maggio - Intervista a Claudio Dario, Direttore Generale dell'Azienda Ospedaliera di Padova e Presidente di Arsenal.it (Centro Veneto Ricerca e Innovazione per la Sanità Digitale)

Dal 2005 l’informazione nel SSN dovrebbe essere trasmessa e conservata in modalità digitale. A che punto siamo e quali i benefici per le Aziende?
Il quadro a livello nazionale si presenta a macchia di leopardo con situazioni molto differenti anche se va detto che, in generale, la normativa pur non prevedendo obblighi ha supportato in maniera decisiva il percorso di digitalizzazione dei dati sanitari e amministrativi all’interno delle aziende. Per chi rispetta la norma i benefici sono notevoli e incidono direttamente sulla qualità dei processi di cura. Posso affermare che, forse, all’inizio è stato più difficile e chi è partito da pioniere, come nel mio caso, ha avuto maggiori difficoltà perché il contesto (tanto del mercato quanto delle organizzazioni) non era ancora maturo come lo è attualmente. In ogni caso produzione, trasmissione e conservazione del dato digitale sono oggi elementi essenziali e imprescindibili in tutti i processi clinici e amministrativi delle organizzazioni sanitarie. Diciamo che il dato prodotto dentro le aziende sanitarie è a tutti gli effetti digitale con enormi benefici in termini di efficienza e risparmio.
Secondo il nostro ordinamento l’informazione deve rispettare determinati requisiti. Seguirli ed applicarli permette di avere un’informazione di qualità?
Indubbiamente se le norme possono rappresentare un’utile occasione per favorire l’evoluzione delle organizzazioni, nel caso della digitalizzazione dei dati clinici e sanitari questo è ancora più importante perché stiamo parlando di dati sensibili che richiedono di rispetto di norme ulteriori rispetto ad altri dati prodotti dalla PA. Ricordo che uno degli elementi da tenere in considerazione è la titolarità del dato: le aziende sanitarie sono titolari del dato che producono. E questo è un aspetto del quale la dirigenza deve essere pienamente consapevole. Ne risulta che la professionalità di chi gestisce il dato è il perno del processo. In questo ambito chi opera in sanità, a tutti i livelli, ha tra i propri compiti essenziali la conoscenza delle norme sulla gestione dei dati. Questo vale dall’ambito clinico fino a quello, fondamentale, della comunicazione. Penso, ad esempio, al riordino della disciplina riguardante gli obblighi di pubblicità, trasparenza e diffusione delle informazioni da parte della PA (dlgs 33/2013) che ha imposto di avere una figura di responsabile competente ad hoc ed un’area dedicata alla trasparenza a disposizione sui siti delle aziende. Per puntare alla qualità del dato è necessario comunque dotarsi di figure professionali con competenze specifiche.

Perché, secondo lei, si trovano ancora molte resistenze nell’applicazione degli ordinamenti in questo senso?
L’ostacolo maggiore è far passare il concetto che la norma rappresenta un’occasione e non una barriera. Le maggiori resistenze all’interno delle organizzazioni riguardano il concetto di cambiamento. Spesso nel mondo dei clinici il cambiamento fa paura perché concettualmente porta con sé l’idea che si possano complicare procedure entrate da molto tempo nella prassi, magari andando ad incidere sull’essenziale rapporto con il paziente. La resistenza, in sostanza, è data dal cambiamento, ma nella mia esperienza ho maturato la convinzione che è essenziale condividere i percorsi di cambiamento senza imporli. La condivisione delle scelte e dei percorsi facilita l’introduzione di nuove procedure che, nel caso della digitalizzazione del dato, porta con sé più vantaggi e facilitazioni che svantaggi. In sintesi, direi che la maggior parte delle resistenze nell’applicazione degli ordinamenti è stata superata sebbene ci sia ancora molta strada da percorrere per una effettiva applicazione di tutte le norme in materia.

Quali azioni mettere in campo per fare in modo che la digitalizzazione dei dati risulti efficace?
Sono fermamente convinto che le tecnologie applicate ai processi organizzativi in sanità offrano straordinarie opportunità tanto alle organizzazioni quanto ai professionisti della sanità. Tra queste una delle più importanti è mettere a disposizione una enorme quantità di dati certificati e organizzati da utilizzare per costruire strumenti di governance. Il governo dei big data in sanità rappresenta davvero un’occasione unica per garantire informazioni più precise, aggiornate e sempre disponibili per offrire cure più appropriate e tempestive. Una norma che credo sia stata particolarmente utile, e che lo diventerà ancora di più nel prossimo futuro, è quella relativa all’istituzione del Fascicolo Sanitario Elettronico (DL 179/2012, art. 12). Credo che sapere cogliere le opportunità che offre, ad esempio, per quanto riguarda l’applicazione delle norme sulla privacy possa esser utile sia per gli operatori che per i cittadini. Intendo dire che è fondamentale applicare la normativa in maniera rigorosa per offrire garanzie di tutela tanto al cittadino quanto a chi lo cura. Confidiamo che l’atteso DPCM collegato, dopo lunga gestazione, possa essere licenziato a breve per fornire le necessarie indicazioni da seguire per render effettivamente il fascicolo uno strumento del sistema sanitario a servizio dell’utente.

Per l’appunto quali benefici porta al cittadino la gestione del dato digitale?
Avere a disposizione dati clinici di qualità garantisce al cittadino di ottenere percorsi di cura più adeguati, l’opportunità di essere curato in modo più puntuale e tempestivo. Se, nel rispetto della normativa sulla privacy, i medici possono accedere a dati certificati utili a formulare diagnosi più appropriate, così per il cittadino esiste l’opportunità di farsi curare meglio e di avere a disposizione i proprio dati clinici. Ad esempio questo avviene attraverso il dossier sanitario ed il fascicolo sanitario elettronico ma penso anche al semplice referto online. In questo caso stiamo parlando di un beneficio diretto anche in termini di risparmio dell’utente che non deve più mettersi in coda per ritirare un documento. Sono i dati che devono circolare non le persone. Sempre per quanto riguarda il cittadino, sul versante del rapporto con l’amministrazione sanitaria, la trasparenza è garanzia prima di tutto della buona gestione della cosa pubblica. Per questo ritengo sia necessario applicare tutte le norme che portano ad una gestione trasparente delle aziende sanitarie. Non solo sui dati ma anche sulle informazioni da diffondere. E tutto questo offre l’occasione per migliorare l’intero sistema dei servizi a vantaggio, prima di tutto, del cittadino/utente.  
22 maggio 2015
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