“Siamo profondamente amareggiati nel leggere le considerazioni che di Donato De Giorgi, Presidente dell’Ordine dei Medici di Lecce, fa sul lavoro di un’intera categoria di professionisti, e in particolare su quella dei medici di continuità assistenziale e di medicina generale. Se le affermazioni del Presidente, riportate dalla stampa, corrispondono al vero, sono gravi e richiederebbero una immediata rettifica e scuse formali”.
Così la
Fimmg di Lecce, che entra nel merito delle affermazioni del Presidente dell’Ordine dei Medici di Lecce,
Donato De Giorgi,apparse ieri in un articolo pubblicato sul
Quotidiano di Puglia e relativo a tre medici i quali dopo essere entrati formalmente in servizio al Ps dell’ospedale Vito Fazzi di Lecce si sarebbero subito dopo licenziati.
Nell’Articolo il presidente De Giorgi affermerebbe che “non servono 92 guardie mediche” e che in sostanza la Guardia medica oggi continuità assistenziale così come è organizzata non sia utile.
“Nell’articolo – scrive in una nota il sindacato – il Presidente va a ruota libera, superando disinvoltamente, quelle che sono le prerogative del suo ruolo istituzionale e, tra le altre cose, affermando testualmente che in provincia di Lecce ‘non servono 92 guardie mediche’. I medici di Continuità Assistenziale, come da decenni, ormai, vengono identificati, sono professionisti che rinunciano, come altri colleghi, a passare Natale e Capodanno con la propria famiglia per lavorare, destreggiandosi tra un’epidemia di gastroenterite ed una influenzale, curando gli anziani fragili nei fine settimana, intervenendo sulle patologie acute non differibili nel cuore della notte. Ma secondo il Presidente, non servono”.
Il primo errore è nei numeri. In servizio nella provincia di Lecce, puntualizza la Fimmg Lecce, non ci sono 92 medici, ma 70, che assicurano la continuità delle cure primarie in un territorio molto esteso diviso in 96 comuni. “Per il presidente dell’Ordine dei Medici di Lecce, questo numero è eccessivo e vorrebbe rivedere il numero di lavoratori, la loro organizzazione e le loro mansioni – aggiunge – sebbene nessuna legge o regolamento attribuisca a questa istituzione tali prerogative. Anzi, a bene vedere, la legge attribuisce all’Ordine il compito di custodire e coltivare il rapporto medico-paziente e la deontologia tra colleghi. Ci aspetteremmo maggiore prudenza nelle parole del Presidente, mediatore e tutore di questo rapporto. Qualsiasi cittadino sarebbe ora autorizzato dal dr. De Giorgi a pensare alla Continuità Assistenziale come un servizio inutile, forte delle sue considerazioni. Queste parole, non contribuiscono a risolvere il problema della sicurezza.
Resta a tal proposito anche curioso come per diversi problemi la soluzione sia sempre la stessa. Qualche anno fa, cavalcando il tema della sicurezza, l’Ordine esprimeva la propria soluzione: gli accorpamenti delle sedi di Ca. A distanza di tre anni sorge un nuovo problema, ossia l’affollamento dei Pronto Soccorso, ma la soluzione è sempre una: l’accorpamento delle sedi. È evidente come il tema non sia tra quelli che il Presidente conosce meglio. Uno dei punti di forza della Continuità Assistenziale è la capillarità del servizio. Se i pazienti utilizzano questo servizio, che ha costi bassissimi per l’Asl – prosegue la nota –, è proprio perché riescono a trovarlo a pochi passi da casa. Se l’ambulatorio dovesse risultare troppo distante, il cittadino potrebbe preferire ancor più facilmente il Pronto Soccorso, che offre una maggiore varietà di prestazioni diagnostiche e di consulenze gratuite. È il cittadino che di propria iniziativa accede al Pronto Soccorso, soprattutto per la difficoltà ad accedere, tramite le tradizionali vie e in tempi rapidi alle cure di secondo livello. Le cure primarie, garantite da Medici di Famiglia e Continuità Assistenziale sono ad accesso libero, attive 24 ore al giorno (grazie anche ai medici in associazione) e diffuse su tutto il territorio. Attribuire il 75% degli accessi ad un presunto malfunzionamento del sistema della medicina generale, come dice il presidente De Giorgi nell’articolo, è ingiusto e miope. Le motivazioni della mancanza di attrattività del lavoro in Pronto Soccorso vanno ricercate al suo interno, senza infangare il lavoro dei medici di medicina generale”.
Il Presidente, ricorda poi la Fimmg Lecce, sostiene che la sua generazione ha conosciuto la guardia medica come un ammortizzatore sociale, ma così “dimostra di non conoscere minimamente che oggi in Continuità Assistenziale vi lavorano per lo più medici specialisti in medicina generale, che trovano la loro collocazione nel settore della cronicità, con una preparazione necessariamente diversa dal medico di Pronto soccorso. In Pronto Soccorso lavorano già medici di Continuità Assistenziale, che su iniziativa dell’Asl hanno accettato, volontariamente, di sopperire alla cronica carenza di organico, ma sono medici formati in medicina generale, deputati quindi alla gestione dei codici bianchi e non possono diventare, a comando, esperti medici di P.S. con tutti i rischi connessi sia per i pazienti che per sé stessi.
Il nostro sindacato, anche a livello nazionale, sostiene che la Continuità Assistenziale debba mutare aspetto per prepararsi alle nuove sfide che i cambiamenti demografici ed epidemiologici impongono – conclude il sindacato – passare da una medicina di attesa ad una medicina di iniziativa, realizzare, finalmente il ruolo unico, operando in collaborazione con i colleghi della medicina generale alla gestione della medicina territoriale. La nostra soluzione va perciò in direzione totalmente opposta a quella che verrebbe proposta dall’Ordine, da quanto si evince nelle parole del Presidente De Giorgi. D’altra parte, Istituzionalmente, sono i sindacati che sono deputati alla trattativa con l’azienda per il miglioramento del servizio e per proiettarlo verso il futuro. L’Ordine dei Medici non rientra a nessun titolo tra gli interlocutori individuati dalla legge per intervenire nella contrattazione nel settore dell’assistenza primaria”.