28 novembre -
Proprio per tentare di risolvere il problema della diffusione della gotta e dei cattivi stili di vita dei pazienti, è stato presentato proprio in occasione del Congresso Nazionale della Società Italiana di Reumatologia (in programma a Milano, dal 21 al 24 novembre 2012), l’aggiornamento delle raccomandazioni sul trattamento della gotta elaborate nel 2006 dall’Eular - European League Against Rheumatism. Un Consensus Paper, il cui scopo è “di raccogliere le evidenze scientifiche emerse negli ultimi anni riguardo alla gestione dei pazienti affetti da gotta”, come ha spiegato
Marco Matucci Cerinic, Presidente della Società Italiana di Reumatologia, Professore Ordinario di Reumatologia e Direttore Struttura Complessa di Reumatologia della Azienda Ospedaliera Universitaria Careggi (AOUC). “Le principali novità riguardano l’intervento sugli stili di vita e le abitudini alimentari del paziente affetto da gotta e l’inclusione, tra i trattamenti farmacologici disponibili, di un farmaco da pochi anni in commercio in Italia, il febuxostat.”
È noto da tempo che la gotta si presenta spessoin soggetti con uno stile di vita sedentario e abitudini alimentari non corrette. In passato è stato sottolineato l’effetto negativo di una dieta ricca di proteine (carne, insaccati, pesce e crostacei) e del consumo di alcolici sull’acido urico, che nei pazienti affetti da gotta risulta eccessivamente elevato ed è responsabile degli attacchi acuti di artrite.
Più recentemente è stato tuttavia osservato che l’effetto degli alcolici sull’acido urico non è identico, ma dipende dal tipo di bevanda: infatti il consumo di birra appare più nocivo di quello di vino, che in modiche quantità (circa un bicchiere al giorno) può dunque essere consentito; i superalcolici invece andrebbero sempre sconsigliati.
Studi recenti hanno inoltre mostrato un rischio aumentatodi sviluppare la gotta nei soggetti che consumano elevate quantità di bevande contenenti fruttosio, mentre il latte e i suoi derivati a basso contenuto di grasso sembrano esercitare un effetto protettivo, così come il caffè in quantità moderate e la vitamina C.
“Tuttavia, è necessario sottolineare che nei pazienti con la gotta raramente vengono raggiunti valori normali di acido urico solo grazie alla dieta”, ha spiegato
Leonardo Punzi, Direttore UOC di Reumatologia dell’Università di Padova. “Nella maggioranza di essi è quindi necessario prescrivere una terapia farmacologica. Gli studi pubblicati negli ultimi anni hanno inoltre evidenziato l’importanza della riduzione del peso e dell’attività fisica nella gestione dei pazienti affetti da gotta e iperuricemici, non solo per gli effetti benefici di tali comportamenti sulla malattia di per sé, ma anche sulle altre patologie che spesso sono compresenti, come ipertensione, infarto, ictus, obesità e diabete.”
In particolare, poiché l’iperuricemia è un importante fattore di rischiocardiovascolare, tenerla sotto controllo significa fare prevenzione non solo nei confronti della gotta ma anche rispetto alle patologie cardiocircolatorie e dismetaboliche. La Consensus ha voluto quindi sottolineare che l’approccio al paziente gottoso deve sempre essere globale, tenendo in considerazione sia in fase diagnostica che terapeutica le possibili malattie associate.
Per quanto riguarda la terapia farmacologica, la novità più rilevante introdotta dalle nuove raccomandazioni italiane riguarda il febuxostat, un farmaco che riduce i livelli di acido urico e, conseguentemente, gli episodi di artrite acuta nei pazienti gottosi. “Il febuxostat ha dimostrato di avere un’efficacia simile al vecchio allopurinolo e quindi può costituire una valida alternativa terapeutica nei pazienti gottosi e iperuricemici, specie in quelli che non abbiano mostrato un’adeguata risposta clinica all’allopurinolo oppure in quelli che abbiano sviluppato un’intolleranza ad esso”, ha concluso Matucci Cerinic.