Dieci barelle (le stesse richieste fin dal 2015). E' questa la novità a una settimana dalle immagini choc del pronto soccorso dell’ospedale di Nola ridotto a un ospedale da campo. Insieme alla
disposizione urgente diramata ieri dal direttore sanitario aziendale della Asl Napoli 3
Luigi Caterino, che impone lo stop ai ricoveri in elezione (fino a nuova disposizione) in tutti i presidi ospedalieri della Asl Napoli 3, cui si aggiungono le misure anticrisi adottate dalla Asl Napoli 1 e dal Cardarelli (già nei giorni scorsi) e infine l’attacco di
Vincenzo De Luca che si toglie dall’angolo invitando a indagare sui ritardi della apertura della nuova rianimazione dell’ospedale di Nola che da quattro anni era ferma al palo e solo ora, grazie al nuovo manager sbloccata e da inaugurare a fine gennaio.
Tutto questo dopo il sopralluogo dei commissar
i Joseph Polimeni e
Claudio D’Amaro che hanno
relazionato al ministero della Salute
Beatrice Lorenzin sulle disfunzioni organizzative, nel profluvio di dichiarazioni degli esponenti sindacali schieratisi tutti in difesa dei medici sospesi, nel proliferare delle riunioni frenetiche che si susseguono in Regione e ai vertici della Asl Napoli 3 per correre ai ripari e nel timore dei direttori generali per lo sbattere i pugni del Governatore, (che vorrebbe che tutto e subito funzionasse come un orologio svizzero).
Cantieri lumaca
“Da 4 anni – avverte De Luca - (prima dell’arrivo del nuovo manager
Antonietta Costantini da lui nominata), erano sospesi i lavori per la realizzazione della nuova Rianimazione. Un cantiere bloccato senza alcun atto amministrativo. La ditta avanza riserve per un milione di euro. Chi voleva rubare? La vicenda in Procura”. Così scrive, sul suo profilo Facebook, il presidente De Luca che torna all’attacco dopo essere finito in un angolo a seguito delle aspre polemiche divampate sulla scia dalle immagini choc del pronto soccorso ridotto, durante il ponte dell’Epifania, a un cronicario da campo. Ma non è solo la rianimazione dell’ospedale da 8 posti letto ormai pronta e sbloccata con l’arrivo del nuovo manager che ha bandito la gara per allacci e suppellettili nel giugno scorso.
De Luca chiede di fare luce anche sull’ala est dell’ospedale che non è mai stata ristrutturata con i fondi del’articolo 20 della legge 67 del 1988 di cui l’ospedale era destinatario. E ci sono almeno 100 posti letto che mancano all’appello e che, in base a un vecchio progetto, avrebbero dovuto sorgere nella zona antistante l’ingresso. Posti da rimettere in pista in base alle previsioni del nuovo Piano ospedaliero che porta i letti dell’ospedale dai 107 attuali a 265. Senza contare il reparto di Ortopedia fermo dal 2013 per una certificazione di inagibilità all’attività sanitaria dei Nas, oggi adibito a spogliatoio e da riportare in funzione.
Per la cronaca c’è infine registrare anche un’effrazione, la notte scorsa, nella stanza del direttore sanitario di presidio
Andrea De Stefano che per ora resta sospeso dalle funzioni. Non sembra siano stati sottratti documenti comunque già tutti acquisiti dagli inquirenti che indagano sui disservizi dell’ospedale.
Lo stop ai ricoveri a Napoli 3
In base al provvedimento assunto dalla Asl Napoli 3 ogni ospedale dovrà istituire un bed-manager (manager di letti e barelle) e ogni due giorni i direttori di presidio dovranno controllare l’appropriatezza clinica e organizzativa. Tre volte al giorno inoltre dovranno trasmettere i dati sui posti letto disponibili ai responsabili dei pronto soccorso e alla centrale operativa del 118. Infine ogni 24 ore dovranno essere trasmessi alla direzione strategica il numero di prestazioni di pronto soccorso suddivise per codici di gravità, il numero dei posti letto attivi in ciascun presidio per ciascuna unità operativa e il tasso di occupazione degli stessi.
