15 dicembre -
“Dopo tante insistenze e dichiarazioni da parte dei medici, finalmente anche la magistratura ha avviato una profonda riflessione sul tema della responsabilità medica”. Così
Costantino Troise, segretario nazionale Anaao Assomed, accoglie il Quaderno della Corte di Cassazione che facendo il punto sulla crescita esponenziale dei contenziosi medico-paziente (“non derivanti dal fatto che i medici sbaglino di più", sottolinea la Corte), fa emergere la necessità di un nuovo approccio della giurisprudenza in materia, tale da raggiungere un equilibrio fra le diverse prerogative dei soggetti coinvolti che la “regolamentazione esistente non può garantire”, a discapito del medico.
“Un raggio di luce in un tunnel che era diventato troppo buio”, afferma Troise secondo il quale, comunque, “bisognerà vedere cosa cambierà nella pratica, ma sono ottimista”.
Queste le principali criticità su cui il segretario nazionale dell’Anaao Assomed auspica l’intervento della magistratura. “Per prima cosa bisogna ripensare il profilo della colpa medica, che non può essere trattata alla stregua di un’aggressione. Oggi un chirurgo entra in sala operatoria come un bravo professionista e un’ora dopo ne esce con il profilo dell’aggressore”.
Inoltre “è necessario passare da sistema di risarcimento, che prevede l’individuazione di un colpevole che ha compiuto un atto illecito, a un sistema di indennizzo per una lesione non consegue ad un atto illecito e quindi a responsabilità civile. Anche tenuto conto – sottolinea il segretario dell’Anaao Assomed – che la stessa Cassazione, in materia di risarcimenti, parla di ‘istinti non proprio commendevoli da parte delle presunte vittime o dei lori consiglieri’”.
Secondo Troise, poi, “la giurisprudenza deve rivedere l’estrema facilità con cui oggi è possibile ricorrere al penale. Anche considerato che oggi, una volta che il cittadino ha avviato un procedimento per omicidio colposo, questo non può essere interrotto nemmeno su remissione da parte del ricorrente”. In pratica, sottolinea il leader dell'Anaao Assomed, “il medico accusato dovrà subire il procedimento penale, che con gli eventuali appelli potrebbe durare anni. Ricordiamo, peraltro, che oltre il 90% dei contenziosi si risolve con l’assoluzione del medico. Ma il contenzioso – osserva Troise - non fa bene neanche ai cittadini, perché spinge alla medicina difensiva”.
Oltre ai codici e alle leggi, il segretario nazionale dell’Anaao Assomed punta il dito anche sull’“atteggiamento della magistratura, che spesso tende a favorire il presunto danneggiato in modo più o meno palese o chiaramente dichiarato, prima ancora che vengano provate e stabilite colpe”.
Quello compiuto oggi dalla Cassazione, però, è sicuramente un grande passo nei confronti di un fenomeno che sta assumendo dimensioni e contorni assolutamente pericolo per i pazienti e il sistema stesso”, conclude Troise, che concorda nel ritenere l’alleanza medico-paziente la chiave di volta per invertire il trend di crescita del contenzioso medico-paziente. “Ma forse anche il dialogo tra medici e magistratura dovrebbe essere più costante”.