In questa seconda puntata abbiamo analizzato le performance delle Province autonome di Trento e Bolzano, della Regione Veneto e del Friuli Venezia Giulia. I dati emersi in questo secondo appuntamento dipingono un quadro di performance sostanzialmente positivo. Certo, non mancano presidi che denotano criticità, soprattutto sulle performance legate all’infarto o in alcune strutture del Veneto per quanto riguarda l’indicatore sui tempi d’intervento per la frattura del collo del femore e la mortalità a 30 giorni dal ricovero per un scompenso cardiaco congestizio, ma in ogni caso, nei territori esaminati l’offerta di qualità non manca mai. Nelle quattro regioni analizzate, infatti, vi sono quasi sempre strutture in grado di offrire performance se non migliori, almeno in linea con la media italiana.
Partiamo con la nostra analisi delle risultanze del Pne dalla Provincia Autonoma di Bolzano. I numeri evidenziano l’ottimo livello delle strutture, basti pensare che solo in due indicatori su nove c’è stata una struttura (l’Ao Centrale di Bolzano nello specifico) che ha fatto segnare performance negative statisticamente certe. Per il resto sia la stessa Ao Centrale di Bolzano che quelle di Brunico e di Merano spesso raggiungono risultati ben al di sopra delle medie. Passando poi all’analisi della Provincia Autonoma di Trento anche in questo caso emergono in generale esiti molto soddisfacenti. Solo l’Ao di Trento su due indicatori (Frattura del collo del femore: intervento chirurgico entro 48 ore e Proporzione di colecistectomie laparoscopiche con degenza post-operatoria entro 4 giorni) ha segnato performance negative. Mentre qualche criticità è emersa sull’indicatore dell’Infarto Miocardico Acuto, in merito alla proporzione di trattati con PTCA entro 48 ore dove tre presidi su quattro con in testa il Presidio ospedaliero S. Lorenzo di Borgo Valsugana, hanno ottenuto esiti sfavorevoli.
Diversa la situazione in Veneto, dove le risultanze delle performance mostrano un quadro estremamente variegato. Così se per esempio all’Ospedale Civile di Mirano il 66,5% dei pazienti ricoverati per infarto miocardico acuto viene trattato con Ptca entro 48 ore (il doppio di quanto accade in media) capita che invece nell’Ospedale Civile di Adria ciò avvenga solo per il 2%. Altro esempio che mette in luce l’estrema differenza tra le performance su uno stesso indicatore riguarda l’incidenza di coloro che sono operati entro 48 ore in seguito alla frattura del femore. Così troviamo che nell’Ospedale di Montecchio ciò si verifica nell’89,6% (tre volte più della media) mentre all’Ospedale Policlinico G. Battista Rossi di Verona ciò accade sono nel 4,5% dei casi. Buone in Veneto gli esiti sulla proporzione di tagli cesarei primari con solo una struttura (il Presidio Ospedaliero di Trecenta) che presenta un esito sfavorevole.
L’analisi degli esiti delle strutture della Regione Friuli Venezia Giulia mostrano anche in questo caso come per la Pa di Trento e il Veneto che l’indicatore con esiti più sfavorevoli è quello che riguarda la proporzione di pazienti ricoverati per infarto miocardico acuto che viene trattato con Ptca entro 48 ore. Nessuna struttura ha registrato esiti favorevoli e statisticamente corretti mentre la maggioranza dei presidi con in testa l’Ospedale S. Antonio di S. Daniele del Friuli con l’1,2%, hanno fatto segnare esiti sfavorevoli. Performance invece davvero ottime per tutte le strutture per quanto attiene invece gli esiti sulla proporzione di tagli cesarei primari. Tutte le strutture, a partire dall’ Ospedale Civile di Palmanova con il 5,4% di tagli cesarei, registrano performance positive e sotto la media italiana. Buoni anche gli esiti sulla percentuali di pazienti operati entro 48 ore in seguito alla frattura de femore. Solo l’Ao Riuniti di Trieste ha infatti evidenziato una performance sfavorevole mentre tutte le altre strutture presentano numeri ben al di sopra della media.
Legenda
Anche in questa seconda puntata abbiamo preso in considerazione solo nove indicatori relativi alle 31 prestazioni analizzate nel Pne su dati relativi all’anno 2010. E per facilitare la lettura abbiamo selezionato in ogni Regione le prime cinque e le ultime cinque strutture con esiti favorevoli e sfavorevoli.
Le diverse strutture sono state collocate, così come realizzato dagli epidemiologi dell’Agenas, in tre fasce: quella blu, i cui dati aggiustati (ossia quei dati per i quali sono state considerate le possibili disomogeneità tra le popolazioni come l’età, il genere, presenza di comorbità croniche, etc..) e favorevoli sono statisticamente certi; quella rossa in cui dati aggiustati sfavorevoli non presentano margini di errore statistico; quella grigia dove invece c’è un rischio relativo di errore di un risultato (quello che i tecnici chiamano fattore “p”).
A cura di Luciano Fassari ed Ester Maragò