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QS Edizioni - sabato 17 agosto 2024

Follow-up e terapia riabilitativa per pazienti con Parkinson

20 luglio - Due step necessari, quando si ha a che fare con pazienti affetti da morbo di Parkinson trattati o meno chirurgicamente. Vediamo in cosa consistono.
 
Il follow-up
Il follow-up con controlli periodici del paziente è necessario. Il monitoraggio deve tenere conto della valutazione dei sintomi motori e della qualità di vita tramite scale validate e della valutazione dei sintomi neuropsichiatrici e comportamentali. A seguito dell’intervento si esegue anche un esame accurato degli effetti della stimolazione per determinarne i parametri adeguati per il controllo ottimale dei sintomi. Tale verifica viene di norma ripetuta nei primi mesi successivi per perfezionare i parametri, verificare l’eventuale insorgenza di effetti collaterali e raggiungere una situazione di relativa stabilità.
 
La terapia riabilitativa
I pazienti parkinsoniani presentano selettive difficoltà nell’esecuzione di movimenti volontari, soprattutto nel caso di azioni sequenziali, bimanuali, costrette nel tempo e guidate dall’interno. La terapia farmacologica dopaminergica appare efficace nel migliorare solo alcuni dei sintomi, peraltro perdendo di efficacia nell’avanzare della condizione, e mostrandosi scarsamente utile nell’azione sui disturbi del linguaggio, sulla rigidità e sull’alterazione posturale, del cammino e della stabilità. Per questo dichiara il Prof. Abbruzzese, presidente Limpe: “L’approccio all’evoluzione della disabilità dei soggetti affetti dalla patologia necessita di un progetto terapeutico multidisciplinare, in cui la riabilitazione assume un ruolo fondamentale. Un corretto approccio riabilitativo non deve prescindere dalle caratteristiche peculiari del singolo paziente”. A fronte di una mole di studi scientifici prodotti, non esistono al momento tecniche riabilitative unanimemente accettate e raccomandate di comune accordo, ma si tende a consigliare fortemente l’esercizio fisico come pratica in grado di apportare benessere al paziente. La ricerca dimostra che una terapia riabilitativa mirata è in grado di ritardare la disabilità, avere un effetto neuroprotettivo e migliorare la qualità di vita nei soggetti affetti dalla patologia.
 
20 luglio 2013
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