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QS Edizioni - lunedì 25 novembre 2024

Scienza e Farmaci

Nuovo coronavirus cinese. Oms spaccata sulla decisone di decretare l’emergenza internazionale e si pensa a una allerta “soft”

immagine 24 gennaio - Dopo la due giorni a Ginevra non emerge ancora una decisone netta dell'Oms sul nuovo coronavirus partito dalla Cina e che sta allarmando il Mondo. La situazione viene considerata grave ma non tanto da far scattare la Public Health Emergency of International Concern (PHEIC) considerata troppo restrittiva. E così si fa strada l'ipotesi di un'allerta più limitata che consenta comunque di adottare tutte le misure di contenimento necessarie. In ogni caso la decisione finale verrà dalla nuova riunione del Comitato prevista entro i prossimi dieci giorni.
Per il momento niente dichiarazione PHEIC, che sta per Public Health Emergency of International Concern, in relazione all’epidemia del nuovo Coronaviurs partita dalla città di Wuhan in Cina. Ma dal report pubblicato oggi dei due incontri del Comitato di emergenza Oms (22 e 23 gennaio) emerge che i pareri sulla gravità della situazione e sull’opportunità di decretare la PHEIC sono difformi.
 
Il report non entra nei dettagli ma sottolinea che nel primo incontro del 22 gennaio i membri del Comitato di emergenza avevano “espresso opinioni divergenti sul fatto che questo evento costituisca o meno un PHEIC”.
 
Il report spiega che in ogni caso i membri del Comitato “hanno concordato sull'urgenza della situazione”, da qui la decisone di aggiornarsi all’indomani e cioè ieri il 23 gennaio.
 
Al termine della seconda riunione, come sappiamo, il DG Tedros Adhanom Ghebreyesus ha annunciato la decisione di non dichiarare la PHEIC pur aggiungendo subito dopo che tale decisone “non dovrebbe essere considerata come un segno del fatto che l'OMS non ritiene che la situazione sia grave o che non la stiamo prendendo sul serio”.
 
Cosa ha spinto Tedros a non spingere sull’acceleratore della dichiarazione di emergenza internazionale? A leggere il report ufficiale dei due incontri ciò che avrebbe spinto il Dg a non pigiare il pedale dell'acceleratore con la dichiarazione di emergenza sanitaria internazionale sarebbe stata la natura "troppo restrittiva" della PHEIC che una volta imboccata fa scattare tutta una serie di limitazioni molto serrate tanto da spingere la Commissione a puntare su una possibile "allerta" più limitata e su misura per questa emergenza.
 
Quello che preoccupa di più in ogno caso è chiaramente la  trasmissione da uomo a uomo le cui modalità non sono ancora chiare e il fatto che dei casi confermati, il 25% è segnalato come grave.
 
Per quanto riguarda l'origine del nuovo ceppo la fonte è ancora sconosciuta anche se molto probabilmente risale a un serbatoio di animali.
 
I casi ufficiali al 23 gennaio 581 e i morti accertati 17
A dare i dati ufficiali sull’epidemia sono stati i rappresentanti del Ministero della Sanità della Repubblica popolare cinese, del Giappone, della Tailandia e della Repubblica di Corea che hanno aggiornato il Comitato sulla situazione nei loro paesi.
 
Questa la situazione al 23 gennaio (clicca qui per approfondire):
Sono stati segnalati in totale 581 casi confermati per il nuovo coronavirus (2019-nCoV) a livello globale. Dei 581 casi segnalati, 571 casi sono stati segnalati dalla Cina. Sono stati segnalati casi in Tailandia, Giappone, Regione amministrativa speciale di Hong Kong, Taipei, Cina, Regione amministrativa speciale di Macao, Stati Uniti d'America e Repubblica di Corea. Tutti i casi sono connessi con un viaggio a Wuhan.
Dei 571 casi confermati in Cina, 375 casi sono stati confermati dalla provincia di Hubei. Dei 571 casi cinesi, 95 casi sono gravemente malati. Sono stati segnalati diciassette decessi (tutti dalla provincia di Hubei).
 
