"Dimostrato da uno studio mondiale che l'intelligenza e lo sviluppo neuroevolutivo non dipendono dal colore della pelle, ma sono molto simili tra soggetti di aree geografiche e culturali molto diverse. Sono stati appena
pubblicati sulla prestigiosa rivista Nature i risultati del progetto internazionale, finanziato dalla
Fondazione Bill & Melinda Gates e coordinato dall’
Università di Oxford (UK), che ha monitorato dalla nascita fino ai due anni di età la crescita e lo sviluppo neuroevolutivo di neonati sani ed in buone condizioni ambientali, distribuiti in quattro continenti". A darne notizia, un comunicato della Città della Salute di Torino, che ha partecipato allo studio.
I ricercatori del gruppo hanno dimostrato che le tappe dello sviluppo neuroevolutivo nei primi due anni di vita, per quanto concerne l’apprendimento, il linguaggio e le abilità motorie, sono, così come la crescita corporea, molto simili tra soggetti di aree geografiche e culturali molto diverse, a parità di soddisfacenti condizioni socio-economiche, ambientali e di salute.
Al progetto ha partecipato per la componente neonatale e pediatrica, unico Centro dell’Europa continentale, la Neonatologia universitaria della Città della Salute di Torino (diretta dal professor
Enrico Bertino).
Questi risultati - prosegue la nota - sono di particolare rilievo in quanto si tratta del primo studio di questo tipo sullo sviluppo neuroevolutivo durante l’infanzia ad essere condotto in vari Paesi del mondo con metodologia uniforme e standardizzata. Nella prima fase dello studio è stato sviluppato da un team internazionale multidisciplinare, dopo accurata revisione della letteratura, un test multidimensionale ad hoc, finalizzato a misurare lo sviluppo neurocomportamentale durante la prima infanzia in soggetti appartenenti a contesti culturali diversi. Il test considera le abilità linguistiche, motorie, visive, uditive, cognitive e di attenzione.
Si tratta dell'Intergrowth-21st Neurodevelopmental Assessment (INTER-NDA), test pensato per la somministrazione da parte di personale non specializzato in diversi setting internazionali. "L'INTER-NDA - si legge nello studio - comprende un numero limitato di item specifici per ciascuna cultura che misurano le funzioni cognitive, il linguaggio (espressione e comprensione), le capacità motorie, comportamenti positivi e negativi, problemi dell'attenzione e reattività emotivo-sociale (item selezionati dalla Child Behavior Checklist)".
I ricercatori hanno valutato 1.307 bambini sani, residenti in aree urbane, adeguatamente nutriti ed in buone condizioni socio-economiche, in 5 Paesi del mondo (Brasile, India, Italia, Kenya e Regno Unito). Questa parte del progetto è stata coordinata per l’Italia dalla neonatologa
Francesca Giuliani, dell’ospedale Infantile Regina Margherita di Torino.
La percentuale di variabilità totale nello sviluppo neuroevolutivo che può essere attribuita a differenze tra le diverse popolazioni è risultata molto bassa, variando dall’1,3% dell’area cognitiva al 9,2% della parte comportamentale. Nell’insieme, dunque, meno del 10% delle differenze nello sviluppo è attribuibile ai geni (
nature), il resto è ambiente (
nurture).
I risultati dello studio - spiega la nota - sottolineano come le
diseguaglianze ambientali e sociali durante la gravidanza e nella prima infanzia abbiano, nei diversi gruppi etnici, il ruolo più rilevante nel determinare le differenze non solo di salute e di crescita, ma anche di sviluppo neuroevolutivo, fornendo un importante contributo per la pianificazione a livello internazionale di adeguate politiche sanitarie e sociali.
ll progetto Intergrowth-21st aveva già precedentemente dimostrato come da donne sane, ben nutrite, in buone condizioni socio-economiche ed ambientali, nascano neonati con una crescita intrauterina e postnatale simile, almeno fino ai due anni di età, indipendentemente dall’etnia e dall’area geografica di nascita.