Ma c’è chi sottolinea i rischi della soluzione adottata: “Paralizzare del tutto l’attività sanitaria rischia di essere un rimedio peggiore del male – commenta
Antonio De Falco, segretario regionale del sindacato medici ospedalieri schieratosi in difesa dei medici sospesi a Nola – il Cardarelli ha individuato una riserva di alcuni posti in ogni dipartimento ma ci sono interventi chirurgici e prestazioni mediche da effettuare oltre al pronto soccorso. Così aumenterà ancora più l’afflusso nelle emergenza unica porta di ingresso in ospedale”.
La crisi del lunedì
L’obiettivo è fronteggiare la crisi del lunedì, il corto circuito dei fine settimana, la sindrome del ponte tra le feste comandate e i giorni prefestivi, quando i medici di famiglia sono assenti (e per contratto non è previsto un sostituto ma scatta la continuità assistenziale) e la guardia medica - che si attiva dalle 10 del mattino del sabato e dei prefestivi – è l’ultimo tenue argine all’accesso in ospedale ma che ben presto satura anch’esso la sua funzione filtro e vede arrivare l’ora X, quando il 118 resta paralizzato negli ingorghi dei pronto soccorso ospedalieri, quando le ambulanze della rete dell’emergenza rimangono per ore bloccate nelle accettazioni, (impossibilitate a tornare in postazione a causa dell’utilizzo negli ospedali delle lettighe presenti sui mezzi di soccorso), quando le barelle e anche le bocchette dell’ossigeno di tutti i reparti di emergenza di Napoli sono saturi e, saltati tutti gli argini intermedi, resta solo il Cardarelli a fronteggiare l’ondata di piena dei malati che si riversano a centinaia nei pronto soccorso, considerati l’unica spiaggia in cui ottenere una risposta assistenziale. Una situazione di grave crisi per l’interso sistema sanitario campano che si ripete a scadenze fisse a Napoli ma anche nelle altre province, come l’infernale domenica trascorsa a Nola testimonia.
I numeri dell’emergenza
L’emergenza, in tutti i pronto soccorso della Campania, è testimoniato dai numeri: in un solo giorno a Napoli 1 una settimana fa sono stati oltre 1.700 gli accessi in emergenza, altrettanti se ne registrano all’ospedale di Salerno, oltre 300 al giorno al Cardarelli e il Santobono non è da meno. A Napoli 2 nord, all’ospedale di Pozzuoli sono stati registrati oltre 2 mila accessi dal 1° gennaio e i pazienti della medicina sono ospitati in Chirurgia e in Otorino per evitare le barelle. Qui la rete dei soccorsi regge grazie alle recenti attivazioni delle emergenze di Frattamaggiore e di Giugliano, strutture nuove organizzate con un reparto di Osservazione breve cui si affianca sul territorio il supporto di Villa dei fiori di Acerra, struttura accreditata ma anch’essa dotata di Pronto soccorso che macina centinaia di prestazioni al giorno.
Il Piano del Cardarelli
Al provvedimento della Asl Napoli 3 si aggiunge quello del
Cardarelli dove il manager
Ciro Verdoliva ha condiviso con i direttori di cinque dipartimenti l’individuazione di 32 posti di riserva da mettere a disposizione del pronto soccorso fino agli inizi di gennaio. Soluzione che andrà avanti fino a febbraio quando sarà esaurito il picco epidemico di influenza.
A Napoli 1, invece, il manager
Elia Abbondante ha optato per un rinforzo del trasporto infermi interno alla Asl riservando i posti degli ospedali senza pronto soccorso (Ascalesi e Incurabili per circa 60 unità di degenza) al decongestionamento delle emergenze. Soluzione che dovrebbe durare una quindicina di giorni, pensato in chiave antibarelle per eliminare tutte le lettighe, oggi presenti nei pronto e nei reparti di osservazione breve della Asl e per avviare un monitoraggio costante sui tempi di degenza, sull’entità dell’afflusso ai presidi ospedalieri.
Ettore Mautone