 
Le raccomandazioni del Comitato di emergenza:
- Nei confronti dell’Oms: il Comitato ha sottolineato l’opportunità di istituire un team multidisciplinare internazionale di supporto per indagare sulla fonte animale dell'epidemia e sull'entità della trasmissione da uomo a uomo, per sostenere gli screening in altre province della Cina e per il rafforzamento della sorveglianza per gravi infezioni respiratorie acute nelle regioni colpite e rafforzare le misure di contenimento.
 
Il Comitato ha suggerito poi di seguire una strategia globale di comunicazione del rischio e favorire la ricerca sul nuovo coronavirus.
 
E infine la scelta per una dichiarazione di allerta “soft”. Di fronte a una situazione epidemiologica in evoluzione e alla natura restrittiva e molto netta della PHEIC, secondo il Comitato, l'OMS potrebbe prendere in considerazione un livello intermedio di allerta che consentirebbe comunque di adottare le opportune misure di contenimento in relazione alla gravità del contagio.
 
- Alla Repubblica popolare cinese: il Comitato ha sollecitato la Cina a fornire maggiori informazioni sulle misure intergovernative di gestione del rischio, inclusi i sistemi di gestione delle crisi a livello nazionale, provinciale e cittadino e altre misure nazionali.
A migliorare le misure di sanità pubblica per il contenimento e l'attenuazione dell'attuale epidemia e a migliorare la sorveglianza e la ricerca di casi attivi in ​​tutta la Cina, in particolare durante la celebrazione del Capodanno cinese.
 
Il Comitato ha poi invitato la Cina a collaborare con l'OMS e i partner per condurre indagini per comprendere l'epidemiologia e l'evoluzione di questo focolaio, comprese indagini specifiche per comprendere la fonte del nuovo coronavirus, in particolare il serbatoio degli animali e gli animali coinvolti nella trasmissione zoonotica, nonché la comprensione di il suo pieno potenziale per la trasmissione da uomo a uomo, e laddove avviene la trasmissione, le caratteristiche cliniche associate all'infezione e il trattamento richiesto per ridurre la morbilità e la mortalità.
 
Un invito poi a continuare a condividere i dati completi su tutti i casi con l'OMS, comprese le sequenze del genoma e i dettagli di eventuali infezioni o cluster degli operatori sanitari.
 
Per il Comitato, inoltre, la Cina dovrebbe effettuare lo screening delle uscite negli aeroporti e porti internazionali delle province interessate, con l'obiettivo di individuare tempestivamente i viaggiatori sintomatici per ulteriori valutazioni e trattamenti, riducendo al minimo le interferenze con il traffico internazionale.
 
E ancora, incoraggiare gli screening negli aeroporti nazionali, nelle stazioni ferroviarie e nelle stazioni degli autobus a lunga percorrenza, se necessario.
 
- Agli altri paesi: considerando la possibilità molto concreta dell’espansione del contagio anche in Paesi non ancora colpiti, il Comitato di emergenza dell’Oms allerta sulla necessità di essere comunque preparati per il contenimento, con sorveglianza attiva, diagnosi precoce, isolamento e gestione dei casi, tracciabilità dei contatti e prevenzione della diffusione continua dell'infezione 2019-nCoV e condivisione di dati completi con l'OMS.
 
- Alla comunità globale. E infine un messaggio erga omnes: “Poiché si tratta di un nuovo coronavirus e in precedenza è stato dimostrato che analoghi coronavirus richiedono sforzi sostanziali per la condivisione regolare delle informazioni e la ricerca, la comunità globale dovrebbe continuare a dimostrare solidarietà e cooperazione, sostenendosi a vicenda sull'identificazione della fonte di questo nuovo virus, sul suo pieno potenziale di trasmissione da uomo a uomo, sulla preparazione per la potenziale importazione di casi e sulla ricerca per lo sviluppo delle cure necessarie”.
24 gennaio 2020
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