26 settembre -
Una dieta sana aiuta a tenere sotto controllo il diabete, ma anche lo sport è un alleato prezioso per chi soffre di questa malattia. E non solo per chi è affetto da diabete di tipo 2, spesso legato all'obesità, ma anche per chi soffre di malattia insulino-dipendente, e ha avuto una diagnosi in giovane età. E anzi, c'è da scardinare il mito che “chi ha il diabete debba essere discriminato nello sport”: parola di Phil Southerland, 31 anni e diabetico dall'età di sette mesi, ma soprattutto co-fondatore e CEO del Team Novo Nordisk, primo team di ciclisti professionisti al mondo composto da sole persone diabetiche, sponsorizzato dalla casa farmaceutica danese e presente al 49esimo Congresso EASD in corso a Barcellona.
“Ho avuto la mia diagnosi quando ancora non avevo compiuto un anno, e i medici dissero a mia madre che non avrei potuto fare una vita normale e che probabilmente non sarei arrivato vivo ai 25 anni”, ha detto Southerland in un incontro nel capoluogo catalano. “Oggi sono un trentenne in piena salute, mangio sano, faccio sport e seguo con attenzione il mio regime insulinico. Voglio far capire a chi è nella mia stessa condizione che può fare tutto quello che vuole, anche diventare un ciclista o un atleta di triathlon professionista”. Ed è per questo che Phil ha fondato il Team Novo Nordisk, di cui fanno parte – per l'appunto – ciclisti, corridori e atleti di thriatlon che ad oggi hanno un contratto.
Il gruppo dei ciclisti, ad esempio, è formato da 16 atleti professionisti, a cui presto probabilmente si aggiungeranno altri 4 giovani. “Speriamo di riuscire a portare ovunque il nostro Team, a correre insieme agli altri team: se c'è una team per la Svezia, l'Italia, gli Stati Uniti e tutte le altre nazioni, noi vogliamo rappresentare la nazione del diabete”, ha spiegato Phil. “L'idea è quella di “cambiare il diabete”? Bene, noi vogliamo sfruttare il trampolino di lancio del Giro d'Italia, del Tour de France e della Milano-Sanremo per farlo”.
Un obiettivo sicuramente ambizioso, ma che a guardare gli atleti presenti a Barcellona sembra assolutamente raggiungibile. “Correre o andare in bici fa bene al controllo del diabete, ti aiuta a mantenere una vita sana e a gestire meglio la malattia”, ci spiegano i ragazzi. “Ma soprattutto ti aiuta a livello psicologico, perché ti dimostra che puoi veramente gareggiare allo stesso livello – e se sei bravo anche vincere – contro ragazzi non diabetici. Ed è un pensiero che spesso, per chi ha questa malattia, è una vera e propria rivelazione”.
Un messaggio positivo, ci spiega ancora Phil, che vale la pena di condividere, soprattutto per quei ragazzi come lui, ai quali è stato detto – sbagliando – che non avrebbero potuto condurre una vita piena di successi.